Ferragamo: rimbalzo firmato da Cina e Corea
Dopo la grande gelata, a luglio e agosto le vendite del gruppo fiorentino sono salite a doppia cifra in Asia. Sabato la sfilata a Milano
di Silvia Pieraccini
3' di lettura
Piccoli segnali crescono, per tornare alla normalità pre-Covid. I segnali che la maison Ferragamo lancia in questo settembre sono tre, tutti indice della volontà di ripartire: una sfilata fisica alla Milano Fashion week; un aumento delle vendite registrato negli ultimi due mesi in Asia, primo mercato di sbocco del gruppo; una riscoperta delle origini e del lavoro del fondatore Salvatore Ferragamo, geniale calzolaio guidato dall’idea di fare scarpe belle, con i tacchi alti e allo stesso tempo comode, declinata attraverso un docu-film, la ristampa della sua biografia e una serie di podcast interpretati da personaggi dello spettacolo e della cultura.
Sfilare per immergersi nella creatività
Per il gruppo fiorentino del lusso quotato in Borsa e controllato dalla famiglia Ferragamo, 1,37 miliardi di ricavi 2019, è una fase intensa e delicata. La sfilata alla Rotonda della Besana in programma sabato 26 settembre, all’aperto così da correre meno rischi sanitari, sarà co-ed uomo e donna, firmata dal direttore creativo Paul Andrew. Gli ospiti saranno meno di 200, ma la scelta di non ricorrere solo al digitale è significativa: «La pandemia ha pesato sui risultati del primo semestre per l’intero settore - dice l’amministratore delegato di Ferragamo, Micaela leDivelec Lemmi - ma tornare a sfilare fisicamente vuole essere un messaggio importante della volontà di ripartire recuperando occasioni di immersione totale nella creatività».
I cali di ricavi del primo semestre sono stati pesanti (-46,6%) ma nei mesi di luglio e agosto le vendite sono cresciute rispetto al 2019 sia in Cina che in Corea e nel canale digitale. «Lo scenario globale è ancora molto volatile e incerto – spiega l’amministratore delegato - in Ferragamo stiamo pianificando l’attività verso una progressiva normalità e stiamo spingendo soprattutto nei mercati chiave come la Cina».
Il rimbalzo di luglio e agosto lascia ben sperare: «In questi due mesi – aggiunge l’ad - sono arrivati segnali di ripresa incoraggianti dall’Asia: le vendite di Cina e Corea hanno registrato incrementi double digit, offrendo ottime prospettive per investimenti e crescita futura. Sempre in questi due mesi abbiamo avuto buoni segnali anche da Paesi come Taiwan, e più recentemente Canada e Brasile, ma anche Russia e Middle East stanno progressivamente recuperando».
Se il futuro sembra schiarirsi dopo la “grande gelata” della prima parte dell’anno, l’azienda fiorentina torna a guardare anche al passato, a quel Salvatore Ferragamo che l’ha fondata quasi 100 anni fa a Firenze, eletta città di lavoro al ritorno dall’America dov’era andato a cercare fortuna partendo da un piccolo paese campano, Bonito.
Una favola alla Mostra di Venezia
La storia di Salvatore Ferragamo - ora narrata in un docu-film con la regìa di Luca Guadagnino che è stato presentato in anteprima pochi giorni fa alla Mostra del Cinema di Venezia e ha strappato applausi e gradimento - in effetti assomiglia a una favola in cui il protagonista insegue e realizza il sogno di una vita.
Salvatore, nato nel 1898 e undicesimo figlio di una famiglia povera dell’Irpinia, a 17 anni partì per l’America senza soldi e, grazie alle abilità di ciabattino che aveva appreso nel paese di origine e alla creatività spinta, diventò in pochi anni il calzolaio delle dive di Hollywood, da Marylin Monroe a Greta Garbo: tutte volevano le sue scarpe belle, sofisticate e comode, frutto degli studi sull’anatomia del piede, uniti agli studi di matematica e ingegneria chimica, fatti all’Università di Los Angeles. Nel 1923 Salvatore aprì l’Hollywood boot shop e la sua carriera americana decollò. Quando, quattro anni dopo, decise di tornare in Italia, scelse Firenze per il suo contesto di talento artigianale e stimoli culturali.
La storia di Salvatore Ferragamo è stata narrata a voce da lui stesso in un libro autobiografico, “Il Calzolaio dei sogni”, pubblicato in lingua inglese nel 1957 e in italiano nel 1971, che ora è stato rieditato da Electa con una nuova veste grafica. La maison ha deciso anche di rendere accessibile quel racconto diviso in 22 capitoli, affidandone la lettura a 22 attori, scrittori, giornalisti, da Sinéad Burke a Stanley Tucci, da Penny Martin a Michelle Monaghan, da Dylan Jones a Valeria Golino, Isabella Rossellini, Suzy Menkes, Jessica Alba. Le interpretazioni sono disponibili sulle piattaforme digitali Spotify, SoundCloud e AppleiTunes.
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