Ferrari faccia a... muretto. Ancelotti e il Monza di Berlusconi nella storia
Pasticcio al pit stop per Leclerc a Montecarlo. Il tecnico italiano del Real Madrid merita solo elogi. Silvio intanto torna in serie A dalla provincia
di Dario Ceccarelli
3' di lettura
Ora che è finito il campionato di calcio, e non ci sono più gli arbitri a stupirci con le loro norme cervellotiche, a tenere su il morale ci aiuta la Ferrari. Invece di stare sulla difensiva, per i non mirabili exploit di Miami e Barcellona, tutto l’ambiente della Rossa, dopo l’ottima pole di sabato, si era di nuovo caricato a pallettoni. Come se già tutto fosse finito col trionfo del Cavallino. Titoloni da incrociare la dita: «A Montecarlo gira la roulette, ma la Ferrari sa come si gioca». Oppure: «Capolavoro di Leclerc». E ancora: «Leclerc, tempi da fenomeno». Per non dire di un «Irresistibile come Ayrton».
Quel pasticciaccio brutto del pit stop
Insomma, un diluvio di elogi che, come si sa, alla vigilia di un Gran Premio, non portano mai bene. E Infatti ecco il pasticciaccio avvenuto al muretto nel pit stop decisivo della gara. Con Leclerc che era stato richiamato per il cambio gomme e invece gli viene detto che no, contrordine, doveva star fuori perchè in piazzola c’era già Sainz. Come succede a noi, comuni mortali, quando, guidando esausti, ci dicono infastiditi di andare altrove perchè il parcheggio è già occupato. Un disastro fantozziano con il risultato che lo sfortunato Leclerc, da primo, si è ritrovato quarto, dietro a Verstappen, Sainz e al vincitore Sergio Perez.
«Non ho parole», ha gridato Leclerc imbufalito come non conviene a un principino. Ma perchè tanta cattiveria? Che cosa ha fatto di male l’irresistibile pilota della Ferrari costretto ancora volta, in casa sua, a fare queste figure? Vista la mala parata, oltre che a passare da Lourdes per una opportuna benedizione, sarebbe bene che Binotto e tutti gli amici del muretto, si ricordino di quanto ammoniva il vecchio Trapattoni: «Non dire gatto, se non ce l’hai nel sacco». Che, parafrasandolo per la F1, potrebbe suonare così: «Non dire Cavallino, se non ce l’hai sul podio».
Ancelotti forever
Di Carlo Ancelotti, dopo la sua quarta Champions, e tutto quello che ha fatto in carriera, si può solo dire bene (perfino il presidente del Napoli De Laurentiis gli ha fatto i complimenti). E non solo per le sue conoscenze tecniche che pure sono tante. Ma per la sua straordinaria capacità, quasi magica, di riuscire a fondere il meglio che c’è in ogni squadra che va ad allenare. Una dote unica che a volte non hanno neppure i grandi direttori d’orchestra, spesso troppo superbi o desiderosi di occupare comunque il centro della scena. Oltre che bravo, poi, Carletto è anche fortunato perchè quando c’è il match point decisivo è molto probabile che la palla vada al di là della rete. È così. Lo abbiamo visto in tutte le sue incredibili rimonte. Infine, pur giocando spesso di rimessa o all’italiana, Ancelotti è riuscito ugualmente a ottenere il plauso e la stima di Arrigo Sacchi, noto per il suo ego e per attaccare gli avversari anche quando sono negli spogliatoi a fare la doccia.
Ricevere i complimenti da Sacchi, questa sì che è una impresa eccezionale. Allegri non c’è mai riuscito. Gigio Donnarumma, in conferenza stampa da Coverciano, ha precisato che pur essendo felice per i suoi ex compagni del Milan non ha nessun rimpianto ed è ben contento di essere andato via da Milano perchè «far parte di una società come il Psg aiuta sotto tanti punti di vista». Considerando i non brillantissimi risultati ottenuti quest’anno a Parigi, Donnarumma potrebbe limitarsi a dire che stare al Psg aiuta soprattutto a far crescere il portafoglio che da un bel pezzo ormai, forse per colpa delle giacche moderne, non sta più vicino al cuore.
Monza in A dopo 110 anni
Chiudiamo con un appuntamento con la storia. Il Monza di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani ce l’ha fatta: vincendo a Pisa ai supplementari (3-4) è stato promosso per la prima volta in serie A. Non era facile, non era scontato. Per Berlusconi, sotto tiro tra processi e venti di guerra, una nuova rivincita. «Forza Milan», aveva detto Silvio sotto la torre di Pisa. poco prima della sfida. Dopo l’impresa del Monza, Silvio ha preso le distanze dal Milan. «Io guardo al futuro. La mia squadra è il Monza, una grande squadra, una grande città... Ora voglio scudetto e Champions».
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