Ferrarini, il tribunale dà l’ok: al via il piano di rilancio con Pini Italia
È stata omologata la proposta di concordato preventivo: nel capitale del prosciuttificio emiliano entrano Pini all’80% e Amco al 20%
di Micaela Cappellini
1' di lettura
Il tribunale di Reggio Emilia ha posto la parola fine alle traversie del prosciuttificio Ferrarini omologando la proposta di concordato preventivo approvata dai creditori l’ottobre scorso e certificando di fatto l’ingresso nell’impresa della cordata Pini-Amco. Nel dettaglio, il piano prevede che a subentrare nel capitale sociale sia la Rilancio Industrie Agroalimentari Srl, partecipata all’80% da Pini Italia e al 20% da Amco, il principale creditore del gruppo Ferrarini. La decisione del tribunale arriva a seguito di un percorso iniziato cinque anni fa durante i quali l’azienda, seppur in concordato preventivo, è sempre riuscita a rimanere sul mercato. Nei primi 11 mesi del 2022 Ferrarini ha registrato ricavi per 120 milioni di euro, con un utile intorno ai 3 milioni.
Il gruppo Pini, proprietario di due dei più grandi macelli industriali italiani per la lavorazione della carne suina, si era aggiudicato la Ferrarini all'asta a fine 2021, scalzando l'offerta Bonterre. Dopo il via libera dei creditori, incassato a fine 2022, il gruppo attendeva dunque solo l’omologa del tribunale per ufficializzare il subentro e avviare la ristrutturazione dell’azienda. Dato però che lo stabilimento Ferrarini a Reggio Emilia risiede in una villa storica con vincoli paesaggistici che ne impediscono l’ampliamento, il management di Pini Italia ha anche appena annunciato la realizzazione di un nuovo impianto da 70 milioni di euro, 40mila metri quadrati e 400 dipendenti per la produzione di altri salumi - coppe, mortadelle e salami - a marchio Ferrarini. Ai lavoratori della società rilevata il gruppo Pini ha promesso di mantenere intatti i livelli occupazionali.
- Argomenti
- tribunale
- Reggio Emilia
- Ferrarini
- Pini
loading...