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Ferretti, quotazione in bilico: l’incognita dei capitali asiatici

Ancora incertezze sulla quotazione del gruppo delle imbarcazioni di lusso, che puntava ad arrivare in Borsa lunedì prossimo 21 ottobre ad un prezzo di 2 euro per azione, per un totale di 174 milioni di euro raccolti. Consulenti e banche ancora al lavoro mercoledì sera per completare l’allocazione delle azioni

di Carlo Festa

Un super yacht del gruppo Ferretti

2' di lettura

Gli yacht Ferretti, a fatica, procedono verso Piazza Affari. Il semaforo verde definitivo all’Ipo non è ancora arrivato. L’azienda delle imbarcazioni di lusso puntava ad arrivare in Borsa lunedì prossimo 21 ottobre ad un prezzo di 2 euro per azione, per un totale di 174 milioni di euro raccolti. I consulenti e le banche sono ancora al lavoro questa mattina per completare l’allocazione delle azioni. In ogni caso, comunque vada, l’operazione ha mostrato una grande debolezza nell’attrarre fondi istituzionali italiani ed asset manager europei ed americani.

Sono state necessarie due proroghe e un abbassamento della forchetta di prezzo per avvicinare l’Ipo all’esito finale. La forchetta è stata rivista infatti portandola da 2,5-3,7 euro a 2-2,5 euro. Così il gruppo vale circa 7 volte l’Ebitda del 2020, un super-sconto che per certi versi potrebbe garantire un «upside» all’azione al momento dello sbarco lunedì.

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L’adesione dei fondi esteri e di quelli italiani è stata bassissima sulla prima forchetta di prezzo presentata, considerata eccessiva in termini di multipli, e voluta (probabilmente sbagliando la mossa) dall’azionista cinese Weichai Group. Ne è nata una revisione al ribasso per venire incontro alle richieste di sconto.

Ma il punto di svolta c’è stato a metà della scorsa settimana con il road show in Asia. In soccorso di Weichai Group sono arrivati investitori asiatici, probabilmente cinesi: il 60% delle azioni sarebbe collocato a 5 principali investitori. Alcuni di questi si sarebbero serviti di Agricultural Bank of China come intermediario. Ma sulla loro identità c’è strettissimo riserbo.

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Insomma, quello di Ferretti sarà ricordato per essere un rientro in Borsa (la società era già stata quotata 16 anni fa) al cardiopalmo. Fondata a Bologna nel 1968 dai fratelli Alessandro e Norberto Ferretti, l’azienda è oggi in mani cinesi (86% Weichai Group), con Piero Ferrari (figlio di Enzo) - entrato nel capitale nel 2016 - al 13,2%.

Il gruppo guidato da Alberto Galassi ha spiegato come utilizzerà le eventuali risorse dell’Ipo: non acquisirà nuovi marchi, avendone già 8 in portafoglio. Eventuali operazioni straordinarie non sono escluse nel settore dei servizi.

Investimenti sono previsti anche per completare il portafoglio di yacht e finalizzare quello nuovo delle barche Wally, il marchio acquisito a gennaio scorso. Oltre al lusso sotto i riflettori c’è la sicurezza, con la produzione di pattugliatori veloci Fsd (Ferretti Security and Defence).

Ma prima c’è da portare a termine, in acque sicure, la quotazione.

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