Festival di Berlino: Orso d’oro all’iraniano «There Is No Evil». Premi a «Favolacce» e Elio Germano
Trionfo per Mohammad Rasoulof, regista perseguitato dal governo del suo paese. Due premi importanti anche al cinema italiano
di Andrea Chimento
2' di lettura
L’Orso d’oro va al regista iraniano Mohammad Rasoulof: «There Is No Evil» ha vinto il premio più importante del festival tedesco.
È un riconoscimento profondamente politico, dato a un autore perseguitato dal governo iraniano, tanto che gli è stato impedito di viaggiare e quindi di essere a Berlino per presentare il suo lavoro.
All'interno della pellicola ci sono quattro storie, che in maniera complementare diventano spunti per riflettere su alcune tematiche di grande importanza: dalla difficoltà di esprimere la libertà individuale alla pena di morte.
È un film in cui i personaggi sono chiamati a ragionare sulla moralità delle loro azioni e, nonostante i 150 minuti di durata, è un lungometraggio coinvolgente e capace di appassionare.
Forse non era il titolo più forte in assoluto del concorso (pensiamo a «Favolacce» dei fratelli D’Innocenzo e «Days» di Tsai Ming-liang) ma è un premio comunque meritato per un’opera potente e profonda, assolutamente da vedere.
È stata comunque una grande serata per il cinema italiano, con il premio per la miglior sceneggiatura al bellissimo «Favolacce» dei fratelli D’Innocenzo (uno dei film più importanti del festival, che avrebbe potuto ottenere anche un riconoscimento più ambito) e il titolo di miglior attore andato a Elio Germano per la sua grande prova nei panni del pittore Antonio Ligabue in «Volevo nascondermi» di Giorgio Diritti.
Il riconoscimento per la miglior attrice è andato invece alla bravissima Paula Beer per il film tedesco «Undine» di Christian Petzold.
Gran Premio della Giuria all’americano «Never Rarely Sometimes Always» di Eliza Hittman, un dramma con al centro una ragazza che rimane improvvisamente incinta e inizierà un lungo viaggio per poter abortire.
Il titolo di miglior regista a Hong Sang-soo per «The Woman Who Ran»: è l’ennesimo riconoscimento per l’autore sudcoreano in una carriera costellata da tantissimi premi.
La giuria, presieduta da Jeremy Irons, ha inoltre assegnato il premio per il miglior contributo tecnico alla fotografia di «DAU. Natasha», mentre il premio speciale dato per l’anniversario dei 70 anni della Berlinale è andato a «Delete History» di Benoît Delépine e Gustave Kervern.
Nella nuova sezione Encounters il titolo di miglior film è andato a «The Works and Days (of Tayoko Shiojiri in the Shiotani Basin)», quello per il miglior regista a Cristi Puiu per «Malmkrog» e il premio speciale della giuria a «The Problem With Being Born».
Infine, da segnalare che come miglior opera prima è stato premiato «Los conductos» del colombiano Camilo Restrepo, mentre come miglior documentario originale ha svettato «Irradiated» del cambogiano Rithy Panh.
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