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Festival di Cannes: Borghi e Marinelli tornano insieme ne «Le otto montagne»

In concorso sulla Croisette la coproduzione diretta da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. In lizza per la Palma d'oro anche «Armageddon Time» di James Gray

di Andrea Chimento

3' di lettura

Uno degli adattamenti “dal libro al film” più attesi dell'anno è in concorso al Festival di Cannes: stiamo parlando de «Le otto montagne», film di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, tratto dal bellissimo romanzo omonimo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega nel 2017.

Coproduzione tra Italia, Francia e Belgio, la pellicola segna il ritorno insieme di Alessandro Borghi e Luca Marinelli a sette anni di distanza dal cult di Claudio Caligari «Non essere cattivo», lungometraggio che aveva contribuito non poco a farli diventare due degli attori più richiesti del cinema italiano.Al centro della storia c'è l'amicizia decennale tra Pietro, un ragazzo di città che si reca in montagna solo per trascorrere le vacanze estive, e Bruno, un pastore che in mezzo ai monti ci vive tutto l'anno. I due si conoscono fin da bambini e quando si ritroveranno da adulti il loro legame si rinsalderà rapidamente.Non è soltanto una storia d'amicizia quella al centro de «Le otto montagne», un film che parla di due identità forti e ben descritte all'interno della sceneggiatura: se Bruno non vuole mai “scendere” dal luogo in cui è cresciuto, Pietro tornerà da adulto in alta quota per ritrovare se stesso e fare pace con il suo passato.

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Un film affascinante ma prolisso

Funziona perfettamente la prima parte, con i due personaggi principali da bambini, grazie soprattutto alla sensibilità di una scrittura di base che riesce a trattare con grande precisione e trasporto emotivo la psicologia dei giovani protagonisti.A differenza del romanzo, però, nella seconda parte la pellicola diventa più fiacca, soprattutto a causa di spunti di riflessione ridondanti e di un ritmo meno appassionante di quello iniziale.Il fascino generale comunque non manca, anche per le ottime riprese su una natura tanto splendida quanto inquietante: alcune sequenze sono tra le migliori girate da Felix van Groeningen in carriera (qui per la prima volta affiancato in cabina di regia dalla compagna), regista belga decisamente sopravvalutato che ha firmato in passato pellicole trascurabili come «Alabama Monroe» e «Beautiful Boy». Ne «Le otto montagne», nonostante qualche passaggio a vuoto, la sua messinscena è più controllata e il film indubbiamente ne guadagna.

Da evidenziare l'ottima prova di Borghi e Marinelli, ma anche il resto del cast fa il suo dovere.

Armageddon Time

Un altro dei titoli più attesi del concorso è «Armageddon Time», nuovo film di James Gray.Si può senza dubbio dire che il regista americano è tornato a casa con questa pellicola che sembra fortemente ispirata al suo passato: siamo infatti nel Queens degli anni Ottanta, dove Gray è cresciuto, e quello che si sviluppa è un racconto di formazione decisamente personale. Il giovanissimo protagonista Paul sta affrontando un momento fondamentale della sua adolescenza, tanto all'interno di un ambiente scolastico che non riesce ad apprezzarlo, quanto in un nucleo famigliare segnato da un rapporto conflittuale con i genitori e dall'affetto per il nonno. Sono diversi i riferimenti socio-politici in questo progetto piccolo ma ambizioso, sincero eppur piuttosto fragile a causa di un andamento narrativo privo di grande respiro. A diverse sequenze toccanti seguono passaggi più didascalici e scolastici, che tolgono allo spettatore parte di quel coinvolgimento necessario per una pellicola di questo tipo.Notevole prova di un sempre eccellente Anthony Hopkins nei panni del nonno del giovane protagonista.

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