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Festival di Cannes: «Showing Up», Michelle Williams intensa più che mai

Ultimi film proiettati sulla Croisette: tra questi la nuova pellicola della regista americana con l'ottima prova dell'attrice protagonista

di Andrea Chimento

«Showing Up»

3' di lettura

Ultima giornata al Festival di Cannes: in attesa del palmarès di questa sera, ieri sono stati proiettati alcuni film che hanno chiuso il concorso ufficiale.
Tra questi, l'atteso «Showing Up», nuova pellicola di Kelly Reichardt, regista americana che si è sempre distinta per un tocco molto personale e per uno stile decisamente anticonvenzionale, mostrato in film come «Wendy & Lucy» (2008), «Meek's Cutoff» (2010) e «Certain Women» (2016).
In questi tre lungometraggi senza dubbio riusciti, forse non è un caso che la protagonista fosse sempre Michelle Williams, attrice che sotto la direzione di Kelly Rechardt è capace di dare sempre il meglio: ed è così anche in questa quarta collaborazione tra le due, dove Williams veste i panni di una scultrice in procinto di proporre un'esibizione che potrebbe cambiare la sua vita per sempre. Le sue difficoltà famigliari ed esistenziali sono parecchie, ma potrebbero anche diventare una forma d'ispirazione per la sua arte.

Tre anni dopo l'apprezzatissimo (anti)western «First Cow», la regista americana torna dietro la macchina da presa per rappresentare ancora una volta i disagi degli Stati Uniti, raccontando un gruppo di personaggi che diventano presto emblematici per riflessioni ben più ampie. Narrazioni incentrata su difficoltà economiche e psicologiche per gli artisti non sono certo una novità, ma qui l'asticella si alza spesso, ragionando su come la crisi degli affetti e quella relativa alla creatività vadano di pari passo.

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Un film che cresce alla distanza

Inizialmente fatica un po' a carburare, «Showing Up», film che gioca su un ritmo statico ma funzionale al racconto: sono i tempi, non sempre immediati, della creazione artistica quelli che racconta Kelly Reichard in questo copione firmato insieme a Jonathan Raymond, suo abituale collaboratore e autore del romanzo da cui è stato tratto il già citato «First Cow».Più si prosegue con la visione e più la pellicola riesce a coinvolgere e risultare sempre più intensa, fino a dare vita a un disegno complessivo funzionale e incisivo al punto giusto.Tutto il cast fa bene il suo dovere, ma una menzione speciale va all'ottima prova di Michelle Williams, tra le performance attoriali più intense di tutto il concorso del Festival di Cannes di quest'anno.

«As bestas»

As bestas

Tra i diversi altri titoli in competizione – dall'elegante ma troppo accademico racconto di formazione «Close» di Lukas Dhont al fascino del torrenziale «Pacifiction» di Albert Serra, fino al toccante ma un po' scolastico «Un petit frére» di Leonor Serraille – la vera sorpresa di questi ultimi giorni del Festival è arrivata lontano dai riflettori del concorso: «As bestas», inserito nella sezione Cannes Première. Si tratta della nuova fatica del regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen, autore che aveva già dimostrato il suo talento con film come «Il regno» e «Madre», anche se forse il prodotto migliore che ha diretto fino a oggi è la serie «Antidisturbios», disponibile su Disney+.Autore nettamente in crescita, Sorogoyen racconta la storia di una coppia francese di mezza età, che si trasferisce in un villaggio nel cuore della campagna galiziana. Il loro intento è entrare il più possibile in contatto con la natura, coltivando ortaggi e ristrutturando case abbandonate.La loro presenza e la loro visione idilliaca, però, disturba alquanto la gente del posto e le ostilità si acuiranno quando i due si opporranno alla realizzazione di un impianto eolico: il loro rifiuto scatenerà non solo l’odio, ma anche la violenza dei loro vicini.

Film durissimo e ad altissima tensione, «As bestas» è una delle visioni più scioccanti dell'intera manifestazione francese: grazie a un montaggio sempre ben calibrato e a una fotografia che gioca benissimo con le luci e con le ombre, Sorogoyen ha creato una vera e propria lezione di messinscena, riuscendo allo stesso tempo a coinvolgere lo spettatore dall'inizio alla fine.Notevole anche la colonna sonora in questo film che avrebbe davvero meritato di essere tra i titoli del concorso principale del Festival.

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