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È partito per tornare ai livelli pre covid il festival del libro più antico d’Italia, Festivaletteratura di Mantova, afferma Arianna Tonelli, responsabile della raccolta fondi; almeno da quanto si può vedere dai primi due giorni della manifestazione. Con un costo di 1,5-1,6 milioni di euro genera un indotto per il territorio di dieci volte superiore, secondo quanto stimato dall’Istituto regionale di ricerca della Lombardia (Irer) più di 15 anni fa (ultimi dati disponibili). Il festival si basa sul volontariato, non solo dei 550-600 giovani con le magliette blu che s’incrociano ovunque nel centro storico pronti a controllare i biglietti o andare in soccorso di autori e spettatori sperduti, ma anche degli stessi fondatori. «Lo spirito del festival è uno spirito di condivisione, la manifestazione è un bene comune che va tutelato e portato a compimento», chiarisce Tonelli. I dipendenti sono solo 11, a tempo pieno o parziale, e si arriva fino a 100 collaboratori pagati nei giorni clou della manifestazione.
L’origine del finanziamento è molto cambiata negli anni: se la prima edizione, nel 1997, era stata finanziata per il 62% con fondi pubblici, per il 28% con contributi di enti privati, e per il 10% attraverso i biglietti, ora il pubblico finanzia solo l’11%, mentre sponsor e fondazioni forniscono il 72% delle risorse, e la vendita dei ticket rappresenta il 17% delle spese. «Il che mostra – afferma Tonelli – che la scelta del comitato organizzatore di essere sempre più indipendenti dal settore pubblico ha pagato».
Per scelta i biglietti hanno un valore simbolico di circa 6,5 euro e negli anni sono aumentati gli eventi gratuiti: quest’anno ci sono 320 incontri, di cui 80 a ingresso libero: «Sempre nell’ottica di condivisione e per rendere accessibile il festival anche a chi arriva all’ultimo minuto e lo scopre per la prima volta», spiega Tonelli. Il festival paga viaggio, alloggio e vitto a 350-400 persone, ma non dà un gettone di presenza e tutto quel che viene ricavato viene reinvestito.
La pandemia ha portato a un’inevitabile contrazione della manifestazione, che tuttavia è riuscita a tenersi anche nel 2020. Fino allo scorso anno, quando si sono venduti 42mila biglietti e si è stimato che agli incontri gratuiti abbiano registrato 14mila presenze, i partecipanti sono stati meno rispetto a prima del Covid. Ma questa crisi ha anche generato un rinnovamento: è aumentata l’offerta multimediale, nel 2020 è nata una radio del festival che ha registrato 15mila ascolti ed è stato avviato un processo per cercare di intercettare i giovani. Sono stati coinvolti un centinaio di persone sotto i 35 anni, volontari del festival ma non solo, per capire come renderlo più attraente e così sono state avviate nuove iniziative: una serie di eventi con una forma un po’ più giocosa e collaborativa, come l’escape room Ludmilla dedicata a Calvino, o incontri chiamati «Pensieri in esercizio» pensati per un pubblico più ristretto e che assomigliano più a un laboratorio che non a una lezione frontale. Ancora, si è trovato un modo per far partecipare i giovani che non hanno molti soldi da spendere: non essendoci ostelli o campeggi sono ospitati su brandine in una palestra e possono mangiare nel punto ristoro dei volontari e degli autori. «Abbiamo avuto un buon riscontro: sono venuti una cinquantina di ragazzi» spiega Tonelli. O, ancora, sono state create delle sale per chi è in smart-working e nelle pause dal lavoro vuole seguire il festival. In sostanza i giovani non hanno chiesto diversi contenuti, ma diverse forme di fruizione.
«Negli anni c’è stato un fiorire di nuovi bed and breakfast, sicuramente alimentato anche da Festivaletteratura» continua Tonelli, cercando di rendere tangibili i benefici apportati dalla manifestazione. Poi ci sono volontari che dopo essersi occupati di riprese per la manifestazione hanno messo su dei service, o sono diventati fotografi, o altri ancora che hanno creato festival letterari in altre parti d’Italia come Calibro, a Città di Castello (l’ultimo week-end di settembre).
Nella «Tenda dei libri», una libreria provvisoria allestita in Piazza Sordello, e durante gli incontri, vengono venduti ogni anno 15-18mila libri, spiega Alessandro Cioppi, responsabile della struttura, il che – spiega – rappresenta quello che vende in 4 mesi una libreria di una piccola città, o quel che vende a dicembre una grande libreria: un fenomeno straordinario, afferma, notando anche che i libri che si vendono non seguono i trend del mercato, ma sono testi di nicchia. «Il valore del festival infatti non si può misurare solo in termini economici, anzi», sottolinea Tonelli, parlando di una provincia che ha la concentrazione di gruppi di lettura più alta d’Italia o di iniziative come Read More, un progetto europeo di cui Festivaletteratura ha fatto parte e che ha coinvolto quest’anno 25mila studenti in tutta Italia: durante tutto l’anno nelle loro scuole, hanno letto un libro o un giornale per venti minuti al giorno, un vero successo: quando il progetto è partito, due anni fa, erano 2mila, l’anno scorso 5mila.
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