Fiat 1400 e 1900, l’intramontabile e magica atmosfera degli Anni 50
Eleganza abbinata a una straordinaria robustezza del motore, com prezzi che ancora oggi restano molto abbordabili
di Vittorio Falzoni Gallerani
4' di lettura
L'avevamo promesso ed eccoci qua: la Fiat 1400, presentata a Ginevra nel Marzo 1950, è la nostra protagonista, ultima del trio delle nuove berline presentate dalle principali Case italiane, allora del tutto indipendenti tra di loro, in quell'anno di grazia. Trattata per ultima perché la più importante, data la nascita in quell'Azienda che nei quaranta anni successivi sarà in grado di fagocitare le altre due; e questo nonostante essa, per lo stesso motivo, sia la berlina meno intrigante e meno valutata sul piano collezionistico.
Questo anche per l'estrema classicità del suo schema meccanico che non presenta alcun volo pindarico come fu per il 'transaxle' della Lancia Aurelia ed il motore bialbero dell'Alfa Romeo 1900; uguale, invece, il sistema di costruzione monoscocca, del quale la 1400 è la prima rappresentante in casa Fiat e da cui ne consegue il suo notevolissimo valore storico.
La compattezza e la silenziosità generale che deriva da tale rivoluzione costruttiva fa dire su Motor Italia all'atto della sua presentazione: “non solo una nuova automobile, ma un modo nuovo di andare in automobile”; e il merito, come accennato, non può essere della meccanica sottostante che rimase ferma al livello della sorellina Fiat 1100 E, pur con qualche modifica non di poco conto.
Se il ponte posteriore rimane rigido con semi balestre, ad esso vengono aggiunte anche due molle elicoidali soprattutto in funzione del fatto che l'auto può trasportare sei persone nei suoi “ampi e soffici divani”; il cambio rimane a quattro marce con leva al volante e prima non sincronizzata mentre il motore, pur conservando il comando della distribuzione ad aste e bilancieri, sfoggia una nuova geometria super quadra da motore capace di alta potenza specifica ad alto regime.
Obiettivo forse non perseguito e certamente non raggiunto poiché con 44 CV (31,4/litro) a 4.400 giri/min presenta dati lievemente peggiorativi rispetto ai 35 CV (31,8/litro) a 4.400 giri/min del 1100 a corsa lunga; e allora perché? Da un lato per offrire ampi margini di potenziamento sulle unità montate sulle tante fuori serie nate in contemporanea con la berlina, prima fra tutte la Siata Daina, e dall'altro si può mantenere il motore addormentato, per migliorarne affidabilità e robustezza, poiché, grazie alla nuova linea profilata, la Fiat 1400 è in grado di raggiungere comunque i 120 km/h “mantenendo una velocità di crociera di 105-110 kmh con la stessa comodità e sicurezza con cui una delle vetture precedenti teneva gli 85-90” (sempre Motor Italia).
In effetti ci si poteva accontentare, anche sulla elegantissima versione cabriolet, dato che per il ruolo di vera e propria ammiraglia si era già pensato di montare sulla stessa scocca lo stesso motore a corsa allungata fino a raggiungere gli 1,9 litri ed i 58 CV in modo da non far troppo rimpiangere quell'8V di due litri, inizialmente previsto su di essa ma poi dirottato sulla sportiva Fiat 8V.
Nata nel 1952 quest'ultima presentava caratteristiche d'eccezione: cambio a cinque marce con giunto idraulico al posto della frizione per isolare il guidatore dalle non limitatissime vibrazioni del motore e lampeggiatori al posto delle frecce a bacchetta; di gran lusso, poi, le dotazioni: lavavetro (prima auto italiana ad offrirlo); autoradio con antenna alzabile dal posto guida con una manovella, mediometro nella strumentazione; da non dimenticare, infine, la presenza del riscaldamento che già era presente sulla 1400.
Esternamente solo le molto più estese cromature e la possibilità, spesso sfruttata, di optare per la verniciatura bicolore la distinguono dalla sorella minore.Con meccanica 1900 si utilizza la scocca della 1400 Cabriolet per allestire la 1900 Granluce: una lussuosa berlina a due porte che, grazie anche ai due CV aggiuntivi, raggiungeva i 140 km/h. Sia la 1400 sia la 1900, in tutte le loro versioni, furono prodotte in altre due serie successive: la “A” del 1954 e la “B” del 1956 che accompagnò il modello fino alla fine della sua produzione dopo 177.392 esemplari di 1400, 15.759 di 1900, 2000 di 1400 Cabriolet, 3729 di 1900 Granluce.
Si è accennato ad una certa qual ruvidezza del motore 1900: è corretto precisare, in chiusura, che probabilmente si tratta di una conseguenza della sua rocciosa robustezza che ha dimostrato equipaggiando un indistruttibile veicolo tuttofare come la Campagnola e lasciandosi persino trasformare in un motore a gasolio sulla 1400 Diesel: la prima berlina italiana di questo tipo.
Come detto all'inizio, tranne la rara cabriolet e le ultime 1900 B Granluce immortalate in una celeberrima foto con Totò, queste vetture hanno sempre avuto quotazioni molto basse e non crediamo che la situazione possa mutare radicalmente in futuro anche per il ricambio generazionale in atto tra i collezionisti; tuttavia crediamo anche che pochi altri oggetti al mondo possano evocare più efficacemente gli Anni 50 del secolo scorso, con la loro magica atmosfera di entusiasmo, e quindi ci pare che investire 15-20.000 euro in una di esse non sia un cattivo affare.
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