Fiera di Roma, rilancio e nodo investimenti
Evitato il fallimento e avviata la vendita dell'ex Fiera, si punta ora sugli eventi. Piccinetti: «Imprenditori italiani interessati a investire»
di Andrea Marini
4' di lettura
Messo alle spalle il rischio di fallimento e avviata verso la definizione la vendita della vecchia Fiera sulla via Cristoforo Colombo, la nuova Fiera di Roma sulla via Portuense procede nella strada del rilancio. Serviranno probabilmente nuove risorse da parte degli azionisti per accelerare la crescita, ma ormai la struttura ha dimostrato di reggersi sulle proprie gambe. «Quest’anno dovremmo chiudere con 2 milioni di partecipanti ai nostri appuntamenti (eventi e concorsi), un fatturato di 18-19 milioni e un sostanziale pareggio di bilancio. Per il 2020 puntiamo a superare i 20 milioni di fatturato», spiega Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera di Roma srl, l’ente che gestisce l’attività fieristica e congressuale, controllata al 100% da Investimenti spa, che a sua volta ha tra i principali azionisti la Camera di Commercio di Roma (con quasi il 60%), Regione Lazio (circa il 20%) e Comune di Roma (circa il 20%).
L’anno prossimo saranno confermate tutte le 30 manifestazioni già previste nel 2019: da Romics, la fiera che attrae 200mila appassionati di fumetti per ognuno dei due appuntamenti annuali, fino a Roma Motodays, il salone della moto con 100mila partecipanti. In più dal 31 gennaio al 2 febbraio 2020 ci sarà Via Pulchritudinis, manifestazione dedicata al Sacro, che è biennale, e dal 19 al 22 marzo ExpoSalus, manifestazione dedicata alla Salute, anche questa biennale. «Quest’anno, in partnership con la Fondazione Amaldi dell’Asi, abbiamo lanciato una nuova manifestazione: New Space Economy European Expoforum – spiega Piccinetti, chiamato nel 2016 a rilanciare il polo fieristico romano –. Si tratta della prima fiera al mondo sull’economia dello spazio dedicata alle piccole imprese. Ci saranno oltre 120 speaker e 250 buyer. Ci aspettiamo 5-6mila visitatori. Crediamo molto nei nuovi progetti che abbiamo messo in campo. Penso, tra gli altri, alla Fiera sulla cooperazione condivisa, sostenibile e profit, e a quella sui musei. E siamo certi abbiamo grande potenziale. Si sa, però, che le manifestazioni fieristiche hanno bisogno di investimenti importanti e almeno 3 anni per svilupparsi e prendere il largo». Per l’anno prossimo, poi, Fiera di Roma, con il sostegno del Convention Bureau di Roma e Lazio, ha permesso che la città di Roma si aggiudicasse (dal 5 al 7 febbraio) il Global Ceo Summit. «L’appuntamento riunirà 130 vertici delle più grandi fiere e organizzazioni di congressi al mondo», spiega l’amministratore di Fiera.
C’è poi il business dei concorsi, cresciuti in Fiera del 57% dal 2016. L’anno scorso ci sono stati 22 appuntamenti. Basti pensare quello di giugno scorso: il concorso per i Navigator ha raccolto in Fiera in due giorni 18mila partecipanti.
La società di via Portuense prosegue poi il suo programma di internazionalizzazione: «Per i prossimi due anni stiamo sviluppando progetti con la Cina. L’anno prossimo porteremo la fiera del Sacro in Colombia e siamo in trattativa per organizzare un evento ad Abu Dhabi», sottolinea Piccinetti.
Intanto si è concluso tra Investimenti Spa e Unicredit l’accordo per la vendita dell’area ex Fiera di Roma (si veda il Sole24Ore del 3 agosto). La cessione avverrà con un’asta pubblica e l’obiettivo di partenza è sanare il debito di 187 milioni contratto con la banca per la realizzazione della nuova Fiera. L’asta dovrebbe svolgersi tra marzo e aprile del prossimo anno. La cessione riguarda un’area di circa 8 ettari per una superficie utile lorda costruibile di 44.360 metri quadrati calpestabili.
Un problema, quello del debito della Fiera, che risale al 2006, quando Fiera di Roma spa - oggi Investimenti spa –, con un investimento di 355 milioni assistito da credito bancario, completa i padiglioni sulla via Portuense, lungo la direttrice che collega Roma con l’aeroporto di Fiumicino. Erano gli anni in cui la crescita economica della capitale era superiore alla media nazionale e si pensava di dotare Roma di una struttura più grande della vecchia fiera sulla via Cristoforo Colombo (tra il centro storico e il quartiere Eur). Proprietaria anche dei capannoni sulla Colombo, l’obiettivo di Fiera di Roma spa era di rientrare dall’investimento vendendo la vecchia sede. L’edilizia era in pieno sviluppo, ma per poter costruire e vendere alloggi serviva la variante al piano regolatore da parte del Comune.
Una variante che ha tardato ad arrivare, per l’accavallarsi dei piani di valorizzazione delle giunte capitoline e le proteste dei residenti per il rischio “colata di cemento”. Così si sono accumulati gli oneri passivi legati al debito che hanno prosciugato le risorse di Investimenti spa e costretto la Camera di Commercio a salire a quasi il 60% dell’azionariato. La variante alla fine è arrivata nel 2017, anche se con un taglio netto delle cubature rispetto ai progetti precedenti, scese a 44.360 metri quadrati. Il che ha permesso oggi di avviare la procedura per mettere in sicurezza i conti della Fiera. «Questo è un passo fondamentale – sottolinea Piccinetti – che, insieme alla conclusione positiva del concordato che ha evitato il fallimento, permette di rilanciare la Fiera. Ora i nostri azionisti di riferimento hanno la possibilità, se lo riterranno opportuno, di varare un aumento di capitale per rilanciare il polo fieristico romano. Fa piacere che ultimamente si siano fatti avanti anche imprenditori privati italiani interessati a investire sulla Fiera», conclude Piccinetti.
loading...