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Filiera dell’alluminio, pressing della Sardegna sul governo per Eurallumina

La lettera inviata da tre esponenti della Regione è legata al piano di rilancio predisposto dell’azienda che vorrebbe riavviare gli impianti

di Davide Madeddu

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

In pressing sul governo per rilanciare il primo anello della filiera dell’alluminio. Ossia, la raffineria dell'Eurallumina, l’azienda controllata dalla russa Rusal, che a Portovesme si occupava, sino alla fermata nel 2009, di produrre allumina (la materia prima da cui si ricava alluminio primario) dalla raffinazione della bauxite. A sollecitare un intervento dei ministri Adolfo Urso (Mise), Gilberto Pichetto Fratin (Mite) e Marina Elvira Calderone (Lavoro e Politiche Sociali) sono Alessandra Zedda, vice presidente e assessore regionale al Lavoro, Anita Pili Industria e Gianni Lampis Difesa dell’Ambiente.

Un piano da 300 milioni

La lettera inviata dai tre esponenti della Regione è legata al piano di rilancio predisposto dell'azienda che vorrebbe riavviare gli impianti per la produzione di allumina proprio a Portovesme, dopo un programma di sistemazione degli impianti e una serie di investimenti per circa 300 milioni di euro. Nel corso degli anni, per mantenere in piedi il presidio e assicurare l'integrazione ai lavoratori, l’Eurallumina ha speso circa 200 milioni di euro, una media di 20 milioni l’anno.

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Dal carbone al Gnl

L’inizio della vicenda nel 2009 con lo stop agli impianti della raffineria che, per la sua capacità produttiva di 1,07 milioni di tonnellate l’anno di allumina, viene considerata dagli esperti una delle più grandi d'Europa. A determinare la fermata, gli alti costi dell’olio combustibile, necessario per la produzione di vapore, il calo drastico del prezzo dell’allumina e l’aumento della bauxite. Quindi, dopo poco tempo, l’avvio delle attività propedeutiche alla riaccensione degli impianti con progetti e protocolli nazionali. Sulla strada anche quello, poi accantonato, per la realizzazione di una centrale di cogenerazione a carbone, seguito da quello di vapordotto in grado di collegare gli impianti Eurallumina con quelli della vicina centrale elettrica, e infine il gas.

Una prospettiva da 1.500 posti di lavoro

Il nuovo piano prevede la costruzione di un nuovo Chp a gas, la trasformazione e conversione a gas dei forni di calcinazione esistenti e eliminazione dell’area di smaltimento fanghi con la realizzazione di un progetto di stoccaggio a secco. Appresso anche un piano occupazionale per lo stabilimento che oggi garantisce l’impiego a 230 dipendenti (130 in servizio e un centinaio in cassa integrazione), e prevede l’inserimento al lavoro di 363 persone dirette e un indotto composto da appaltatori e subappaltatori di 1.500 addetti. Con il piano anche la movimentazione di 4 milioni di carichi nell'area portuale di Portovesme.

La metaniera in porto

A garantire l’approvvigionamento del Gnl, che oltre ad alimentare la raffineria di bauxite, servirà anche per le altre aziende del polo industriale, ci sarà la metaniera Golar Artic. Quella che la Snam ha rilevato dalla Golar Lng e che, dopo una conversione in unità di stoccaggio e con una capacità di 140.000 metri cubi, sarà installata nell’area di Portovesme. Nel frattempo però dovranno essere portati avanti i lavori per il dragaggio del porto.

La Regione scrive

Ora, dopo una serie di iniziative portate avanti dai lavoratori e sindacati la presa di posizione della Regione e l’appello al nuovo governo. «La Regione Sardegna è impegnata a mettere in campo tutte quelle azioni tese al rilancio dei poli industriali, e in particolare di quelli che insistono nelle Aree di crisi complessa – scrivono gli esponenti della Giunta –. Un processo lungo ed impegnativo che richiede uno sforzo unitario di tutte le parti in causa: Governo, Regione, Azienda e Organizzazioni Sindacali. In questo quadro strategico, il rilancio del polo industriale dell'alluminio di Portovesme, rappresenta una delle priorità».

Cig in scadenza al 31 dicembre

Ricordando poi la condizione di «drammatico disagio sociale» vissuta dai lavoratori che da anni manifestano e protestano per trovare soluzioni alla loro vertenza, gli esponenti dell’esecutivo proseguono: «Dal 2009, anno in cui è stato firmato un protocollo di intesa che prevedeva, tra l’altro, la sospensione temporanea della produzione, sono state seguite tutte le attività propedeutiche volte alla realizzazione degli interventi necessari al rilancio dell'Eurallumina, periodo nel quale i lavoratori hanno beneficiato della Cassa integrazione. Nel 2021 il ministero del Lavoro ha concesso la Cassa integrazione straordinaria ai fini della riorganizzazione aziendale, fino al 31 dicembre 2022».

La Cigs da prorogare e il memorandum

Quindi la richiesta che prevede la sottoscrizione dell’addendum al “memorandum of understanding”, autorizzazione dei progetti di bonifica di competenza ministeriale. «Ora, l’azienda ha reso nota la necessità di proseguire la sospensione dell'attività temporanea ai fini del completamento degli interventi, previsto per il 30 giugno del 2025 - scrivono -. Pertanto è necessario rinnovare la concessione della Cigs in favore dei lavoratori fino alla medesima data del 30 giugno 2025, e proseguire con le successive azioni necessarie al rilancio del polo produttivo».

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