«Alla mia piccola Sama», la guerra in Siria in un documentario intimo e potente
Tra le novità anche «Gli anni più belli» di Gabriele Muccino e «Il lago delle oche selvatiche» di Diao Yinan.
di Andrea Chimento
3' di lettura
Il cinema documentario è grande protagonista in sala con «Alla mia piccola Sama», film nominato agli Oscar e vincitore del Bafta.
Si tratta di un'opera intima e potente al tempo stesso, in cui la regista Waad al-Kateab (che ha firmato il lavoro insieme a Edward Watts) ha scelto di raccontare la rivolta di Aleppo, in Siria nel 2011, e la conseguente repressione del regime che ha causato la sanguinosa guerra civile che tutti conosciamo.
Non si tratta però di un semplice documentario che testimonia il conflitto, ma di una video-lettera che la regista ha ideato per sua figlia, Sama, nata durante la guerra, per farle capire i motivi per cui lei e suo marito hanno deciso di rimanere ad Aleppo e di non fuggire.
Unendo la storia personale al dramma collettivo di un popolo, «Alla mia piccola Sama» è una delle visioni imperdibili di queste settimane al cinema, un film capace di emozionare e far riflettere, che propone anche una serie di immagini di estrema brutalità.
La si potrebbe definire un'autobiografia familiare, filmata da una piccola videocamera, in cui lo sguardo di chi filma coincide con quello degli spettatori scaraventati all'interno del conflitto.
Il risultato è un lavoro di documentazione preziosa, nonché una vera e propria esperienza cinematografica da non perdere, priva di fronzoli, con tanti passaggi difficili da digerire, ma toccante e convincente dall'inizio alla fine.
Gli anni più belli
Atteso nelle sale è anche il nuovo lungometraggio di Gabriele Muccino, «Gli anni più belli», interpretato da un cast d'eccezione: da Pierfrancesco Favino a Micaela Ramazzotti, da Claudio Santamaria a Kim Rossi Stuart.
Si tratta della storia di quattro amici lungo un arco di circa quarant'anni, dall'inizio degli anni Ottanta a oggi. Un vero e proprio percorso di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, con sullo sfondo gli eventi storici che hanno caratterizzato questi decenni.
Pur con le dovute proporzioni, il modello di riferimento dichiarato è lo splendido «C'eravamo tanto amati» di Ettore Scola, del quale «Gli anni più belli» riprende parte della struttura narrativa.
È un film ambizioso con personaggi ben caratterizzati, che fa però troppa fatica a carburare e finisce un po' sopra le righe in diversi passaggi.
I momenti migliori e più sinceri sono in un'efficace parte centrale, mentre meno fluida è la chiusura, anche per qualche inciampo in fase di copione, quando ci si avvicina alla conclusione.
Buona la prova di tutti gli attori in scena.
Il lago delle oche selvatiche
Da non sottovalutare, tra le novità del weekend, anche «Il lago delle oche selvatiche» di Diao Yinan, autore cinese che aveva vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 2014 con «Fuochi d'artificio in pieno giorno».
Presentato in concorso a Cannes 2019, il film riprende le atmosfere da noir metropolitano del lungometraggio precedente, mettendo al centro la vicenda di un gangster in fuga disposto a sacrificare tutto per la sua famiglia e per una donna incontrata lungo il cammino.
La trama è molto semplice e qualche passaggio narrativo è contorto e macchinoso, ma il film conferma il talento registico di un autore dotato di uno sguardo notevole e capace di valorizzare, in particolare attraverso la luce e i colori, diverse sequenze. Pregevole la fotografia di Dong Jingson, che gioca con i neon e con l'espressività delle ombre nei vicoli in cui si sviluppa buona parte della storia.
Un film notturno ricco di buone intuizioni, non sempre coinvolgente al punto giusto, ma comunque capace di affascinare.
Memorie di un assassino
Questo weekend nelle sale italiane c'è anche spazio per un vero e proprio evento: in programmazione è previsto, infatti, «Memorie di un assassino», film del 2003 firmato dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, diventato celeberrimo per il suo «Parasite», premiato a Cannes e agli Oscar.
Si tratta del secondo lungometraggio dell'autore, dopo «Barking Dogs Never Bite», e del primo in cui mette in mostra il suo grandioso talento, che l'ha portato a diventare uno dei registi più significativi del cinema contemporaneo.
Un noir-poliziesco semplicemente da non perdere, sia per chi non l'avesse mai visto, sia per chi abbia il desiderio di riscoprirlo sul grande schermo.
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