«Roubaix, une lumière», un poliziesco profondo e attuale
Tra le novità della settimana svetta il nuovo lungometraggio di Arnaud Desplechin. Da segnalare anche «Lacci» di Daniele Luchetti, con Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio
di Andrea Chimento
3' di lettura
Il cinema francese è protagonista del weekend con «Roubaix, une lumière» di Arnaud Desplechin, film presentato in concorso al Festival di Cannes 2019.
Protagonista è il commissario Daoud, che vive la sua esistenza fronteggiando criminali di varia natura. Per lui,ogni indagine va presa con il massimo della serietà e del trasporto emotivo, cercando di proteggere quella città in cui è cresciuto e a cui (nonostante la sua famiglia sia tornata in Algeria) si sente profondamente legato.
Roubaix non è solo il luogo di nascita del protagonista, ma anche del regista, che dimostra nel corso di tutta la pellicola un sincero attaccamento a questa città, tra le più povere e ad alto tasso di disoccupazione e criminalità della Francia.Il cinema di Desplechin non ha un'univoca cifra stilistica, ma alterna forme, generi e registri diversi: dal drammatico «Racconto di Natale» del 2008 (ancora oggi il suo film migliore) al melò de «I miei giorni più belli» (2015), fino al più misterioso «I fantasmi d'Ismael» (2017).
In questo caso, è il gioco di luci notturno a colpire fin dalle prime immagini: luci che provengono dalle finestre delle case, dai fanali delle automobili o proprio dalle fiamme sviluppate da un incendio, prima ragione d'indagine della narrazione.
Contenuti importanti e personaggi ben costruiti
In qualche passaggio le scelte visive sono piuttosto convenzionali e la musica davvero invasiva, ma non sminuiscono lo spessore narrativo e i contenuti di rilievo di «Roubaix, une lumière», che mantiene alto il coinvolgimento dello spettatore anche grazie a felici scelte di montaggio, in particolare quando l'attenzione è focalizzata sull'omicidio di un'anziana donna.
I personaggi
Arnaud Desplechin è anche l'autore del copione, che regala l'elemento più interessante del film: una costruzione efficace dei personaggi, sia principali che secondari.Tra tutti, davvero notevole il commissario Daoud, poliziotto di grande umanità, interpretato magistralmente da Roschdy Zem, che rimarrà uno dei protagonisti memorabili della filmografia di Desplechin, Anche gli altri attori, tra cui Léa Seydoux danno un valido contributo, ma Zem è decisamente il più efficace, grazie a una recitazione incisiva e intensa.
Lacci
Tra le novità della settimana si segnala anche «Lacci», buon film di Daniele Luchetti che ha aperto la Mostra di Venezia di quest'anno.Ambientato nella Napoli degli anni Ottanta, racconta di Aldo e Vanda, una coppia con due bambini. Aldo si sente soffocare e cerca di liberarsi da un matrimonio che gli sembra ormai giunto al capolinea, iniziando a frequentare la giovane Lidia. Vanda però non accetterà in alcun modo la separazione e lotterà per riportare Aldo al nido domestico.
Adattamento dell'omonimo e importante romanzo di Domenico Starnone, «Lacci» è un melodramma familiare con cui Luchetti torna a livelli significativi dopo alcuni anni segnati da progetti deboli e poco interessanti.Misurato e delicato nel trattare tematiche non semplici, il film non ha dalla sua grandi guizzi e alcuni momenti nella parte centrale sono decisamente scolastici, ma in diversi passaggi «Lacci» riesce ad appassionare ed emozionare, anche grazie alla buona costruzione dei personaggi in scena e a dialoghi molto credibili.Buona prova del cast, composto da nomi importanti come Alba Rohrwacher (Vanda da giovane), Luigi Lo Cascio (Aldo da giovane), Laura Morante (Vanda da anziana), Silvio Orlando (Aldo da anziano), Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini: questi ultimi nei panni dei due figli di Aldo e Vanda, una volta diventati adulti.
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