«Undine», quando il melodramma incontra il fantasy
Arriva nelle sale il nuovo, attesissimo film di Christian Petzold. Tra le novità anche «Waiting for the Barbarians» di Ciro Guerra
di Andrea Chimento

Arriva nelle sale il nuovo, attesissimo film di Christian Petzold. Tra le novità anche «Waiting for the Barbarians» di Ciro Guerra
3' di lettura
Il cinema d'autore è protagonista in sala: tra le novità della settimana c'è, infatti, «Undine» di Christian Petzold, uno dei più importanti registi tedeschi in attività.
Dopo aver stupito con «La scelta di Barbara» e «Il segreto del suo volto», Petzold aveva forse raggiunto l'apice della sua carriera con l'ottimo «La donna dello scrittore», film uscito nelle nostre sale circa due anni fa.
Mito delle ondine
Con questa nuova pellicola, l'autore tedesco si rifà al mito delle ondine, creature leggendarie assimilabili alle ninfe delle acque, bellissime ma anche capaci di essere particolarmente vendicative se l'uomo che amano arriva a tradirle.Dalla leggenda si passa alla Berlino contemporanea, dove Undine è una ragazza che fa la guida in un museo. Da poco lasciata dal fidanzato, troverà conforto tra le braccia di un altro uomo con cui inizierà una relazione appassionata.
La mano di Petzold è come sempre ottima e le suggestioni non mancano, ma la sceneggiatura, macchinosa e complessa, non consente al film di decollare come vorrebbe.Forse in questo caso il regista tedesco si è fatto prendere troppo la mano dall'ambizione, mescolando il melodramma con un registro fantasy, in un mix di generi non del tutto convincente, che lascia la sensazione di aver assistito a un'occasione in parte sprecata.
Waiting for the Barbarians
Tra le novità c'è inoltre «Waiting for the Barbarians» di Ciro Guerra, tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore Premio Nobel J.M. Coetzee, che ha firmato anche la sceneggiatura della pellicola.Protagonista è un magistrato, amministratore di un isolato avamposto di frontiera al confine di un impero senza nome, la cui tranquillità viene interrotta dall'arrivo del colonnello Joll. Incaricato di riferire sulle attività dei barbari e sulla sicurezza al confine, Joll conduce una serie di spietati interrogatori: i suoi brutali modi di fare spingono il magistrato a una crisi di coscienza che lo porterà a compiere un atto di ribellione.
Esordio in lingua inglese per il regista colombiano Ciro Guerra, «Waiting for the Barbarians» è un lungometraggio in cui si ritrova solo in parte lo stile dell'autore di «El abrazo de la serpiente» e «Oro verde – C'era una volta in Colombia».Il soggetto di partenza è interessante e dal punto di vista tecnico nulla da eccepire, ma il ritmo discontinuo e i tanti passaggi ridondanti non permettono al lavoro di Ciro Guerra di alzarsi sopra il livello della mediocrità.
Da sottolineare, però, la significativa prova di Mark Rylance: sfuocate invece le interpretazioni di Johnny Depp e Robert Pattinson.
Padrenostro
Dimenticabile è, infine, anche «Padrenostro» di Claudio Noce, il film che ha portato Pierfrancesco Favino a vincere la Coppa Volpi come miglior attore all'ultima Mostra di Venezia.Ambientato a Roma nel 1976, ha per protagonista Valerio, un bambino di dieci anni la cui vita verrà sconvolta quando, insieme alla madre, assiste all'attentato ai danni di suo padre Alfonso da parte di un commando di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso di vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta la famiglia.Prendendo spunto dall'esperienza personale del regista (il padre era il vicequestore Claudio Noce che ha subito un grave attentato proprio in quell'anno), il film ha basi molto interessanti, che finiscono però per sfaldarsi sotto i colpi di una messinscena fragile, che gestisce male il montaggio visivo e sonoro.Il tutto è troppo abbozzato e il coinvolgimento, così, finisce per latitare.
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