«Matthias & Maxime», il melodramma secondo Xavier Dolan
È arrivato in Italia l'ultimo lavoro del famoso regista e attore canadese, presentato in concorso al Festival di Cannes 2019. Su Netflix il curioso progetto «Homemade»
di Andrea Chimento
3' di lettura
Il ritorno a casa di Xavier Dolan: dopo lo sfortunato «La mia vita con John F. Donovan», primo film in lingua inglese del regista canadese, l'autore di «Mommy» è tornato a lavorare in Canada con «Matthias & Maxime», riprendendo molte delle tematiche dei suoi esordi.
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2019 e ora disponibile in Italia on-demand e in alcune sale, il film ha come protagonisti Matthias e Maxime, migliori amici fin dall'infanzia, che improvvisamente provano un'improvvisa attrazione reciproca: un bacio rubato che potrebbe cambiare gli scenari delle loro vite.
Da sempre autore controverso, diviso tra un pubblico che lo venera e feroci detrattori, Dolan punta su una pellicola ricca di tutti gli stilemi alla base della sua idea di cinema, firmando un film tanto intimo quanto personale.Dalle canzoni pop nella colonna sonora ai cambi di formato nello schermo, oltre alla caratterizzazione dei rapporti tra i personaggi, sembra esserci davvero tutto lo stile di Dolan in questo lungometraggio un po' conservativo (il regista rischia poco) ma ugualmente capace di emozionare e coinvolgere.
Tanti pregi e qualche difetto
Toccante e quasi commovente, il film risente di questa incapacità di emanciparsi da modelli già ampiamente battuti dal regista, tanto da rischiare di sapere di già visto.
Fotografia di André Turpin
Colpisce però, ancora una volta, l'eleganza con cui Dolan firma le sue opere: grazie alla notevole fotografia di André Turpin, il regista realizza alcune sequenze di grande raffinatezza visiva, contrassegnate da efficaci cambi di luce e da giochi estetici di forte suggestione.Come nei suoi primi due lungometraggi – gli ottimi «J'ai tué ma mère» e «Les amours imaginaires» – Dolan recita anche nei panni di uno dei due protagonisti, Maxime, personaggio che appare come il suo ennesimo alter ego all'interno di una filmografia in cui spesso il regista mette in scena se stesso, l'omosessualità e il rapporto con la madre, oltre alle sue ossessioni personali e alle sue paure più intime.
Homemade
Tra i progetti di cui si è più parlato negli ultimi tempi c'è sicuramente «Homemade», film in cartellone su Netflix composto da 17 cortometraggi, diretti da altrettanti autori che hanno ragionato sul tema del Covid e dell'isolamento.Come spesso avviene in film a episodi come questo, il risultato è piuttosto altalenante, tra chi è riuscito a centrare il bersaglio e chi, invece, ha realizzato lavori del tutto dimenticabili.
Del primo gruppo fanno senza dubbio parte i divertenti e incisivi corti di Paolo Sorrentino (che gioca meravigliosamente con le statuette di Papa Francesco e della Regina Elisabetta) e Pablo Larraín (con protagonista un uomo anziano e malato che ricontatta gli “amori” della sua vita), ma anche quelli più drammatici ed emozionanti di Maggie Gyllenhaal (che mette in scena uno scenario dai toni apocalittici) e Johnny Ma (una vera e propria lettera alla madre lontana).Deludenti e poveri d'inventiva, per non dire di peggio, sono invece i lavori di Antonio Campos, della coppia Nadine Labaki-Khaled Mouzanar e di Naomi Kawase, mentre la maggior parte dei restanti viaggia sul livello della semplice mediocrità.
Buio
Una menzione speciale va infine all'italiano «Buio», esordio di Emanuela Rossi che sta facendo diversi passaggi nelle sale e nelle arene estive.Al centro della trama c'è Stella, diciassette anni, e le sue due sorelle più piccole, che vivono in una casa dalle finestre sbarrate, in una sorta di eterna quarantena. Ogni sera il padre rientra e le aggiorna sull'Apocalisse che è in corso e che continua a decimare l'umanità. Ma all'interno della casa le ragazze stanno crescendo e potrebbero presto determinarsi nuovi conflitti.Presentato nella sezione Alice nella città della Festa del Cinema di Roma 2019, «Buio» è un film dalla sceneggiatura fortissima (non a caso è stata premiata ai Nastri d'Argento), perfettamente in linea coi tempi che stiamo vivendo, che riesce a costruire personaggi credibili e interessanti.
Si dice che a causa dell'Apocalisse i raggi del sole siano troppo forti: solo gli uomini possono uscire, mentre le donne sono costrette a rimanere a casa. Con il passare dei minuti, non manca qualche passaggio piuttosto prevedibile, ma il film regge bene fino alla fine ed è ricco di spunti su cui riflettere al termine della visione.Il risultato è così un anticonvenzionale racconto di formazione dai contorni dark, di quelli che non si vedono tutti i giorni.ADBfATa
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