«Spencer», intenso e imperdibile film su Lady D
Nelle sale il nuovo lungometraggio di Pablo Larraín e l'ultima fatica del regista francese Jacques Audiard, «Parigi, 13Arr.»
di Andrea Chimento
3' di lettura
Un altro degli autori più importanti del cinema contemporaneo è protagonista nelle nostre sale: dopo Paul Thomas Anderson con «Licorice Pizza», uscito lo scorso weekend, questa settimana è il turno di Pablo Larraín con «Spencer».
Il grande regista cileno, che ha firmato in passato film del calibro di «No – I giorni dell'arcobaleno» o «Il club», torna al genere biografico dopo «Neruda» e «Jackie», dando vita a un altro prodotto fortemente anticonvenzionale e contrassegnato dal suo tocco personale.
Come per il film su Jackie Kennedy, anche in questo caso Larraín concentra la narrazione in poche giornate della vita di Lady Diana, il cui matrimonio con il Principe Carlo è in crisi da diverso tempo. In occasione delle feste di Natale nella residenza reale di Sandringham sembra che possa esserci una parentesi di pace, ma le cose andranno diversamente dal previsto.
Con un approccio simile ai suoi biopic precedenti, Larraín prova a immaginare cosa possa essere successo in quei giorni decisivi, aprendo simbolicamente il film come una pellicola di guerra, con un “esercito” che si sta preparando ad accogliere la famiglia reale britannica per le giornate natalizie.E sarà una vera e propria guerra personale quella che combatterà Diana: non soltanto contro i rappresentanti della Corona che la osservano e la controllano, ma anche contro se stessa, le sue paure e i suoi tormenti.
Un film sull'identità
Fin dal titolo, «Spencer» è un film sulla riappropriazione dell'identità da parte della sua protagonista, che cerca di appoggiarsi ai legami con la storia della sua famiglia: non è un caso che, in particolare durante le fasi iniziali, Diana continui a ripetere di essersi persa e di non sapere dove si trova.È anche una grande film di fantasmi, con numerosi riferimenti al passato, a tradizioni che si ripetono identiche ogni anno (tanto che ogni ricorrenza è come se fosse già stata vissuta) e agli spiriti (da quello di Anna Bolena alla stessa Diana che si definisce tale in una sequenza fondamentale).
Scritto da Steven Knight, è un lungometraggio in cui Larraín si conferma un maestro, con una regia segnata da ottimi tempi di montaggio e da un'attenzione tecnica davvero impressionante. Buona parte della riuscita va anche alle incalzanti musiche di Jonny Greenwood e alla notevolissima prova di Kristen Stewart, candidata all'Oscar come miglior attrice protagonista.
Parigi, 13Arr.
Tra le novità, si segnala anche «Parigi, 13Arr.» di Jacques Audiard, presentato in concorso al Festival di Cannes dello scorso anno.Tratto liberamente dai fumetti di Adrian Tomine, il film – che racconta delle vicende sentimentali di alcuni giovani personaggi sullo sfondo di un quartiere multietnico di Parigi che dà il titolo alla pellicola – è stato scritto dal regista insieme a Léa Mysius e Céline Sciamma. Quest'ultima, regista di pellicole importanti come «Tomboy» e «Petite Maman», fa sentire il suo tocco personale nella sensibilità con cui vengono costruiti i tre protagonisti della vicenda, i loro turbamenti amorosi e la loro ricerca di un proprio posto nel mondo. Aperto da una sequenza di grande suggestione, il film è valorizzato da un bianco e nero elegante e da una colonna sonora di notevole fascino: l'apparato formale è di ottimo livello, anche se a tratti Audiard pecca di qualche eccesso di manierismo e, a volte, vuole diventare un po' troppo protagonista della pellicola con la sua macchina da presa.Nonostante qualche lieve difetto, però, è un lavoro incisivo, curato e pienamente credibile, tanto che non è difficile empatizzare con i personaggi in scena. Da vedere.
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