Il nuovo Doctor Strange, un fanta-horror psichedelico per i fan della Marvel e di Raimi
Protagonista del weekend in sala il lungometraggio con Benedict Cumberbatch: un curioso connubio tra lo stile del regista e le necessità commerciali della casa di produzione americana
di Andrea Chimento
3' di lettura
Una delle operazioni produttive più curiose degli ultimi tempi: «Doctor Strange nel Multiverso della Follia» è l'interessante incontro tra le esigenze commerciali della Marvel e lo stile anarchico di Sam Raimi, regista che torna al cinecomic dopo la celebre trilogia di «Spider-Man», realizzata all'inizio del nuovo millennio.
Forse ancora di più che nei film sull'Uomo Ragno (il cui secondo capitolo è tra le vette del cinecomic in assoluto) si sente, soprattutto nella seconda parte della pellicola, la poetica del Raimi d'inizio carriera, con diversi spunti orrorifici che rimandano a «La casa» e a «L'armata delle tenebre».
Creato dal fumettista Stan Lee e dal disegnatore Steve Ditko, il personaggio del Dottor Strange ha fatto la sua prima apparizione sulla carta stampata nel 1963, mentre sul grande schermo è diventato celebre con il volto di Benedict Cumberbatch, a partire dal film di Scott Derrickson del 2016.Fondamentale, in seguito, negli ultimi lungometraggi degli Avengers e nel recente «Spider-Man: No Way Home», il personaggio torna assoluto protagonista in questo nuovo film e si trova ad affrontare le minacce del Multiverso.
Un film ambizioso
Ambizioso tanto da un punto di vista narrativo quanto da quello stilistico, «Doctor Strange nel Multiverso della Follia» è un viaggio psichedelico e vertiginoso nella mente creativa di Raimi, forte di numerose sequenze con ottimi effetti speciali e capace di utilizzare al meglio l'ironia.
Un film di streghe e morti viventi
Non è semplice durante la visione pensare che ci troviamo di fronte a un prodotto Marvel, visto anche il coraggio dimostrato dalla produzione nel concedere grandissima libertà al regista nel parlare di stregoneria e morti viventi con un piglio decisamente inedito per la grande compagnia americana.Inizialmente il film fatica un po' a carburare, ma poi prende ritmo riuscendo a coinvolgere in maniera efficace, utilizzando anche al meglio la suspense e proponendo alcuni passaggi decisamente inquietanti.L'ennesima conferma del buon stato di salute della creatività Marvel, capace ancora una volta di sorprendere nonostante alcuni passaggi eccessivamente didascalici e “spiegati”.Perfetto sia per i fan del Marvel Cinematic Universe, sia per i fan di Raimi, è un film che spera di ripetere i successi al box office dei precedenti lungometraggi della casa madre.
Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
Tra le novità in sala c'è anche l'atteso «Gli Stati Uniti contro Billie Holiday» di Lee Daniels.Al centro, la vita dell'icona della musica jazz Billie Holiday che collezionava successi in tutto il mondo tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del secolo scorso, mentre il governo federale statunitense decideva di trasformarla nel capro espiatorio di una dura battaglia contro la droga. Il fine ultimo delle azioni intraprese contro la cantante era impedirle di eseguire la sua ballata «Strange Fruit», canzone di denuncia contro i linciaggi del governo degli U.S.A. e contributo essenziale per il movimento per i diritti civili.Retorico e costruito a tavolino, «Gli Stati Uniti contro Billie Holiday» è un film che conferma le bassezze registiche a cui si appoggia il furbo Lee Daniels, nome tra i più sopravvalutati del cinema a stelle e strisce degli ultimi anni.Come in «Precious» e in «The Butler», Daniels fa film calcolati e presuntuosi che, nonostante i temi importanti alla base, non riescono a risultare mai sinceri ed emozionanti come dovrebbero. Si salva la buona performance dell'attrice protagonista Andra Day, ma non basta per alzare le sorti di un lungometraggio che si dimentica in fretta al termine della visione.
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