“Indiana Jones e il Quadrante del Destino”, un quinto capitolo dal sapore nostalgico
Nelle sale l'atteso lungometraggio con Harrison Ford che torna nei panni di uno dei personaggi più iconografici della storia del cinema
di Andrea Chimento
3' di lettura
Indiana Jones torna per la quinta volta sul grande schermo: la celebre saga, iniziata con “I predatori dell'arca perduta” nel 1981 e proseguita con “Il tempio maledetto” (1984), “L'ultima crociata” (1989) e il più recente “Il regno del teschio di cristallo” (2008), ha ora un nuovo capitolo intitolato “Indiana Jones e il Quadrante del Destino”, il primo non diretto da Steven Spielberg.
Dietro la macchina da presa c'è un bravo mestierante come James Mangold, regista di “Logan” e “Le Mans ‘66”, ma si sente eccome l'assenza dell'autore che ha dato vita – insieme a George Lucas – a uno dei personaggi più iconografici della storia del cinema.Dopo un incipit ambientato ai tempi della Seconda guerra mondiale, l'azione si catapulta nel 1969, quando il professor Jones è ormai pronto a ritirarsi dalla sua longeva e illustre carriera accademica. Una minaccia proveniente dal passato, però, torna a bussare alla sua porta e per l'ormai anziano archeologo sarà l'inizio di una nuova, pericolosissima avventura.L'oggetto del desiderio è questa volta un preziosissimo quadrante proveniente dall'antichità, che si pensa possa permettere di viaggiare nel tempo.
Aperto da una sequenza spettacolare e appassionante, “Indiana Jones e il Quadrante del Destino” inizia forte, riuscendo subito a condensare molti degli ingredienti che hanno reso grande la saga: dalla minaccia nazista agli inseguimenti adrenalinici, passando per il mistero e l'ironia tipica del protagonista.
Mangold riprende – anche in chiave nostalgica – tutto quello che ci si può aspettare, ma fatica non poco a mantenere alto il ritmo e l'attenzione degli spettatori con il passare dei minuti.
Ritorni dal passato
Sono numerosi i personaggi che tornano dal passato, in una serie di microsequenze pensate per i fan, ma che rimangono troppo slegate dal resto di una narrazione che risulta eccessivamente forzata.Soprattutto nell'ultima mezz'ora la sospensione dell'incredulità supera il livello di guardia, in particolare a causa di una scelta narrativa davvero gratuita e un po' raffazzonata nella realizzazione.Funziona l'idea di ambientare la vicenda in un momento fondamentale per la conquista dello Spazio, così da associare l'idea di provare a fare lo stesso con il Tempo, ma non basta per rendere del tutto avvincente un lungometraggio che emoziona solo a tratti. Harrison Ford è comunque credibile e intenso più che mai, così da far meritare al film il prezzo del biglietto.
Falcon Lake
Una bella sorpresa in sala è “Falcon Lake”, un'opera prima proveniente dal Canada. Esordio di Charlotte Le Bon, il film vede protagonisti due giovani, Bastien e Chloé, intenti a trascorrere le vacanze estive ognuno con la propria famiglia presso il lago Quebec. Le due famiglie alloggiano in una baita, che secondo una leggenda sarebbe infestata dai fantasmi.Per Bastien quell’amicizia, però, è qualcosa di più e, sebbene Chloé sia di qualche anno più grande, lui è pronto a superare ogni timore pur di arrivare al suo cuore.Quello che può risultare a prima vista un classico racconto di formazione con una trama già vista, si trasforma molto presto in un lungometraggio di notevole forza drammaturgica e stilistica, che parla dei timori della crescita, della paura della solitudine e dei fantasmi personali che ci portiamo dentro per tutta la vita.La regista ha un tocco già maturo e riesce a mantenere alta l'attenzione fino alla fine, grazie anche a una serie di buone scelte visive e sonore che sostengono al meglio il copione. Anche per la buona prova degli attori, è uno dei film da vedere di questo inizio d'estate e probabilmente tra le opere più significative della stagione.
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