“The Fabelmans”, imperdibile atto d'amore nei confronti del cinema
Nelle sale lo splendido film di Steven Spielberg. Tra le novità anche l'ultimo lavoro di Aleksandr Sokurov, “Fairytale”
di Andrea Chimento
3' di lettura
Una letterina d'amore dedicata alla Settima arte: si può riassumere così “The Fabelmans”, il nuovo film di Steven Spielberg uscito questa settimana nelle nostre sale.
In una carriera costellata di tanti (capo)lavori, con cui il regista americano ha spesso omaggiato il mondo del cinema, “The Fabelmans” rappresenta uno dei tasselli più importanti e, probabilmente, il più sentito e intimo in assoluto.
Si tratta infatti di una storia semiautobiografica, in cui Spielberg racconta – seppur romanzandola – la sua infanzia, la sua adolescenza e, soprattutto, la nascita della sua passione per il lavoro del cineasta.Al centro della pellicola c'è Sammy Fabelman, un ragazzo cresciuto tra l’Arizona e la California, che, grazie all’amore di sua madre per la musica e il cinema, si appassiona alla Settima arte.
Proprio facendo delle riprese con la sua cinepresa, scoprirà uno sconvolgente segreto famigliare che cambierà improvvisamente la sua vita.Spielberg parla di se stesso, ma anche di tutti noi appassionati dell'universo cinematografico, in questo lungometraggio unico e toccante, efficace nell'alternare generi, registri narrativi e tonalità stilistiche.
Una prima parte commovente e un finale memorabile
Fin dalle prime battute, “The Fabelmans” si pone subito come un film commovente e capace di toccare corde profondissime per come descrive l'infanzia del suo protagonista, il rapporto coi genitori e con la magia del grande schermo.Attraverso tempi di montaggio perfetti e scelte narrative sempre coinvolgenti, Spielberg dà vita a un'operazione che, proprio citando una battuta della pellicola, ci fa uscire dalla sala con un sorriso, consci di aver assistito a una proiezione che non si dimenticherà facilmente.Il cinema diviene il mezzo per conoscere la verità e per conoscere al meglio se stessi, per capirsi e farsi capire dagli altri, per comunicare ciò che non si riesce a suggerire a parole ed esprimere al meglio l'intera gamma dei sentimenti umani.Il risultato è uno straordinario vortice di emozioni, aperto da riferimenti al cinema delle origini (il treno) e che si chiude di fronte agli studios hollywoodiani, al termine di una sequenza conclusiva da pelle d'oca, tra i finali più significativi e degni di essere ricordati del cinema degli ultimi decenni.
Grande lavoro di un cast in formissima, in cui si segnala in particolare l'intensa prova di Michelle Williams nei panni della madre del protagonista e un memorabile cameo di David Lynch nei panni di John Ford.
Fairytale
È un weekend di grande cinema e, oltre a Spielberg, non si può perdere il nuovo lavoro di un altro maestro come Aleksandr Sokurov.Presentato al Festival di Locarno, “Fairytale” si apre con immagini dal sapore sublime e allo stesso tempo inquietanti: figure del ventesimo secolo come Winston Churchill, Adolf Hitler, Iosif Stalin e Benito Mussolini si trovano all’interno di una sorta di inferno monocromatico, con riferimenti alla Divina Commedia e alle relative illustrazioni di Gustave Doré.Ci sono anche apparizioni di altri personaggi come Napoleone e Gesù in quest’opera profondamente politica, che usa il passato per parlare del presente, in cui Sokurov torna a trattare il tema del potere e delle dittature dopo aver già dedicato a questi argomenti diversi lungometraggi (tra cui si può citare “Moloch”, un agghiacciante e potentissimo ritratto, sempre su Hitler, datato 1999).Attraverso un'estetica di pregevole fattura – le vere immagini dei dittatori e dei leader politici sono state “ritagliate” e inserite all’interno di un contesto scenografico dal taglio profondamente originale e persino sperimentale – il regista russo crea un'esperienza audiovisiva ostica ma appagante, capace di scuotere e ricca di numerosi riferimenti pittorici messi in scena con grande coerenza e sensibilità artistica.
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