«Denti da squalo», un'opera prima acerba ma interessante
Nelle sale arriva l'esordio di Davide Gentile, prodotto da Gabriele Mainetti: un racconto di formazione che funziona a metà
di Andrea Chimento
2' di lettura
Un'opera prima italiana capace di incuriosire è protagonista del weekend in sala: “Denti da squalo”, esordio alla regia di un lungometraggio per Davide Gentile, già autore del notevole cortometraggio “Food for Thought”.
Al centro della trama c'è Walter, un ragazzino di tredici anni che vedrà la sua vita cambiare durante un'estate. Walter ha da poco perso il padre in un tragico incidente: da quel momento la madre si è chiusa sempre più in sé stessa e fatica a ritrovare un dialogo con il figlio.
La scuola è finita e Walter passa le sue giornate gironzolando senza meta, fino al giorno in cui la sua attenzione viene catturata da un luogo misterioso, una villa con una grande piscina. L'acqua della piscina però è torbida e, contrariamente al primo pensiero del giovane, la villa non è abbandonata.
Prodotto da Gabriele Mainetti (regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out”), “Denti da squalo” è un classico racconto di formazione, che sceglie la stagione estiva come canonica forma temporale di passaggio nell'esistenza del giovane protagonista, che durante quei mesi dovrà capire chi vuole essere nel corso della sua vita.Dall'elaborazione del lutto alla fragilità della preadolescenza, passando per la rappresentazione di un particolare microcosmo criminale, la carne al fuoco è davvero tanta e non manca certo di ambizione questa pellicola intensa e interessante, seppur vittima di alcuni passaggi troppo acerbi e di un ritmo che funziona a fasi alterne.
Tra fiaba e realismo
Il tono generale che Gentile dà all'opera è però molto affascinante, grazie alla mescolanza tra uno stile da fiaba dal sapore piuttosto gotico e un'idea di realismo decisamente concreta.L'unione tra questi due registri è coraggiosa, ma col passare dei minuti il film si assesta su binari troppo conosciuti e prevedibili, nonostante la buona caratterizzazione di tutti i personaggi in scena.Nel cast ci sono diversi volti noti come Edoardo Pesce, Claudio Santamaria e Virginia Raffaele, ma a svettare è soprattutto il giovanissimo protagonista Tiziano Menichelli, davvero una bella scoperta.Nonostante qualche momento poco riuscito, “Denti da squalo” è comunque un prodotto da vedere, che dimostra il talento di un regista che potrebbe fare cose davvero importanti in futuro.
Prigione 77
Film discreto è anche “Prigione 77” di Alberto Rodriguez, pellicola che ha ricevuto diverse nomination ai Goya.Ambientato nella Spagna del 1977, il film racconta la storia di Manuel, un giovane contabile in attesa di processo per appropriazione indebita di denaro, che rischia di ricevere una condanna di molti anni.Insieme al suo compagno di cella, il ragazzo farà parte di un movimento comune a tutte le prigioni, che combatte per la libertà. Quest’unione avrà un forte impatto non solo sul diritto penitenziario, ma sull’intera società.Dramma politico di notevole durezza, “Prigione 77” richiama gli anni del franchismo e della dittatura per descrivere eventi da molti ormai dimenticati e rimossi.Già noto per aver diretto “La isla minima”, Rodriguez ha buona mano e il suo film risulta incisivo, seppur eccessivamente didascalico e un po' troppo forzato in alcuni passaggi. Gli spunti che l'autore vuole proporre, però, arrivano forti e chiari agli spettatori e il lungometraggio coinvolge e appassiona al punto giusto. Da vedere.
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