“Le mura di Bergamo”, un grande documentario per riflettere
Dopo la presentazione al Festival di Berlino, arriva nelle nostre sale il nuovo film di Stefano Savona
di Andrea Chimento
I punti chiave
2' di lettura
È stato uno dei film più intensi e importanti dell'ultimo Festival di Berlino e ora è arrivato anche nelle nostre sale: stiamo parlando de “Le mura di Bergamo”, il nuovo documentario di Stefano Savona.
Inserito nella sezione Encounters della manifestazione tedesca, il film ci riporta nell'incubo che Bergamo ha vissuto nel marzo del 2020: la pandemia che ha flagellato il mondo intero si è accanita sulla città in modo spietato.
Questo documentario ripercorre quelle strade deserte, quel terrore che si infittisce giorno dopo giorno isolandoci e allontanandoci dagli altri che finiamo per temere, fisicamente e psicologicamente. Famiglie separate, quelle indimenticabili file di bare fuori dagli ospedali.
I medici, gli infermieri, le persone comuni raccontano il loro punto di vista in un prodotto in grado di far riflettere.
Nato a Palermo nel 1969, Stefano Savona ha firmato un'opera di grande coraggio, facendosi aiutare dai suoi ex studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia che hanno avuto un ruolo notevole all'interno di questa produzione: un documentario sullo scoppio della pandemia è già di per sé qualcosa di complesso da pensare, ma è ancora più interessante il modo con cui il regista e la sua troupe hanno deciso di documentare un momento così tragico della nostra storia recente.
Una terapia collettiva
I lutti personali diventano lutti collettivi da elaborare attraverso i racconti e le immagini raccolti in questo documentario che non lascia indifferenti e che si trasforma in una vera e propria terapia di gruppo per noi spettatori.Savona si conferma un regista importante del cinema italiano contemporaneo, dopo l'altrettanto toccante “La strada dei Samouni”: attraverso uno stile sempre essenziale, minimalista e mai retorico, l'autore ci fa partecipare a una vera e propria terapia di gruppo dal grande spessore psicanalitico.Si riflette sul trauma, sulla paura della morte e su una serie di tematiche estremamente delicate, difficili da raccontare e ancor più da rappresentare: “Le mura di Bergamo” non è soltanto un film dal forte spessore storico e anche politico, ma è soprattutto un lungometraggio di grande umanità, assolutamente da non perdere e tra i titoli più significativi usciti al cinema in questa prima parte del 2023.
Armageddon Time
Un altro dei titoli più attesi del weekend è “Armageddon Time”, nuovo film di James Gray.Si può senza dubbio dire che il regista americano sia tornato a casa con questa pellicola che sembra fortemente ispirata al suo passato: siamo infatti nel Queens degli anni Ottanta, dove Gray è cresciuto, e quello che si sviluppa è un racconto di formazione decisamente personale. Il giovanissimo protagonista Paul sta affrontando un momento fondamentale della sua adolescenza, tanto all’interno di un ambiente scolastico che non riesce ad apprezzarlo, quanto in un nucleo famigliare segnato da un rapporto conflittuale con i genitori e dall’affetto per il nonno. Sono diversi i riferimenti socio-politici in questo progetto piccolo ma ambizioso, sincero eppur piuttosto fragile a causa di un andamento narrativo privo di grande respiro. Diversi passaggi un po' troppo didascalici si alternano però a momenti di notevole forza emotiva, capaci di toccare corde molto profonde e di commuovere: tra questi, le scene che vedono il protagonista a confronto con il nonno, interpretato da un sempre eccellente Anthony Hopkins.
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