ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI film del fine settimana

“Lubo”, da Diritti un grande film di impegno civile

Nelle sale arriva il nuovo lungometraggio di Giorgio Diritti con protagonista Franz Rogowski. Tra le novità anche “Club Zero” di Jessica Hausner

di Andrea Chimento

Una scena tratta dal film «Lubo»

3' di lettura

Giorgio Diritti dirige Franz Rogowski: basterebbe questo per suscitare interesse attorno a “Lubo”, uno dei grandi protagonisti del weekend in sala.
Il regista bolognese, tre anni dopo il notevole “Volevo nascondermi” con Elio Germano nei panni del pittore Antonio Ligabue, è tornato dietro la macchina da presa per raccontare la vita di Lubo, un uomo, interpretato dal bravissimo attore tedesco, che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico per difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di portare via i loro tre figli piccoli, che, in quanto Jenisch, sono stati strappati alla famiglia secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada. Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia.
È un film torrenziale “Lubo”, una pellicola che dura tre ore e in cui si vivono emozioni diverse nel corso della visione: dalla sofferenza alla gioia, dalla speranza al dolore, questo lungometraggio ci porta su una giostra ricca di svariate sensazioni.

Aperto da un notevolissimo incipit, con il protagonista che si svela lentamente durante una bella esibizione, il film inizia così con una simbolica “nascita” di un personaggio con cui subito empatizziamo e di cui seguiamo quelle disavventure che coincidono anche con le varie stagioni della sua esistenza.Come spesso avviene nel cinema del bravo autore di opere importanti come “Il vento fa il suo giro” e “L’uomo che verrà”, è fondamentale il rapporto che si crea tra i corpi umani e l’ambiente che li circonda, come dimostrano numerose sequenze soprattutto nella parte iniziale.

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“Lubo” e gli altri film della settimana

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Una giostra di generi

Si alternano molti generi – dal film di guerra al dramma politico, passando per il mélo – in questa pellicola ambiziosa e coraggiosa, tanto per la durata, quanto per i temi trattati: ispirato al romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore, “Lubo” è un film in cui si sente fortissima la vocazione politica nel voler raccontare l’ingiustizia subita da quelle famiglie nomadi a cui sono stati sottratti i figli con la scusa del programma di rieducazione nazionale. Quello di Diritti è infatti anche un film di denuncia, capace di scuotere nonostante una certa ridondanza nella parte centrale che non limita però il coinvolgimento complessivo.Se già di per sé “Lubo” è un prodotto da non perdere (e che merita la visione sul grande schermo), c’è inoltre un grande valore aggiunto nell’intensa prova di Franz Rogowski, attore che aveva già lavorato con registi italiani come Gabriele Mainetti (“Freaks Out”) e Giovanni Abbruzzese (“Disco Boy”): l’interprete tedesco si conferma uno dei grandi attori europei contemporanei con questa prova che riafferma Diritti come uno dei più bravi registi italiani nelle scelte di casting e nel riprendere i volti di chi è davanti alla sua macchina da presa.

Club Zero

Tra i titoli più attesi della settimana c’è anche “Club Zero” di Jessica Hausner con protagonista Mia Wasikowska. L’attrice australiana interpreta un’insegnante che, appena assunta in una nuova scuola esclusiva, impone la propria visione estrema in termini di alimentazione all’interno di un programma scolastico da lei stessa ideato e rivolto a un ristretto numero di ragazzi. Gli studenti, dopo qualche perplessità, iniziano a subire il fascino della donna non senza pericolose conseguenze.Regista di opere estremamente incisive e taglienti come “Lourdes” e “Little Joe”, l’austriaca Jessica Hausner firma una nuova pellicola dalle atmosfere inquietanti, ambientata quasi del tutto all’interno degli asettici ambienti di un fantomatico istituto scolastico d’élite. Ragionando su certe paranoie e fanatismi, “Club Zero” è un film indubbiamente capace di riflettere sulla contemporaneità, ma gli manca quasi sempre il giusto guizzo per poter scuotere come vorrebbe e dovrebbe fare.Il rischio è quello di scadere nella sterile provocazione che finisce per non rimanere impressa più di tanto: la resa finale è infatti quella di una pellicola più forte sulla carta che nel risultato complessivo, troppo debole per poter mantenere le ambiziose premesse iniziali. Da un’autrice del calibro di Hausner c’è da aspettarsi molto di più.

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