“Passages”, un intenso triangolo sentimentale
Nelle sale il nuovo film di Ira Sachs con protagonista un grandioso Franz Rogowski. Tra le novità anche “Una stanza tutta per sé” di Matan Yair
di Andrea Chimento
I punti chiave
3' di lettura
Un ménage à trois di grande intensità: si può riassumere così “Passages”, nuovo film di Ira Sachs, regista americano noto per “I toni dell'amore” e “Frankie”.
Al centro della storia c'è Tomas, un regista di successo dotato di grande carisma e felicemente sposato da diversi anni con Martin.
Finite le riprese del suo nuovo film, Tomas incontra per caso una giovane insegnante, Agathe, con cui scoppia una passione irrefrenabile. L'uomo decide addirittura di lasciare il marito per lei, ma finisce per tornare su suoi passi quando scopre che anche Martin ha iniziato una relazione extraconiugale.
Presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival e poi alla Berlinale nella sezione Panorama, “Passages” è il film fino a oggi più riuscito della carriera di Ira Sachs, regista che ha iniziato a girare pellicole negli anni Novanta e che aveva dimostrato un discreto talento soltanto a tratti.Il regista statunitense mette in scena un triangolo sentimentale in cui si mescolano passioni, ricatti morali, tradimenti e sensi di colpa: tutti i tre protagonisti sono ben sviluppati in fase di scrittura, così come risulta credibile l'intero andamento narrativo.Il personaggio di Tomas è sicuramente quello su cui Sachs punta di più, rendendolo stratificato, complesso e persino ambiguo nel suo modo di esprimere i sentimenti, verso gli altri e verso se stesso.
Straordinario Franz Rogowski
Sachs cade solo in alcuni momenti in qualche passaggio eccessivamente manierista e un po' studiato a tavolino, ma sono sequenze isolate all'interno di un disegno complessivo funzionale e coinvolgente al punto giusto.Non mancano riferimenti al cinema del passato (a Maurice Pialat, ad esempio) ma, nonostante il tema generale sia già stato ampiamente battuto, “Passages” riesce a risultare originale e appassionante, grazie anche ai brillanti dialoghi che si instaurano tra i tre personaggi principali.È un film che riesce a farsi sentire sottopelle, senza cali di ritmo lungo l'intera durata, con una crescita del climax emotivo col passare dei minuti.
Notevolissimi Ben Whishaw e Adèle Exarchopolous, mentre è semplicemente straordinario Franz Rogowski nei panni di Tomas. L'attore tedesco, che quest'anno abbiamo visto anche in “Disco Boy” di Giacomo Abbruzzese, sarà il protagonista di “Lubo”, il nuovo film di Giorgio Diritti in concorso tra un paio di settimane alla Mostra del Cinema di Venezia.
Una stanza tutta per sé
Tra le altre novità in sala capaci di incuriosire c'è anche “Una stanza tutta per sé”, film israeliano diretto da Matan Yair.Protagonista è Uri, un ragazzo di diciassette anni che condivide la sua stanza con la madre. Da quando suo padre è andato via di casa, la donna non ha più voluto dormire in quella che era la camera coniugale, preferendo dormire accanto al figlio. Uri sta terminando il liceo e dovrà trovare la sua futura strada e… una stanza per sé.È un particolare racconto di formazione questo film che utilizza la metafora di una stanza condivisa come modo per descrivere il legame tra un ragazzo e sua madre. Alternando momenti malinconici con altri più leggeri, è una pellicola in grado di interessare e di regalare più di un'emozione, seppur sia priva di grandi guizzi o di sequenze realmente da ricordare.Scritto dallo stesso regista, “Una stanza per sé” è un film piccolo (anche nella durata di circa 80 minuti) ma dal cuore grande e capace, nonostante qualche limite artistico, di rimanere impresso negli spettatori anche al termine dei titoli di coda.
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