Il viaggio di «Barbie», dalla fantasia alla realtà
Nelle sale arriva l'attesissimo lungometraggio di Greta Gerwig con protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling
di Andrea Chimento
2' di lettura
La crisi esistenziale della bambola più venduta al mondo: si può riassumere così “Barbie”, attesissimo film di Greta Gerwig arrivato questa settimana nelle sale italiane dopo un potente battage pubblicitario.
Prima ancora di vederlo, è già stato scritto di tutto attorno a questo film, tra pregiudizi e una forte curiosità, dettata anche dai nomi dei due sceneggiatori, Greta Gerwig e Noah Baumbach, una delle coppie più quotate all'interno del contesto del cinema indipendente americano degli ultimi anni.
Com'è possibile che la regista di “Lady Bird” e l'autore de “Il calamaro e la balena” e “Storia di un matrimonio” abbiano scelto un progetto incentrato sulla celebre bambola e sul suo mondo incantato?
Una prima risposta ci arriva subito dalla trama, perché se è vero che l'universo in cui si muove Barbie sembra perfetto, dentro di lei iniziano ad annidarsi ombre e paure che la porteranno a interrogarsi sulla sua esistenza. Nel corso di questo viaggio ricco di domande, Barbie e Ken finiranno addirittura nel mondo reale e le cose per loro si complicheranno ulteriormente.
Aperto da una divertente sequenza-parodia di “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, “Barbie” è un film visivamente ambizioso, capace di rendere alla perfezione il magico mondo di Barbie, con i suoi colori pastello e le pose dei personaggi che rimandano direttamente al modo di giocare con le bambole.
Poche idee realmente efficaci
Le idee alla base del film sono interessanti – in relazione soprattutto al contrasto tra il mondo della fantasia e quello della realtà, collegato al rapporto tra il femminile e il maschile – ma sono davvero poche e finiscono per ripetersi costantemente nel corso di una narrazione ridondante.Non mancano momenti divertenti, ma non bastano a rendere del tutto efficace un intrattenimento che funziona solo a fasi alterne e finisce per spegnersi gradualmente nella seconda parte.Gli spunti relativi al femminismo sono incisivi, ma sono troppo didascalici e sottolineati per poter scuotere davvero come avrebbero potuto.Resta un prodotto capace di incuriosire, ma era lecito aspettarsi qualcosa di più ficcante.
Buona prova di Margot Robbie nei panni della protagonista: è in assoluto la migliore dell'intero cast.
Il supplente
Non ha avuto certo le attenzioni mediatiche di “Barbie”, ma merita una menzione “Il supplente”, nuovo film del regista argentino Diego Lerman.
Ambientato nella periferia di Buenos Aires, il film vede protagonista un professore di letteratura separato dalla moglie e con una figlia adolescente: il suo sogno è quello di fare lo scrittore ed è perennemente in attesa di una cattedra all'università che non arriva mai.Durante un momento di sconforto, accetta una supplenza in una scuola di quartiere, frequentata da ragazzi emarginati e dalle storie famigliari difficili. Inizialmente diffidente, il professore si affeziona sempre più alla sua classe tanto da lottare in prima linea per proteggerla quando scoppierà uno scandalo relativo a un traffico di droga.Sul tema di insegnanti che si trovano alle prese con classi impegnative abbiamo già visto numerosi film e senza dubbio “Il supplente” non brilla per originalità. Se le dinamiche narrative sono prevedibili, non è però altrettanto scontata la psicologia dei vari personaggi in scena, ben scritti e ben interpretati da tutto il cast.
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