8 marzo

Filosofe, maestre, imperatrici: grandi pensieri dal gineceo

Filosofe & imperatrici. Nella civiltà greca non avevano vita sociale fuori dalla sfera domestica. Eppure, in un mondo tutto maschile, qualcuna riuscì a imporre la sua voce

di Anna Li Vigni

Calco in gesso dell’Università di Cambridge. La scultura originale è al Louvre di Parigi

4' di lettura

Filosofia è donna. Si pensi a Diotima, sacerdotessa e filosofa, dalla quale il Socrate del Simposio di Platone confessa di avere attinto tutta la propria conoscenza in fatto di eros, uno strumento dottrinale essenziale per giungere alla contemplazione del Bello in sé. Da secoli si dibatte sull’identità di questa donna, fonte dalla quale sarebbe scaturito nientemeno tutto il pensiero occidentale: da alcuni è considerata una fine invenzione letteraria, da altri un personaggio storico realmente esistito, sebbene il suo ritratto intellettuale ci venga consegnato solo da un ricordo di Socrate, in quanto la donna non prese fisicamente parte al banchetto rappresentato nel celebre dialogo. Non c’è da stupirsi, poiché alle donne della Grecia antica veniva rigorosamente preclusa la vita sociale al di fuori della stretta sfera domestica; qui vivevano relegate al solo ruolo di mogli e madri.

Filosofia

Ma se la filosofia è donna, è pure vero che le notizie relative a donne filosofe nel mondo classico sono assai sporadiche. Riaffiora qua e là qualche nome, un titolo d’opera, con contraddizioni tra le fonti e quasi insormontabili problemi nell’attribuzione dei frammenti pervenuti: un programma di lavoro immenso per filologhe, epigrafiste e storiche della filosofia di buona volontà che intendono ricostruire una storia della filosofia antica senza distinzioni di genere.

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Il volume miscellaneo Filosofe, maestre, imperatrici, per la cura di Maddalena Bonelli, rappresenta un tentativo serio e lodevolissimo, che si scontra con una tradizione millenaria di liste di nomi di pensatori redatte rigorosamente al maschile. Se qualche nome di donna fa capolino qua e là, è spesso accompagnato da un pregiudizio: come quello secondo cui ci si stupiva del fatto che la scuola pitagorica accogliesse anche le donne, la cui predisposizione alla chiacchiera sarebbe stata in contrasto col dettame principale della setta, mantenere rigoroso il silenzio sulla dottrina. D’altro canto, viene riportato anche un aneddoto agiografico sulla pitagorica Timica che, catturata dal tiranno siracusano Dionigi, mentre veniva torturata, ed era pure incinta, si strappò la lingua pur di non confessare i segreti della setta.

Esistono vari problemi metodologici, fra i quali il principale è assumere una giusta prospettiva per valutare quale fosse il ruolo effettivo delle donne nel mondo tutto maschile della filosofia antica. La filosofia antica va intesa come qualcosa di diverso dall’attuale speculazione moderna: si trattava di una regola di vita quotidiana, volta a garantire un benessere psicofisico (eudaimonia) che permettesse agli individui di svolgere la propria esistenza al meglio, contribuendo così al benessere generale della polis. Allo stesso tempo era appannaggio della filosofia anche la riflessione astratta sulla natura, quella che oggi consideriamo scienza.

Scuola Pitagorica

Il maggior numero di nomi di donne – ben 17 secondo Aristosseno e Giamblico - le annovera la scuola Pitagorica: fra loro figurano Philtys, Cratesilea, e poi Teano, che alcuni identificano come la moglie di Pitagora e madre delle sue figlie. Sono ricordate come mogli, madri, figlie, seguaci naturali dei loro uomini nel loro percorso sapienziale: tuttavia era riservata loro una trattatistica specializzata, con la quale si impartivano loro precetti per la buona conduzione della vita domestica e la conquista delle virtù femminili.

Indipendentemente dal fatto se siano state davvero filosofe attive e autrici di opere, o semplici destinatarie di precetti confezionati da uomini per loro, il fatto stesso che a queste signore del pitagorismo fosse riservato un ruolo, sebbene marginale, è una novità assoluta nel mondo antico. Ci sono le dovute eccezioni: di Esara di Lucania, ad esempio, resta un frammento di un’opera filosofica in senso stretto, Sulla natura umana; a meno che non si tratti di un fraintendimento, per via della lettura falsata del nome di un uomo, tal Aresa di Lucania.

Le autrici sottolineano come il cercare di reinterpretare in senso «femminista» il pensiero antico sarebbe una forzatura: è immodificabile la prospettiva classica, secondo la quale la donna greca era vincolata a un ruolo subordinato a quello del maschio. Lo stesso Aristotele considerava la donna come un elemento meramente «passivo» nella procreazione, ovvero semplice matrice materiale che accoglie il seme generatore attivo del maschio. Sul piano morale, inoltre, il filosofo reputava la donna non del tutto capace di scegliere compiutamente tra il bene e il male, poiché in lei l’anima intellettiva sarebbe obnubilata dalle passioni scomposte e per questo bisognava inculcarle sin da bambina il senso del pudore, per creare un freno alla sua naturale tendenza al disordine affettivo.

Nel volume è ritratta la figura della regina Plotina, moglie dell’imperatore romano Traiano e madre adottiva di Adriano, della quale viene riportata una epistola presente in due frammenti epigrafici su marmo: vi è ritratta una donna energica, mecenate e sostenitrice convinta dell’epicureismo, una scuola filosofica controcorrente rispetto allo spirito quei tempi.

Chiude la rassegna la figura di Ipazia, filosofa neoplatonica e scienziata ante litteram della scuola di Alessandria che, com’è noto, fu una martire del pensiero al femminile, pagando il prezzo della propria libertà intellettuale con il tragico massacro da parte di una folla inferocita di cristiani (415 d.C.). Figlia del filosofo Teone, esperta di matematiche, superò il padre nell’arte astronomica e fu proprio lei a intuire che la Terra potesse ruotare attorno al Sole con un movimento ellittico. Riferiscono Damascio e Cassiodoro che volle restare vergine per tutta la breve vita. Pare che, essendo assai bella, un suo studente se ne innamorò: allora lei, gettandogli dinanzi un panno per il mestruo, lo apostrofò aspramente criticandolo di amarla solo nell’aspetto fisico, il meno gradevole. Un gesto plateale, per sottolineare che essere donna non è solo essere madre di figli, ma anche madre di idee.

Filosofe, maestre, imperatrici. Per un nuovo canone della storia della filosofia antica, a cura di Maddalena Bonelli, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, pagg. 230, € 17

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