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Finale di Champions: Istanbul amara per l’Inter. La Coppa è di Guardiola e del suo City

Il Manchester City conquista la prima Champions della sua storia, mentre per l'Inter sfuma il sogno di riportare a Milano la Coppa dalla Grandi Orecchie

di Dario Ricci

Istanbul, Champions: la musica mette d'accordo i tifosi di Inter e City

4' di lettura

DAL NOSTRO INVIATO
Istanbul - È celeste la notte sul Bosforo. Il Manchester City conquista la prima Champions della sua storia, mentre per l'Inter sfuma il sogno di riportare a Milano la Coppa dalla Grandi Orecchie.

Invece arriva la terza sconfitta su sei finali, e se per i citizens ecco il Treble con Premier e Coppa d'Inghilterra, per l'Italia si completa si completa all'Ataturk un Triplete alla rovescia, con la sconfitta dei nerazzurri che si somma a quelle di Roma in Europa League e Fiorentina in Conference League.

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Peccato, ma resta una campagna continentale decisamente eccezionale per il nostro calcio. Emozioni forti, quelle di Istanbul, fin dal primo mattino, quando migliaia di tifosi si riversano nel centro storico e in Piazza Taksim, con inglesi e italiani mescolati senza tensioni.

Istanbul: i tifosi alle prese con il maxi-kebab

L’attesa

Il caldo torrido della giornata lascia spazio a una serata perfetta per il calcio. Si prova a immaginare, in tribuna, la partita che sarà, ma intanto si scruta negli occhi e nei cuori dei protagonisti.

Fa un certo effetto rivedere nel riscaldamento pure Skriniar: appena qualche mese fa di quest'Inter era il capitano; poi l'ammutinamento il mancato rinnovo, l'accordo col Paris Saint Germain, i guai alla schiena.

Ma sul prato dell'Ataturk c'è pure lui, perché qui “ci siamo arrivati insieme, e insieme proveremo a fare l'impresa” ha detto Simone Inzaghi alla vigilia, e allora cos'è un tradimento di fronte a un sogno? Nessun rancore può sporcare il desiderio.

Desiderio che anche quello di Pep Guardiola; desiderio e volontà di riabbracciare quella Champions conquistata ‘solo' con Barcellona targato Messi (e pure Iniesta, Xavi e qualcun altro, tanto per dire…), e sfumata nella notte di Porto, due anni, fa in finale nel derby inglese contro il Chelsea.

Un “collettivista” pure lui, Guardiola, che prima pensa all'insieme, appunto, e poi al singolo, ma che pure la concretezza e il pragmatismo – tratti distintivi della saggezza di Inzaghi – l'ha appresi all'accademia del Sor Carletto Mazzone, ai tempi di quel Brescia griffato dal catalano e da un certo Roberto Baggio.

La partita

Manie (o meglio smanie) di grandeur, quelle della Turchia che ritrova la finale di Champions e punta ancora a organizzare gli Europei 2028 e 2032 (e in questo secondo caso, se la vedrà direttamente proprio con la candidatura italiana): la cerimonia introduttiva sembra quasi quella di premiazione, tra balli, canti e fuochi d'artificio: tutto smantellato e impacchettato in un amen.

Il fischio d'inizio di Marciniak arriva puntuale alle 22 locali. Alla faccia della serenità: l'Inter è tesa come una corda di violino, la palla la gioca il City, come previsto, ma i citizens trovano troppi spazi e linee di passaggio, Bernardo Silva con un sinistro a giro maligno sfiora il vantaggio,

Acerbi, Barella e Brozovic provano a calmare i nervi degli altri, prima ancora di ricostruire le geometrie per ora smarrite. Ma bastano un cross di Dimarco e un ripiegamento difensivo di Dzeko su Grealish per rompere il ghiaccio ed entrare in partita. I Pep's boys non buttano un pallone, ma in fondo è proprio quello che l'Inter vuole, per provare a ringhiare sul primo rimpallo favorevole.

Che arriva al 25esimo con un disimpegno sbagliato che il destro di Barella spedisce sul fondo, con Ederson fuori dai pali dopo un disimpegno sbagliato. Il diagonale di sinistro con cui risponde Haaland gela il sangue di tutti, per fortuna non le mani di Onana. Fortuna, quella che gira le spalle a De Bruyne, che s'accascia per un guaio fisico dopo mezz'ora, e dopo altri cinque minuti deve lasciare il posto a Foden.

Perdita non da poco per il City, e non a caso l'Inter guadagna metri e riequilibra un po' il possesso-palla, grazie alla maestria di un ispirato Brozovic. I nerazzurri scollinano il traguardo intermedio del primo tempo sullo zero a zero e con un De Bruyne (che già nella finale 2021 era uscito dopo pochi minuti dopo un tackle del difensore del Chelsea Rudiger) in meno cui dover badare: non male, visto le aspettative e lo svolgimento della prima frazione.

Ma a inizio ripresa tocca a Dzeko alzare bandiera bianca, di fatto anticipando solo di qualche minuto il previsto cambio con Lukaku. L'impressione è che a ritmi più bassi il palleggio degli inglesi batta in testa; e a confermarlo arriva al 58esimo l'errore di Akanji, che lancia Lautaro a tu per tu con Ederson; ma il Toro non incorna e sbatte sui guanti del portiere brasiliano.

Il rischio paga

Rischia sempre, tutto, il City, ma a volte il rischio paga: proprio Akanji al 68esimo pesca Bernardo Silva in verticale, il cross del portoghese è sporcato da Acerbi, Rodri arriva e staffila il gol.

Vantaggio che arriva forse nel momento meritato. Se ne rende conto pure l'Inter, che prova a reagire subito: traversa di Dimarco di testa dopo una serie di rimpalli, poi ancora il laterale di destra colpisce Lukaku a un passo dalla linea di porta del City!

E' il jab del pugile scosso dal colpo che lo ha mandato al tappeto: i nerazzurri sembrano sulle gambe, Inzaghi cerca forze fresche sulle fasce con Gosens e Bellanova per Dumfries e un acciaccato Bastoni, ma è Foden a calciare tra le braccia di Onana il pallone del 2 a 0, mentre i piedi sapienti di Bernardo Silva dettano i nuovi tempi e ritmi degli uomini di Guardiola. Mkhitaryan prende il posto di uno spento Chalanoglu, D'Ambrosio di Darmian.

Il cuore non basta

Il cuore nerazzurro va dove le gambe non arrivano più: all'89esimo ancora Ederson salva su incornata di Lukaku dopo sponda aerea di Gosens, con Ruben Dias che evita miracolosamente l'autogol, poi ancora il belga con un diagonale mancino che si spegne sul fondo.

L'ultimo assalto è ancora di testa, ma Ederson respinge la deviazione di Barella. La Champions entra nella bacheca dei citizens, all'Inter restano i rimpianti ma anche la consapevolezza di aver dato tutto nella notte stregata di Istanbul.


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