Finanziamenti e governance: ecco perché il Cio può «cancellare» l’Italia dalle Olimpiadi
ll Comitato Olimpico internazionale sta seriamente valutando di sanzionare l’Italia, privando la delegazione di inno e bandiera, nella riunione del 27 gennaio. Una controversia che va avanti da due anni a causa della riforma dello sport
di Marco Bellinazzo
5' di lettura
Più di due anni. La disputa sulla conformità della legge di riforma dello sport italiano rispetto ai principi sanciti dalla Carta olimpica va avanti da circa 25 mesi senza che si sia trovata una soluzione soddisfacente. E a poche ore dalla possibile sanzione del Cio che si riunisce il 27 gennaio prima delle nuove elezioni di marzo scatta l’allarme della politica italiana a difesa del tricolore. La riforma dello sport è stata inserita nella Legge di Bilancio approvata negli ultimi giorni del 2018, ed è entrata in vigore dal primo gennaio 2019 all’epoca del primo Governo Conte a guida Movimento 5 stelle - Lega. In queste settimane si sta concludendo l’iter per il varo di 5 decreti attuativi promossi dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (è arrivato anche l’ok della Conferenza Unificata Stato-Regioni) che però non incidono sui due nodi della riforma che limita l’autonomia dello sport italiano: finanziamenti e governance.
I due nodi della riforma
Con la riforma dello Sport tra le altre cose è stato introdotto un meccanismo automatico di finanziamento che prevede un finanziamento allo sport annuale che sia si almeno 408 milioni, pari al 32% del gettito fiscale del settore. Tuttavia la legge ha modificato la governance dello sport italiano creando una nuova società, Sport e Salute, dipendente dela ministero dell’Economia, al posto della Coni Servizi (società del Coni). Sport e Salute dotata di una propria struttura, di un proprio Cda, di una sua pianta organica e di un patrimonio ad hoc che include lo Stadio Olimpico ad esempio è poi chiamata a firmare un contratto di servizio con il Coni (ora in stallo). Quanto ai contributi che prima andavano dal Governo al Coni, dal 2019 vengono assegnati prevalentemente (minimo 368 milioni) a Sport e Salute per finanziare l’attività sportiva di base e le Federazioni, mentre al Coni vanno solo 40 milioni per l’attività olimpica e di alto livello. Tutto ciò e in particolare la riduzione del perimetro di autonomia operativa del Coni rispetto a Sport e Salute e dunque a un’autorità dipendende alla politica ha provocato la contrarietà del Cio già espressa negli due ultimi anni in diverse occasioni.
La posizione del Coni
Il presidente del Coni Giovanni Malagò, intervenendo in videoconferenza all’audizione presso le Commissioni riunite VII, VIII e IX della Camera dei Deputati, ha spiegato che «il Cio non chiede nulla di diverso da ciò che il governo italiano si è sempre impegnato di fare, per la prima volta il 24 giugno 2019 quando l’Esecutivo ha firmato l’host city contract per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026». Per il numero uno del Coni «ci siamo ridotti così perché la società Sport e Salute, diventata emanazione del governo, nel frattempo non ha scorporato le funzioni del Coni: pianta organica e asset. Nell'ambito delle sue funzioni, il Coni non può dipendere da una società del governo. Credo che c’è la volontà di sistemare la situazione ma per colpa della politica questo discorso in 25 mesi non è stato risolto».
L’allarme di Ricci Bitti
«Ho appena avuto una conference call con Thomas Bach, se avessero già deciso lo avrei saputo. La situazione comunque è molto chiara: l'Italia è fuori dalle regole della carta olimpica da due anni e quindi anche la pazienza della gente che in generale cerca soluzioni e non sanzioni è alla fine e quindi è sanzionabilissima», ha precisato Francesco Ricci Bitti, a lungo membro Cio e ora presidente dell'Asoif che riunisce le Federazioni internazionali olimpiche estive, al telefono con l'Ansa. «Il comitato esecutivo del Cio avrà una discussione - ha aggiunto Ricci Bitti - Siamo sicuramente sanzionabili da due anni. Lo sport non chiede autonomia assoluta ma autonomia responsabile, autodeterminazione. Alcune regole non sono state rispettate dalla politica italiana nelle sue varie forme già da due governi. Incertezza politica? La gente si aspettava che il Governo trovasse la soluzione ma il Governo, da quanto si vede anche dall'estero, ora ha delle beghe anche più grosse». Ricci Bitti ha poi sottolineato che «il premier Conte si era impegnato formalmente con il presidente Bach quando c’è stata l'assegnazione delle olimpiadi invernali di Milano-Cortina. La situazione è chiarissima. Il comitato esecutivo valuterà. Ha tanti problemi da affrontare e non so se valuterà anche la difficoltà del nostro Governo. Tecnicamente siamo sanzionabilissimi l'unica cosa da vedere è se l'esecutivo dà la sanzione o decide per una 'condizionale'. Sono le uniche due possibilità. Certo in due anni c'era tempo sufficiente e questo giustifica lo spazientirsi delle autorità del Cio che mai avrebbero immaginato di dovere prendere dei provvedimenti verso un comitato olimpico storico come il nostro».
La difesa della riforma
«È sbagliato strumentalizzare la vicenda, così come è sbagliato sottovalutarla. Ho ben presente il problema, in prima battuta il personale che deve essere in diretta connessione con il Coni. Così come richiesto dal Cio. Serve un intervento chirurgico il prima possibile, in modo che l'autonomia venga ridata al Coni», ha sottolineato l'onorevole Simone Valente, esponente dei 5 Stelle e delegato allo Sport del MoVimento, che con l’allora sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti della Lega ha ispirato la riforma dello sport oggetto delle critiche del Cio. «Una legge che voleva dare una visione innovativa alla governance, se fatta in diversi step doveva colmare un vulnus, la situazione ora non è più rimandabile - ha chiarito Valente - Ma penso che la situazione, uguale a tanti altri paesi nel mondo, può rimanere anche se va trovata una soluzione per mettere un punto una volta per tutte. Sono convinto che l’Italia parteciperà ai Giochi, sia con l'inno che con la bandiera, e che potrà ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. Sono certo che una soluzione verrà, anzi, deve essere trovata. Il governo è in una situazione difficile, ma deve impegnarsi per dare un segnale al Cio mettendo davanti l'immagine dell'Italia, che non possiamo permetterci di macchiare».
Sport e Salute
«Il Cio ci chiede maggiore autonomia o ci chiede una legge? Da quello che abbiamo letto si chiede un ritorno al passato. Mai Sport e Salute ha inciso o tentato di incidere sull'autonomia del Coni. Nessuna ingerenza», ha precisato il presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli, rispondendo alle domande degli Onorevoli all'audizione presso le Commissioni riunite VII, VIII e IX della Camera dei Deputati. «Sport e Salute - ha aggiunto Cozzoli - aveva proposto una soluzione tempestiva, semplice, lineare, peraltro sollecitata dal Coni in una lettera del settembre 2019. Evidentemente questa soluzione non va più bene al Coni. Abbiamo invitato il Coni per aiutarci a definire il contratto di servizio per legge e non abbiamo avuto risposta. Noi siamo disponibili a dare al Coni il personale e i servizi che chiede ma la sensazione è che oggi siamo solo noi a cercare una soluzione istituzionale»,
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