il processo in corso a bruxelles

Fino a 20 anni di carcere per lo stragista di Parigi. Faro sulle cellule logistiche in Italia

di Ivan Cimmarusti

Abdeslam a processo: non ho paura di voi, mi fido di Allah

3' di lettura

Fino a 20 anni di carcere per lo stragista di Parigi Salah Abdeslam, unico sopravvissuto del commando che il 13 novembre 2015 fece fuoco sui cittadini nel cuore della capitale francese uccidendo 130 persone. È la richiesta che il procuratore Kathleen Grosjean è in procinto di formulare nel processo in corso a Bruxelles, dove Abdeslam fu arrestato il 18 marzo 2016. Lo stragista - che non ha mai voluto collaborare con le autorità - è tra quelli individuati dall’Antiterrorismo italiano che in più occasioni ha attraversato l’Italia nei suoi viaggi dal Medio Oriente verso il Nord Europa, passando da Atene e Bari.

La sparatoria a Bruxelles
Abdeslam comparso oggi davanti al Tribunale correzionale di Bruxelles, deve rispondere di una sparatoria nella capitale belga nella quale furono feriti quattro poliziotti il 15 marzo 2016, tre giorni prima della sua cattura. Trasferito per l’occasione da un carcere francese, Abdeslam ha rifiutato di rispondere alle domande. «I musulmani sono trattati e giudicati nella peggiore delle maniere, senza pietà, non c’è presunzione d'innocenza. Giudicatemi, fate quello che volete, ho fiducia in Allah e e non ho paura di voi», ha dichiarato, secondo quanto riferiscono i media belgi.

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I viaggi in Italia
Il 1° agosto 2015 Abdeslam passa attraverso il porto di Bari per imbarcarsi su un traghetto diretto ad Atene, dove sono state individuate diverse cellule di matrice jihadista. Stando agli accertamenti investigativi svolti dalle autorità italiane, dalla capitale greca, si è nuovamente imbarcato su una nave che il successivo 6 agosto lo ha riportato a Bari. E forse non è un caso se in quelle ore un altro personaggio sotto inchiesta tentava di imbarcarsi a Bari per la Grecia: il presunto avvocato Ridha Shwan Jalal, arrestato a marzo 2016 per documenti falsi e terrorismo internazionale. Stando alle verifiche, sarebbe stato in sospetti rapporti con Muhamad Majid - condannato a Milano per associazione di tipo terroristico - anche lui arrestato a dicembre 2015 nel capoluogo pugliese. Ridha Shwan Jalal ha avviato una collaborazione con i sostituti procuratori di Bari, Renato Nitti e Roberto Rossi.

Il terzo uomo del covo di Forest
Insieme a lui, alla sbarra c’è anche Sofien Ayari, il “terzo uomo” del covo dell’appartamento di Forest (Bruxelles), dove durante una perquisizione della polizia è stato sferrato - ha spiegato l’accusa - un vero e proprio attacco contro le forze dell’ordine con un arsenale impressionante. «Scene di guerra», le ha definite la legale della parte civile. Non, quindi, tre uomini asserragliati che si difendono, con il «secondo uomo», Mohamed Belkaid, che resta a coprire la fuga degli altri due e viene ucciso, ma un «agguato con una volontà omicida» premeditata, ha affermato la pm, con «colpo per colpo sparato ad altezza uomo».

Risarcimento danni per 143mila euro
Due poliziotti sono comunque rimasti invalidi permanenti per le ferite riportate nello scontro a fuoco, per cui l’avvocatura di stato ha chiesto anche 143mila euro di danni ad Abdeslam e Ayari. Ad aver sparato sulla polizia sono stati, secondo la procuratrice, solo Belkaid e Ayari, sebbene quest’ultimo abbia detto che a tirare fu solo Belkaid, deceduto, mentre lui e Salah erano in cucina a guardare il loro tablet. Non Salah, quindi, ma per Grosjean tutti e tre sono ugualmente “corresponsabili”. Nel covo, oltre alle loro impronte, sono state ritrovate le tracce anche di uomini coinvolti sia negli attacchi di Parigi che di Bruxelles: Bilal Hadfi, che si fece esplodere allo Stade de France, “l'artificiere” Najim Laachraoui, “l'uomo col cappello” Mohamed Abrini e Oussama Krayem.

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