First Republic, 100 miliardi di depositi persi e titolo più che dimezzato in due sedute
Il dato della trimestrale: emorragia frenata dopo l’iniezione da 30 miliardi
di Redazione Finanza
2' di lettura
Tanto tuonò che piovve. I clienti della First Republic Bank hanno ritirato dalla banca più di 100 miliardi di dollari in depositi durante la crisi del mese scorso, mentre si temeva che potesse essere la terza banca a fallire dopo il crollo della Silicon Valley Bank e della Signature Bank.
Il dato è peggiore delle attese e ha segnato la seduta di ieri a Wall Street, dove i titoli dell’istituto californiano hanno chiuso in calo del 49,37%. Nella giornata di mercoledì 26 aprile il crollo continua, con la banca giù di oltre il 30 per cento e una capitalizzazione di mercato scesa a cavallo del miliardo di dollari.
Era il dato più atteso della trimestrale presentata da First Republic, con sede a San Francisco: solo dopo che un gruppo di grandi banche è intervenuto per salvarla depositando 30 miliardi di dollari di depositi non assicurati, ha dichiarato, la banca è riuscita a frenare l’emorragia.
Ora intende vendere attività e ristrutturare il proprio bilancio e che prevede di licenziare fino a un quarto della propria forza lavoro, che alla fine del 2022 ammontava a circa 7.200 dipendenti. First Republic ha comunicato di avere depositi per 173,5 miliardi di dollari all’inizio di marzo, prima del fallimento della Silicon Valley Bank il 9 marzo. Il 21 aprile aveva depositi per 102,7 miliardi di dollari, compresi i 30 miliardi di dollari depositati dalle grandi banche. Dalla fine di marzo, i suoi depositi sono rimasti relativamente stabili. “Continuiamo a prendere provvedimenti per rafforzare la nostra attività”, hanno dichiarato Jim Herbert, presidente esecutivo della banca, e Mike Roffler, amministratore delegato della banca, in una dichiarazione congiunta.
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