Fisco e partite Iva, patto per due anni: 2 miliardi di fatture per fissare i redditi
La proposta di accordo prevista dalla delega fiscale si baserà sui dati dei documenti elettronici trasmessi ogni anno alle Entrate. Fusione tra Sogei e Sose per potenziare la struttura tecnologica
di Marco Mobili, Giovanni Parente
3' di lettura
Il conto anticipato che il Fisco si prepara a presentare a piccole imprese, autonomi e professionisti potrà contare su una miniera di informazioni. Oltre 2 miliardi di fatture elettroniche per ogni periodo di imposta. È questa la base (da cumulare poi anno per anno) dalla quale l’amministrazione finanziaria partirà per far girare i suoi “cervelloni” e cercare di far decollare, dopo le sorti poco felici dei precedenti tentativi, il nuovo concordato preventivo biennale. Uno strumento fortemente voluto dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che nella riforma fiscale – attesa da domani all’esame in seconda lettura al Senato – si pone nella linea di giocare d’anticipo e puntare ad accompagnare i contribuenti all’adempimento spontaneo. L’obiettivo è di cambiare radicalmente approccio nella lotta all’evasione. Come dice spesso Leo, «cambiamo verso» così da non dover rincorrere dopo l’imponibile non dichiarato con controlli sostanziali una platea di partite Iva che gli stessi uffici non potranno mai coprire.
Coinvolte 2,5 milioni di partite Iva
Si tratta di monitorare e inseguire almeno 2,5 milioni di partite Iva, ora sottoposte alle pagelle fiscali (l’evoluzione degli studi di settore). Una missione proibitiva sia con i numeri attuali degli organici dell’agenzia delle Entrate sia con il rafforzamento ipotizzato in prospettiva (si veda il servizio in pagina). Da qui il tentativo, con il nuovo concordato preventivo, di far girare i dati già a disposizione e quelli che arriveranno nei prossimi anni per arrivare anche con software predittivi a proporre un calcolo di imposizione “realistico”. Calcolo che vincolerebbe i contribuenti per due anni e, quindi, senza pretendere nulla di più sul fronte delle imposte dei redditi e dell’Irap (finché resterà in vita) anche se poi ricavi o compensi andassero meglio del previsto.
Ecco perché la fattura elettronica rappresenterà la prima fonte di informazione. Una fonte capace di tracciare le operazioni attive (cessioni di beni e servizi) e passive (acquisti), ma che dopo i ritocchi ai codici da inserire o alle voci da selezionare potrebbe rivelare molti più particolari della vita fiscale di un’attività produttiva. Del resto, dietro i 2,2 miliardi di fatture elettroniche emesse nel 2022 (ossia passate dal Sistema di interscambio delle Entrate) c’è un dato che può far ben sperare sulla capacità del Fisco di essere il più attendibile possibile: il numero di soggetti che ha compilato e spedito una fattura elettronica ha superato i 5,5 milioni con una crescita di oltre il 41% rispetto al primo anno dell’obbligo tra privati. Numero destinato ulteriormente a crescere se si pensa che dal 2024 l’obbligo sarà esteso anche a tutte le partite Iva nel regime forfettario senza più gli esoneri attuali. A fronte dell’obiezione che queste cifre potrebbero non intercettare chi non fattura, c’è la considerazione che eventuali “buchi” potrebbero essere colmati anche attraverso le altre fonti garantite dai dati in possesso del Fisco: dagli scontrini telematici alle liquidazioni periodiche Iva. Così come del resto avviene già ora: i dati dell’e-fattura sono, ad esempio, incrociati per le lettere di compliance o in chiave anti-frode.
Braccio operativo Sogei-Sose rafforzato
Inoltre il lavoro preparatorio sul concordato preventivo potrà contare a breve su una struttura e un partner teconologico più che rafforzato. A breve la crescente sinergia tra Sogei (ossia il partner tecnologico del Fisco italiano) e Sose (la società partecipata da Mef e Banca d’Italia che ha gestito prima gli studi di settore e ora le pagelle fiscali) porterà alla fusione delle due società che permetterà al governo e all’amministrazione finanziaria di disporre di un braccio operativo in grado di accelerare i progetti di sviluppo tecnologico e integrazione anche delle altre banche dati “esterne” all’Anagrafe tributaria già attualmente utilizzate per le pagelle fiscali. Anche se, in attesa dei decreti attuativi della delega, molte decisioni devono essere ancora pienamente messe a fuoco, il modello delle pagelle fiscali potrebbe servire come una sorta chiave di accesso più facile al concordato preventivo e al contraddittorio preventivo con modalità semplificate che il Ddl di delega prevede.
La logica è quella dell’attuale regime premiale: chi, infatti, raggiunge un voto dall’8 a salire, adeguandosi quindi al risultato atteso dagli indicatori del Fisco, potrà avere una corsia preferenziale per l’accesso al concordato preventivo. I dati sulle ultime dichiarazioni disponibili segnalano che quasi 1,1 milioni hanno un punteggio per entrare nel premiale. Sono poco meno della metà della platea: questo significa che bisognerà lavorare sul restante 55,4 per cento per fare in modo che il cambio di prospettiva funzioni davvero e non si riveli, come sostengono invece i critici, un regalo agli evasori.
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