Fisco, delega al voto ma non c’è accordo nella maggioranza
In commissione Finanze della Camera al via le votazioni. La Lega: «Non ci sono le condizioni per approvare il provvedimento». Draghi pronto a porre la fiducia
di Nicola Barone
I punti chiave
3' di lettura
Al via il voto sulla delega fiscale in commissione Finanze della Camera ma non si è ancora trovato l’accordo in maggioranza sul pacchetto di riformulazioni degli emendamenti avanzato dal Governo, che dovrebbe portare al ritiro delle proposte di modifica al testo presentate dalle forze politiche di maggioranza.Si voteranno dunque, uno per uno, i circa 440 emendamenti rimasti. «Nonostante la buona volontà messa in campo dal centrodestra, non ci sono le condizioni, al momento, per approvare la delega fiscale: chi cercherà forzature senza accordo di maggioranza si prenderà la responsabilità di mettere in difficoltà il governo» è la posizione della Lega. A cui il premier Mario Draghi risponde dicendosi pronto anche a blindare il provvedimento con la fiducia.
Il 19 aprile in Aula
Forza Italia e Lega avevano posto nuove condizioni sulla delega fiscale. Avrebbero dovuto essere vincolanti i pareri delle commissioni parlamentari sui decreti attuativi, come chiarito all’unisono nella riunione di maggioranza di martedì 5, altrimenti strada sbarrata al pacchetto di emendamenti proposto dal governo. La Lega, poi, ha aggiunto un secondo paletto: «Non devono aumentare le tasse su Bot e locazioni». Il risultato è l’irritazione delle altre forze di maggioranza e lo stallo conseguente. Servirà dunque qualche ora in più per evitare un nuovo scontro lungo il percorso del provvedimento, atteso il 19 aprile in Aula. Dove è destinato a riaprirsi il fronte sul catasto e la Lega fa sapere che terrà un atteggiamento «durissimo».
I paletti della Lega
A fine riunione, dopo aver respinto la proposta di mediazione del Mef che ha ricucito faticosamente 25 emendamenti (dallo scivolo per la flat tax al cashback fiscale, dalla clausola contro gli aumenti delle tasse al superamento dell’Irap) tenendo conto delle richieste anche contrastanti dei vari gruppi, il leghista Alberto Gusmeroli ha riferito al suo leader Matteo Salvini e ha chiesto uno slittamento del voto previsto. Lo ha concesso, non senza un certo disappunto, il presidente della commissione, il relatore Luigi Marattin (Italia Viva) avvertendo però che è un «ultimo gesto di apertura e disponibilità». Pd, M5S e LeU sono pronti ad accettare la proposta del Mef. La Lega, invece, punta i piedi e chiede di includere uno per il mantenimento dell’imposta attuale per le «cedolari esistenti». Proposta incompatibile con la delega, che esplicita l’evoluzione verso un modello duale, con la stessa aliquota proporzionale per i redditi derivanti dall’impiego del capitale, anche nel mercato immobiliare, e l’Irpef progressiva su quelli da lavoro.
Giacomoni (Fi): delega ampia, evitare aumenti
Relatore e governo hanno già dato parere negativo sull’altro emendamento che Fi e Lega non intendono ritirare. «È una sorta di clausola di salvaguardia - la sintesi del deputato azzurro Sestino Giacomoni -. Poiché la delega è molto ampia vogliamo evitare che una manina possa aumentare la pressione fiscale». L’emendamento è sottoscritto anche da FdI che, in quanto forza d’opposizione, probabilmente chiederà comunque di metterlo al voto. Il rischio che la maggioranza si spacchi è quindi concreto.
Le incognite dei prossimi passaggi
«Siamo vicinissimi all’accordo. Domani, qualsiasi cosa succeda, votiamo - ha spiegato Marattin -. Se la Lega manterrà questo atteggiamento, in commissione possiamo anche dare mandato al relatore sul testo originale, senza modifiche. Però è quello che stiamo cercando di evitare». È evidente che non tutte le forze di maggioranza hanno la stessa premura nei confronti di questa delega. Se si troverà il modo di portare a termine l’esame in commissione, Lega e Fi sono comunque pronti a tornare alla carica in Aula alla Camera, e poi al Senato, contro la riforma del catasto.
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