Fisco, ecco la mappa delle scadenze di giugno: sono 141 più quelle per i tributi locali
Il 30 giugno scade uno degli adempimenti che stanno maggiormente preoccupando gli addetti ai lavori: l’autocertificazione degli aiuti Covid
di Giovanni Parente
I punti chiave
4' di lettura
Ancora una volta il sentimento prevalente sarà la speranza che qualcosa possa migliorare nel futuro, magari con la delega fiscale che riprenderà l’iter in commissione alla Camera fra due settimane. Per il presente con grande pragmatismo bisognerà fare i conti con il calendario e con le risorse finanziarie disponibili. L’arrivo di giugno significa per i contribuenti, soprattutto per professionisti e imprese, uno scoglio davvero arduo da superare. Alle 141 scadenze mappate dall’agenzia delle Entrate vanno, infatti, aggiunte quelle per i tributi locali (primo fra tutti il versamento Imu del 16 giugno) e una delle ultime eredità delle misure introdotte per la pandemia. Una coda velenosa se si considera che proprio il 30 giugno scade uno degli adempimenti che stanno maggiormente preoccupando gli addetti ai lavori: l’autocertificazione degli aiuti Covid. Otto pagine in cui mappare e districarsi tra fondi perduti, crediti d’imposta ed esoneri messi a disposizione per consentire di superare le difficoltà collegate alla crisi economica 2020-2021. Il tutto verificando il rispetto dei limiti del Temporary framework dell’Unione europea.
Richiesta una proroga
Dai professionisti e dalle categorie produttive, per la dichiarazione degli aiuti Covid, si è levata già con forza la richiesta di una proroga al 30 settembre. Richiesta rispedita al mittente per due volte dal ministero dell’Economia con altrettante risposte a question time in Parlamento, con la motivazione che quei dati servono all’agenzia delle Entrate per la registrazione degli aiuti individuali ottenuti nel 2020 all’interno del Registro nazionale degli aiuti di Stato (Rna) entro la fine dell’anno. C’è da aspettarsi che, considerando il numero elevato di beneficiari e la concomitanza con altre scadenze, i rappresentanti di categorie e professionisti tornino alla carica con l’avvicinarsi del termine, cercando di strappare qualche settimana in più per districarsi nella complessa ricostruzione delle informazioni da indicare.
Entro il 30 giugno 2022 la restituzione dell’Irap 2019-2020
Tra l’altro, non va dimenticato che proprio il 30 giugno scade il termine per restituire senza sanzioni e interessi il saldo 2019 e il primo acconto 2020 dell’Irap, per cui era stato disposto l’esonero dal decreto Rilancio, nel caso in cui siano stati superati i limiti del quadro temporaneo della Commissione Ue. Una scadenza che è stata già rinviata cinque volte (l’ultima in ordine cronologico con la conversione del decreto Milleproroghe). A meno che in via legislativa non si decida di intervenire di nuovo, la deadline arriva proprio nel tax day che riguarda circa 4 milioni di partite Iva (tra quelle obbligate a compilare le pagelle fiscali e quelle nei regimi di flat tax): il 30 giugno è, infatti, l’ultimo giorno per versare senza maggiorazioni le imposte (saldo 2021 e primo acconto 2022) risultanti dalle dichiarazioni dei redditi.
L’esborso economico
Negli anni passati è sempre stato necessario intervenire con una proroga, la cui richiesta era stata giustificata con il ritardo del software per gli studi di settore. Quest’anno il programma «Il tuo Isa» per la compilazione delle pagelle fiscali (da cui tante attività saranno esonerate per le difficoltà connesse alla crisi post pandemica) è stato pubblicato il 3 maggio, ma la difficoltà principale resta collegata alla forte concentrazione di adempimenti e soprattutto versamenti. Nel complesso gli obblighi di pagamento rappresentano, infatti, l’86,5% di tutti gli appuntamenti fiscali in agenda a giugno, con una forte pressione anche in termini di cassa.
La dichiarazione Imu
Il problema di fondo, però, resta quello di una concentrazione tutta spostata nei mesi pre-estivi di adempimenti tributari in qualche modo “cruciali”. Un problema che si innesta su un’eccessiva volubilità della legislazione in campo fiscale. E qui si annidano le insidie principali, perché dietro un obbligo dichiarativo, di calcolo, di versamento c’è una necessità di interpretazione sostanziale delle norme che cambiano di continuo. Un discorso che non vale solo per le imposte erariali. Basti pensare al caso dell’Imu. Sulla dichiarazione, che va presentata entro il 30 giugno in caso di variazioni intervenute lo scorso anno da comunicare, incombe la modifica del modello (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri). Modifiche rese necessarie proprio dai ritocchi sull’imposta municipali sugli immobili. In primo luogo le esenzioni disposte per le attività economiche maggiormente colpite dall’emergenza Covid, ma anche quello che scattate da inizio anno come l’esenzione per gli immobili merce e quella per una sola abitazione per i coniugi con residenze diverse. A meno di un mese dalla scadenza di trasmissione (e senza voler tirare in ballo i principi dello Statuto del contribuente, che restano molto spessi disattesi) bisognerà quindi ancora attendere che la trafila per l’approvazione della nuova dichiarazione venga completata.
Dal 1° luglio la fatturazione elettronica
Tutto questo senza dimenticare le altre novità a cui bisogna prepararsi al debutto dal 1° luglio, a meno che il Parlamento non decida per un rinvio (si veda pagina 3). Il riferimento è in particolare all’obbligo di fatturazione elettronica per minimi e forfettari, anche se resta l’esclusione fino al 2024 per chi ha ricavi o compensi fino a 25mila euro e per il primo trimestre di debutto ci sarà una maggiore elasticità per l’emissione del documento. Insomma, anche dopo giugno, si preannuncia un’estate molto calda sul fronte fiscale.
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