Delega fiscale in commissione Finanze al Senato: il viceministro Leo chiarisce che non è un prelievo forzoso
Il viceministro Leo: si accelera solo l’iter informatico per vedere se ci sono i soldi o meno. Boccia (Pd): visioni diverse, serve più equità. Garavaglia (Lega): difficile chiudere la prossima settimana
di Giovanni Parente, Gianni Trovati
I punti chiave
3' di lettura
Nessun prelievo forzoso ma solo una modifica per evitare che i pignoramenti sui conti correnti, già attualmente possibili per la riscossione, siano fatti al “buio”. Un modo per rendere più efficiente l’attività di recupero, su cui pende un arretrato di 1.153 miliardi, «evitando l’avvio di procedure di pignoramento che si rilevano poi infruttuose e mantenendo, in ogni caso, tutte le forme di tutela previste a favore del debitore».
Nella discussione sulla delega fiscale in commissione Finanze al Senato, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha provato a «spiegare bene questa tempesta in un bicchiere d’acqua del “prelievo forzoso”: non è assolutamente così perché è sostanzialmente un meccanismo che discende dal Codice di procedura civile e si rende applicabile anche alle altre ipotesi, non solo quando c’è di mezzo lo Stato».
Il pignoramento presso terzi
Una spiegazione per convincere le opposizioni presenti (il M5S) e la maggioranza che il pignoramento presso terzi già esiste e che «è rimasto tutto com’è, l’unica cosa è che si accelera, con il procedimento informatico, la verifica se ci sono i soldi e quindi si può fare il pignoramento che andrà a buon fine».
Parole a cui il viceministro ha accompagnato un «no» a emendamenti soppressivi, come quello annunciato nei giorni scorsi da Matteo Renzi , leader di un’Iv che pure alla Camera ha votato a favore della riforma, e un’apertura alla possibilità di «specificare qualcosa» se ci fosse la necessità, fermo restando che bisogna «rendere più semplice» il sistema della riscossione e informatizzarlo.
Il progressivo superamento del ruolo
In questo percorso si iscrive anche il progressivo superamento del ruolo (contenuto sempre nella delega fiscale) che, come fatto notare dal viceministro, si «potrebbe realizzarsi estendendo l’avviso di accertamento esecutivo anche ad altre tipologie di entrate - ad esempio le entrate degli enti locali per le sanzioni amministrative del Codice della strada - che prevedono, già prima del ruolo e della cartella di pagamento, la notifica di un atto al debitore, come nel caso del verbale per le sanzioni del Codice della strada, indicandogli i termini per il pagamento o per presentare ricorso all’autorità giudiziaria».
I chiarimenti portati in commissione a Palazzo Madama dal titolare della delega sulle Finanze puntavano a svelenire il clima incendiato nei giorni scorsi dalla proposta del leader leghista sulla «grande e definitiva pace fiscale» (di cui giovedì 20 ovviamente non si è tornati a parlare perché il dossier non riguarda la delega).
Le aperture
La mossa ha riaperto qualche canale di comunicazione con il Pd, che con il capogruppo Francesco Boccia giudica «apprezzabile» l’impegno nella spiegazione e nel rispondere alle domande mostrato dal viceministro, mentre i Cinque Stelle hanno proseguito sulla strada dell’Aventino non partecipando ai lavori.
Sempre nell’ottica di un’apertura alle esigenze parlamentari, Leo ha assicurato che il Governo non presenterà emendamenti in prima persona, lasciando quindi alla relatrice Antonella Zedda (FdI) il compito di portare anche i testi già concordati come quello sulla fiscalità locale. Tema su cui in mattinata le Regioni in audizione sono tornate a premere sottolineando che il sistema di compartecipazioni prospettato nella riforma mette a rischio «la manovrabilità dei tributi» dei governi territoriali.
Le incognite sui tempi
In ogni caso il campo non è sgombrato dalle incognite sui tempi di esame del testo al Senato, da cui dipende la possibilità di chiudere con il via libera finale in terza lettura alla Camera prima della pausa estiva. «Presenteremo altri emendamenti sulla necessità di rendere il Fisco più equo», sottolinea Boccia dopo che il Pd ha già depositato 100 correttivi relativi anche ai temi già discussi alla Camera.
Ma le incognite sul calendario sono anche tecniche. «Essendo un disegno di legge collegato alla manovra - spiega il presidente della commissione Finanze del Senato, il leghista Massimo Garavaglia - dobbiamo aspettare i pareri della commissione Bilancio, senza i quali non possiamo votare gli emendamenti. È difficile che si riesca a completare il lavoro in commissione entro la prossima settimana».
Il disegno di legge resta calendarizzato per l’Aula del Senato nella settimana successiva, dall’1 al 4 agosto, ma è l’ultimo punto all’ordine del giorno e uno slittamento non è improbabile.
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