Due gradini sopra il junk

Fitch abbassa di un gradino il rating dell’Italia: tripla B. «Rischi politici aumentati»

di Redazione online

2' di lettura

Fitch ha abbassato il rating dell'Italia da BBB+ a BBB, due gradini sopra il grado speculativo o junk. L'outlook è stabile. Lo ha reso noto l'agenzia internazionale, secondo cui i rischi di un «governo debole o instabile sono aumentati». Fitch prevede una crescita per l'Italia dello 0,9% nel 2017 e dell'1,0% nel 2018; e punta il dito sulla debole crescita dell'economia italiana oltre che sul ritardo nel consolidamento dei conti. Severo il giudizio sul «fallimento» per quanto attiene alla riduzione dell'elevatissimo livello del debito pubblico. «Questo - afferma Fitch nella nota - espone maggiormente il Paese a potenziali shock sfavorevoli».

Quanto alle «debolezze delle banche» italiane, aumentano i rischi al ribasso per l'economia e le finanze pubbliche, secondo Fitch. L'outlook per il settore bancario è «negativo» e questo è legato soprattutto alle sfide per ridurre i crediti
deteriorati e la debole redditività. Proprio ieri dal Fondo monetario era giunto all’Italia un nuovo monito a «risolvere presto» il problema dei non performing loans o Npl.

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Il più recente declassamento dell’Italia era stato registrato a gennaio quando l’agenzia canadese Dbrs aveva tolto l’ultima A al Belpaese, passato da “A-low” a “BBB high”, con prospettive stabili. Decisione che aveva avuto un impatto sulle garanzie che le banche italiane devono fornire alla Banca centrale europea: la bocciatura ha aumentato la trattenuta (tecnicamente, haircut) della Bce sui titoli di Stato italiani dati in pegno dalle banche quando chiedono liquidità.

L'agenzia con sede a Toronto aveva rivisto il suo giudizio per via di «una combinazione di fattori», ma aveva ugualmente sottolineato il peso sia di una crescente incertezza rispetto alla capacità politica (soprattutto alla luce della bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre, ndr) «di sostenere gli sforzi per riforme strutturali», sia della «continua debolezza del sistema bancario, in un periodo di fragilità della crescita».

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