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Fitto rassicura i sindaci: «Non si toccano i fondi del Pnrr già assegnati»

La risposta del Governo all'Anci che aveva rivendicato il 91% di risorse già impegnate. Salvini va oltre: «Nella revisione più soldi ai Comuni»

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Pnrr, Fitto: "Su terza rata siamo a fase conclusiva, sono ottimista"

4' di lettura

«I fondi del Pnrr già assegnati determinano obbligazioni giuridicamente vincolanti», e quindi non potranno essere investite dalla rimodulazione. Nel suo intervento alla seconda giornata dell’evento “Missione Italia” organizzato dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani per fare il punto sull’attuazione del Piano, il ministro Raffaele Fitto rassicura così i sindaci riuniti alla Nuvola di Roma.

36,3 miliardi già assegnati ai Comuni

Contro il rischio di vedersi sottrarre una quota dei 40 miliardi destinati agli enti locali mercoledì il presidente dell’Anci Antonio Decaro aveva alzato una barriera fatta di numeri: il principale è rappresentato dai 36,3 miliardi già assegnati ai Comuni, cifra che corrisponde al 91% di 40 miliardi complessivamente indirizzati agli enti locali, ed è accompagnato dall’impennata della spesa effettiva per investimenti comunali in volo quest’anno a 14,1 miliardi con un aumento del 21% sul 2022. Obiettivo del ragionamento, puntellato anche dalla corsa dei bandi Pnrr e Pnc giunti a un passo da quota 52mila, è quello di blindare i fondi dei Comuni dai pericoli di essere stornati altrove nella rimodulazione allo studio del Governo.

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Salvini: «Nella revisione più soldi ai Comuni»

Sul punto, anzi, in mattinata il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si spinge oltre, avanzando la proposta di accrescere la dotazione finanziaria trasferita dal Pnrr agli enti locali. Anche lui punta sulle cifre, spiegando che nel Programma nazionale sulla qualità dell’abitare solo il 14% dei 159 interventi previsti è ancora in fase di progettazione, mentre il 66% è alla pubblicazione del bando e nel 10% dei casi sono già in corso i lavori. I Comuni hanno presentato, aggiunge, altri 112 progetti per 1,5 miliardi che non sono stati finanziati per l’esaurimento del plafond. Anche nell’idrico il bilancio è positivo, con il 63% dei progetti arrivato alla pubblicazione del bando, il 22% in fase di aggiudicazione e il resto già aggiudicato. Su questi presupposti, sottolinea Salvini, «chi vuole togliere soldi ai Comuni non sa come gira il mondo. Sono autonomista per nascita e per convinzione, sono convinto che il territorio sappia spendere presto e bene».

«Non voglio dire che lo avevo detto, anche se una certa esperienza come sindaci la abbiamo», rilancia il sindaco di Milano, Beppe Sala. «Dopo aver discusso tanto di Comuni, ora è il caso di capire piuttosto che cosa sono in grado di spendere entro il 2026 le altre amministrazioni. Noi a Milano potremmo spendere molto di più». Dal Sud anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, assicura: «Siamo perfettamente nei tempi».

Fitto in realtà sull’ipotesi si mostra decisamente più freddo. Come d’abitudine non entra nei dettagli perché «ci sono due scelte: aprire un dibattito costante e quotidiano a partire da una notizia su cui aprire polemiche oppure lavorare su tempi e scadenze». Tanto premesso, però, il titolare del Pnrr torna sulla questione della «parcellizzazione» degli interventi, «che fa perdere di vista i progetti che possono incidere realmente sullo sviluppo dei territori». Anche perché, ricorda Fitto, il calendario del Piano non sembra ammettere alcun margine di flessibilità, in particolare sulla scadenza finale del 30 giugno 2026. «Come ha detto ieri la direttrice della task force europea, Céline Gauer, la deadline è assoluta. Va speso il 100% delle risorse, altrimenti incappiamo nella revoca dell’intervento. Per questo dico che si deve lavorare, con meno dichiarazioni e maggiore operatività».

Valditara sugli asili nido: «Aggiudicato il 91% dei lavori»

Rivendica con orgoglio il «risultato straordinario» ottenuto sugli asili nido il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara: «Il 91% dei lavori è stato aggiudicato e la progettazione e l’affidamento delle opere, che un tempo impiegavano oltre 3 anni, passa a 7-9 mesi». Tra le novità annunciate da Valditara, una piattaforma per la trasparenza con l’avanzamento in tempo reale dei pagamenti legati al Pnrr e uno sportello per garantire «un dialogo costante» tra ministero ed enti locali.

A guardare con speranza alla rimodulazione del Pnrr è un altro nutrito gruppo di ministri che si è sentito penalizzato dalla distribuzione iniziale delle risorse. È il caso prima di tutto del titolare della Salute, Orazio Schillaci, secondo cui «è un paradosso che la sanità sia la voce meno finanziata dal Pnrr, malgrado il Piano sia nato proprio in seguito alla pandemia». Di qui la richiesta di fondi ulteriori che, sottolinea, dovranno essere destinati prima di tutto agli operatori. Sulla stessa linea la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che stigmatizza i soli 2,4 miliardi nel Pnrr per il settore, contro un contributo al Pil che con l’indotto si allarga «intorno al 13%». Identica riflessione dal titolare dello Sport, Andrea Abodi, che rileva come la quota destinata dal Pnrr al settore «supera di poco lo 0,3% e per le palestre scolastiche è poco al di sotto dello 0,15%». Tutto «nell’ambito di una spesa pubblica che dedica allo sport poco più dello 0,50% e un Pil dello sport che vale l’1,37%», dunque con «un’asimmetria tra ciò che lo sport produce e ciò che torna». E nel capitolo sport continua a campeggiare la questione stadi. A Venezia il dossier si è sbloccato con l’accordo per cofinanziare il programma del Bosco dello Sport con il Fnc, mentre a Firenze, riconosce Fitto, «il tema è più complesso, perché il progetto riguarda solo lo stadio».

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