Focus sulle banche, Mps ancora capolista a Milano
Le quotazioni dell'istituto senese salgono sulla scia delle indiscrezioni relative alla volontà del Governo di posticipare l'uscita dal capitale, anche alla luce delle performance confortanti registrate di recente
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Titoli bancari sotto i riflettori a Piazza Affari, mentre le ipotesi di M&A e in particolari le prospettive per il futuro di Banca Mps monopolizzano l'attenzione degli investitori. Le quotazioni dell'istituto senese mettono a segno la migliore performance sul FTSE MIB milanese con un progresso arrivato anche oltre quattro punti sulla scia delle indiscrezioni relative alla volontà del Governo di posticipare l'uscita dal capitale, anche alla luce delle performance confortanti registrate di recente dalla banca. Secondo quanto riportato da La Stampa, «dipendesse dal Governo, la cessione del controllo dell'istituto di credito non dovrebbe proprio avvenire o andrebbe collocata ben più in là di quanto atteso dal mercato», che si aspetta la privatizzazione entro il 2024.
Sul tema si sarebbe quindi aperto un braccio di ferro con la Banca d'Italia, che sarebbe invece in pressing su Unicredit come possibile cavaliere bianco. L'a.d. di piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, sarebbe tuttavia «molto freddo sul dossier» e preferirebbe puntare su Banco Bpm (+1,62%). «Non ci aspettiamo a breve alcun deal M&A per Mps - commentano gli analisti di Intesa Sanpaolo -. D'altra parte la possibilità che il Mef venda sul mercato parte della propria quota potrebbe penalizzare il prezzo delle azioni». Le indiscrezioni, rincara Equita, confermano «la nostra view su come l'M&A non sia necessariamente uno scenario di breve termine sulla banca, su cui invece continuerà a pesare il rischio di piazzamento di una quota da parte dello Stato».
Tra gli altri principali titoli del settore quotati a Piazza Affari, salgono Banca Pop Er, Mediobanca e Intesa Sanpaolo. Bene Credem, che ha emesso una nuova emissione obbligazionaria senior preferred da 500 milioni, che andrà a supportare attività di sostenibilità sociale. Le quotazioni sembrano quindi ignorare il rischio, riferito da rumor di mercato, di un incremento delle riserve obbligatorie non remunerate da parte della Bce, che secondo Equita potrebbe avere un impatto negativo tra il 3% e il 5% sulle stime di utile per il settore.
Quanto a Mediobanca, il titolo resta sotto la lente a causa della partita sulla governance. Ieri il comitato nomine ha definito la lista del cda per il rinnovo dei vertici, senza includere rappresentanti di Delfin e puntando a confermare l'a.d. Alberto Nagel e il presidente Renato Pagliaro. Dopo aver esaminato i candidati, il primo azionista Delfin deciderà quindi se depositare una lista di minoranza corta (quattro nomi) o lunga (fino a sette): in quest'ultimo caso, un'eventuale vittoria nell'assemblea del 28 ottobre darebbe vita a un cda spaccato a metà tra i consiglieri espressione del board uscente e quelli di Delfin. Possibilità che gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno definito «lo scenario peggiore» per il titolo di Piazzetta Cuccia.
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