Fondi immobiliari, in Italia patrimonio a 110 miliardi
L’industria delle gestioni cresce nel 2021 del 9% e arriva a quota 570 fondi attivi
di Paola Dezza
3' di lettura
L’immobiliare che vive un momento di cautela per via delle variabili esterne che influenzano il settore, dal rincaro delle materie prime a quello dell’energia, dall’aumento dei tassi di interesse sui mutui alla cautela imposta dalla guerra in Ucraina. Il settore dei fondi immobiliari (il risparmio gestito in immobili attraverso fondi immobiliari (quotati, non quotati) e i Reits, invece, continua a crescere: nel 2021 in Italia il settore è arrivato a quota 110 miliardi di euro (+9%), mentre nel mondo sono stati toccati i 3.720 miliardi di euro, con un incremento di oltre il 14% rispetto al 2020.
A trainare la crescita esponenziale dei Reit americani. È la fotografia scattata dal consueto report di Scenari Immobiliari in collaborazione con lo Studio Casadei, che sottolinea l’interesse per i nuovi mercati di nicchia oltre che per la logistica.
Il trend positivo è proseguito anche in Europa, dove sono operativi oltre 1.860 fondi e 274 Reit, con un patrimonio complessivo pari a 1.425 miliardi di euro (+15,3%).
«Il ventunesimo secolo si caratterizza per la grande crescita del risparmio gestito a contenuto immobiliare - dice Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari -. Dai mille miliardi di inizio secolo ci stiamo avvicinando ai 4mila previsti per la fine del 2022. In Europa il patrimonio dei fondi immobiliari, in questo periodo, è aumentato di sette volte, raddoppiando la crescita del mercato immobiliare e triplicando quella dell'economia nel suo complesso».
La guerra in corso in Ucraina e le preoccupazioni sull'economia e sull'inflazione rendono prudenti i gestori, ma i mercati immobiliari continuano ad essere molto attivi, recita il report. Breglia sostiene che cambiano le strategie di investimento ma la pressione degli investitori è ancora alta e quindi ci si aspetta un 2022 in linea con l'anno precedente.
Sulla base dei dati di bilancio, il Nav a fine 2021 ha raggiunto 95,3 miliardi di euro, con un incremento del 8,8% sull'anno precedente. Le previsioni per il 2022 sono di un incremento del Nav del 6,5% e del patrimonio di oltre il 7%, mentre il numero dei veicoli potrebbe superare le seicento unità. In Italia intanto sono 570 i fondi attivi.
«L'asset allocation del patrimonio gestito italiano – ha aggiunto Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – ha visto variare il peso dei vari comparti, con una crescita di residenziale e logistica, una contrazione degli uffici e una più evidente battuta d'arresto del commerciale poco resiliente a un contesto di mercato in rapido e incerto divenire. Le prospettive per il 2022, sulla base delle indicazioni raccolte tra le Sgr coinvolte per la realizzazione del nostro Rapporto, sono di un cauto ottimismo nonostante le difficoltà del periodo, con incremento delle masse gestite e diversificazione dei portafogli rispetto alla composizione attuale. La stima del fatturato complessivo delle Sgr nazionali ammonta a oltre 370 milioni di euro nel 2021, con circa 1.100 addetti. Le prime 25 Sgr per numero di fondi immobiliari gestiti possiedono oltre 520 veicoli, oltre il 90% del totale e il valore del patrimonio medio per le società di gestione è di oltre 1,6 miliardi di euro.
Nulla di nuovo sul fronte asset class perché rimane elevato l'interesse per la logistica che per la primo volta supera in volume gli uffici, mentre ampi margini degli investimenti hanno riguardato anche le asset class alternative, gli sviluppi e il residenziale. Tra i comparti di nicchia, gli immobili afferenti al campo della sanità costituiscono la quota più rilevante, circa il 4 per cento. Gli immobili direzionali di oltre 25mila metri quadrati sono prevalentemente localizzati nelle zone strategiche della città, in corrispondenza degli snodi infrastrutturali ritenuti elemento determinante per iniziative di grandi centri direzionali.
In questi 20 anni di raccolta dati da parte di Scenari Immobiliari il settore ha subito una completa trasformazione. «Nel periodo considerato si è passati dal real estate inteso come speculazione immobiliare di tipo finanziario a un'industria basata sulla costruzione di valore di lungo termine» spiega Breglia.
«All'inizio degli anni 2000 il mercato era caratterizzato da pochi operatori attivi e poche erano le operazioni concluse. Probabilmente la crisi immobiliare del 2008 ha rappresentato un punto di svolta: gli operatori si sono maggiormente specializzati attirando soprattutto l'interesse degli investitori esteri, a differenza del passato in cui gli investitori erano quasi completamente domestici - recita il report -. Due dei fattori cruciali del cambiamento dell'industria immobiliare sono stati sicuramente la professionalizzazione del settore e l'evoluzione degli investimenti internazionali soprattutto in seguito alle nuove economie emergenti che hanno apportato nuovo capitale ed allo stesso tempo hanno offerto nuovi mercati in cui investire. L'andamento dei volumi delle transazioni dimostra quanto il mercato si sia sviluppato negli anni grazie anche a condizioni di accesso al credito sempre più favorevoli».
Brand connect
Newsletter RealEstate+
La newsletter premium dedicata al mondo del mercato immobiliare con inchieste esclusive, notizie, analisi ed approfondimenti
Abbonati
loading...