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Fondi pensione: 2022 anno nero per i rendimenti ma gli iscritti salgono a quota 9,2 milioni

Il monitoraggio della Covip evidenza risultati negativi, dovuti alle continue fibrillazioni dei mercati finanziari, del 9,8% per i fondi negoziali, del 10,7% per quelli aperti e dell'11,5% per i Pip “nuovi”

di Marco Rogari e Mariolina Sesto

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3' di lettura

Un anno nero, o quasi. Così si è rivelato il 2022 per la previdenza integrativa, che ha dovuto dare i conti con le fibrillazioni ei mercati azionari e obbligazionari, favorite dalle ricadute del conflitto russo-ucraino, dalla crisi energetica e dal perdurare, seppure in forma più contenuta, della pandemia. Perché a un costante aumento degli iscritti, saliti a 9,2 milioni con una crescita del 5,4% sull'anno precedente, ha fatto da contraltare un vero e proprio crollo dei rendimenti delle varie forme “integrative”, che in alcuni casi, nella valutazione complessiva dell'ultimo decennio, si sono mostrate meno competitive del Tfr. Che ha presentato una rivalutazione del 2,4% annuo. Dall'ultimo monitoraggio della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) emerge in particolare che lo scorso anno i fondi pensione negoziali hanno “accusato” un risultato negativo del 9,8% e quelli aperti del 10,7%. Un calo marcato lo hanno fatto registrare anche i rendimenti dei Piani individuali pensionistici (Pip) di ramo III (-11,5%). A mostrare un segno positivo sono state soltanto le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, con un +1,1%. Un quadro tutt'altro che positivo, insomma, con cui dovranno misurarsi anche governo e parti sociali al tavolo sulla nuova riforma previdenziale, che, almeno nelle intenzioni del ministro del Lavoro, Marina Calderone, dovrà puntare proprio sul rilancio della previdenza complementare.

Il crollo dei rendimenti

La nota dolente del 2022 è chiaramente quella dei rendimenti in negativo. Nella rilevazione dell'Authority, guidata da Mario Padula, si mette subito in evidenza che lo scorso anno i risultati delle forme complementari hanno risentito del calo dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta determina il calo dei corsi dei titoli obbligazionari. «Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022 il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari – si legge nel monitoraggio della Covip - al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5 per i fondi aperti, al 2,9 per i Pip di ramo III e al 2% per le gestioni di ramo I». Nello stesso periodo, sottolinea sempre la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la rivalutazione del Tfr è risultata pari al 2,4% annuo.

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Calano le risorse per le prestazioni

Al termine dello scorso anno le risorse destinate alle prestazioni erano pari a 205 miliardi di euro. E risultavano diminuite di circa 7,7 miliardi rispetto al dicembre 2021 «per effetto delle perdite in conto capitale determinate dall'andamento dei mercati finanziari». La Covip fa comunque notare che nei fondi negoziali l'attivo netto è stato di 61 miliardi di euro, mentre è ammontato a 28 miliardi nei fondi aperti e a 45 miliardi nei Pip “nuovi”.

Le adesioni salgono a 10,3 milioni (+5,8%)

Dalla rilevazione statistica della Covip emerge che alla fine del 2022 le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono risultate 10,3 milioni, in crescita di 564.000 unità (+5,8%) rispetto al 2021. A queste posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,2 milioni (+5,4%). La crescita più significativa si è registrata per i fondi negoziali: +10,1%, per un totale di 3,806 milioni. Nelle forme pensionistiche di mercato, sono state rilevate 106mila adesioni in più nei fondi aperti (+6,1%) e 84mila in più nei Pip “nuovi” (+2,3%).

Contributi in crescita

Nel corso del 2022 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e Pip hanno raggiunto i 13,9 miliardi di euro (+4,2% sul 2021). La Commissione di vigilanza sui fondi pensione afferma che l'incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dal 4,5% per i fondi negoziali, al 7,8% per i fondi aperti, al 2% per i Pip.

Il piano del Governo: rilancio della previdenza integrativa e anno zero per il Tfr

Il tavolo sulla nuova riforma delle pensioni è appena partito. Ma il governo ha già fissato alcuni obiettivi per ridefinire l'attuale assetto previdenziale. A cominciare dal rilancio della previdenza integrativa, che dovrà essere sviluppata in sinergia con quella obbligatoria. Dal ministro Calderone è già arrivata qualche indicazione, come il riferimento a nuove campagne di adesione ai fondi pensione e a un «nuovo anno zero» per la destinazione del Tfr dei lavoratori dipendenti alle forme complementari. Che dovrà essere associato all’adeguamento della soglia di deducibilità «dei contributi di secondo pilastro».


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