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Fondi pensione, nel 2022 rendimenti giù anche del 12,5% ma aumentano contributi e iscritti

Il sistema di previdenza complementare è riuscito a resistere alle turbolenze dei mercati finanziari. La platea è arrivata a quota 9,2 milioni, con una crescita del 5,4% ma ancora nel segno del “gender gap”: le adesioni maschili rappresentano il 61,88% del totale. E molto bassa rimane la “partecipazione” dei giovani, con gli «under 35» che rappresentano appena il 18,8% dell’intero bacino. Anche per questo motivo secondo l’Authority sono necessarie misure urgenti intervenendo soprattutto sugli «incentivi all’adesione e alla contribuzione»

di Marco Rogari

4' di lettura

Rendimenti giù nei comparti azionari dell'11,7% per i fondi pensione negoziali, del 12,5% per quelli aperti e del 13,2% per i Pip, i piani individuali pensionistici. Ma i contributi raggiungono 18,6 miliardi, con una crescita del 3,6%. E gli iscritti aumentano del 5,4% toccando quota 9,2 milioni, anche se nel segno del “gender gap”, con una netta prevalenza delle adesioni maschili (61,8%), e una “partecipazione” ancora bassissima dei giovani: gli under 35 che rappresentano appena il 18,8% della platea complessiva.

Presenta più di un’ombra ma anche tante luci la radiografia sullo stato di salute nel 2022 della previdenza complementare in Italia, scattata dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione e illustrata alla Camera dalla presidente facente funzione, Francesca Balzani, visto che il governo non ha ancora provveduto a nominare il successore di Mario Padula, che ha esaurito il suo mandato.

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Nella relazione annuale la Covip sottolinea come, malgrado le turbolenze dei mercati finanziari che hanno inciso sui risultati di gestione delle forme complementari, il sistema della previdenza integrativa abbia «complessivamente mostrato una sostanziale resistenza». Ma il dossier evidenzia anche la necessità di nuove misure, considerate urgenti. A cominciare da «interventi mirati sul sistema degli incentivi all’adesione e alla contribuzione per agevolare, in particolare, l’inclusione nel sistema previdenziale delle fasce più deboli di lavoratori e per raggiungere maggiore equità intergenerazionale».

In Italia 332 fondi pensione

Dalla relazione annuale della Covip emerge che alla fine del 2022 in Italia i fondi pensione erano 332: 33 negoziali, 40 aperti, 68 piani individuali pensionistici (Pip) e 191 fondi pensione preesistenti. L’Authority fa notare che il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema è in costante riduzione: otre venti anni fa, nel 1999, erano 739, oltre il doppio.

Gli iscritti sono 9,2 milioni

Gli iscritti alla previdenza complementare hanno raggiunto i 9,2 milioni: +5,4% sul 2021. Il tasso di copertura sul totale della forza lavoro è del 36,2%. I fondi negoziali contano 3,7 milioni di iscritti, i fondi aperti quasi 1,8 milioni, i Pip “nuovi” 3,5 milioni e i fondi preesistenti circa 650mila. La fetta maggiore risiede nelle regioni del Nord Italia (57,1%).

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«Gender gap» ancora marcato

Anche nel 2022 le adesioni sono proseguite nel segno del “gender gap”. Gli uomini rappresentano il 61,8% degli iscritti alla previdenza complementare. Con una punta del 73% nei fondi negoziali.

Solo il 18,8% degli iscritti ha meno di 35 anni

Nel dossier si sottolinea che anche l’andamento del 2022 «conferma un gap generazionale». La distribuzione per età «vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all'età di pensionamento: il 48,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,3% ha almeno 55 anni e solo il 18,8% è sotto i 35 anni». Una situazione non dissimile da quella rilevata dalla Covip cinque anni fa.

Risorse leggermente in calo

L’andamento negativo dei mercati finanziari ha avuto una ricaduta sulle risorse della previdenza complementare che a fine 2022 si attestano a 205,6 miliardi, in calo del 3,6% rispetto al 2021, ma comunque con «un ammontare pari al 10,8% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane».

Hanno raggiunto i 18,2 miliardi i contributi incassati nel 2022, che risultano in crescita in tutte le forme pensionistiche complementari: 6,1 miliardi sono affluiti ai fondi negoziali (+4,6%), 2,8 miliardi ai fondi aperti (+7,8%), 5 miliardi ai Pip (+2,4%) e 4,1 miliardi ai fondi preesistenti (+1,5%).

Anno nero per i rendimenti

Nella relazione annuale della Covip si osserva che «le turbolenze dei mercati finanziari hanno inciso sui risultati di gestione delle forme complementari, tanto per le linee di investimento a maggiore contenuto azionario quanto per quelle obbligazionarie». I comparti azionari hanno registrato perdite in media pari all’11,7% nei fondi negoziali, al 12,5% nei fondi aperti e al 13,2 nei Pip. Per le linee bilanciate i rendimenti medi sono stati negativi in tutte le forme pensionistiche: 10,5% nei fondi negoziali, 11,5 nei fondi aperti e 12,3 nei Pip. «Di importo non molto inferiore – si legge nel dossier - sono anche le perdite subite nell’anno dai comparti obbligazionari». Gli obbligazionari misti hanno perso il 10,3% nei fondi negoziali, il 7,6% nei fondi aperti; gli obbligazionari puri hanno registrato perdite del 3,5% nei fondi negoziali e del 10,9% nei fondi aperti. Ma l’Authority afferma che «una corretta valutazione della redditività del risparmio previdenziale non può tuttavia limitarsi ai rendimenti di un solo anno, ma deve fare riferimento a orizzonti più lunghi e coerenti con vincoli temporali che a esso si applicano in ragione degli obiettivi perseguiti». E sempre la Covip a questo proposito fa notare che su un periodo di osservazione decennale (da fine 2012 a fine 2022) i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,7% e il 4,9%; «viceversa, le linee obbligazionarie mostrano rendimenti medi vicini allo zero; le linee bilanciate rendimenti medi che vanno dall'1,7% dei PIP di tipo unit linked al 2,7% dei fondi negoziali, al 2,9% dei fondi aperti». Il tasso di rivalutazione medio annuo del Tfr è stato pari al 2,4%.

Cresce il peso delle Casse di previdenza

La Covip ricorda che alla fine del 2021 «le attività complessivamente detenute dalle Casse di previdenza ammontano, a valori di mercato, a 107,9 miliardi di euro, in aumento di 7,2 miliardi rispetto all'anno precedente (+7,1%). Dal 2011 al 2021 tali attività sono cresciute complessivamente di 52,2 miliardi di euro, pari al 93,7%.


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