Fondi russi, Gabrielli al Copasir: «Nel report Usa non ci sono italiani »
L’audizione del sottosegretario Gabrielli al comitato presieduto da Urso (Fdi). Draghi:«Per intelligence Usa no finanziamenti russi a partiti o candidati in Italia»
di Marco Ludovico
I punti chiave
2' di lettura
Il clamore politico sul caso dei fondi russi è aumentato a dismisura, inevitabile a dieci giorni dall’appuntamento con le urne. Ma l’attesa sui nomi italiani nel report americano sui fondi russi a una ventina di Paesi ha avuto alla fine la risposta già delineata in queste ore. Italia e italiano nel report non ci sono. Lo ha spiegato il prefetto Franco Gabrielli, sottosegretario a palazzo Chigi con delega alla sicurezza della Repubblica, nell’audizione al Copasir. Ed anche il premier Mario Draghi nella conferenza stampa sul decreto aiuti ter ha sottolineato: «per l’intelligence Usa non ci sono stati finanziamenti russi a partiti o candidati in Italia».
L’attesa sull’esito dell’audizione
I lavori del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto da Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), sono per legge secretati. Ma le indiscrezioni sono trapelate come era inevitabil dopo le polemiche, le illazioni e le ricostruzioni più o meno autorevoli. Gabrielli, dunque, ha confermato ai parlamentari del Copasir quanto è emerso da giorni, così come è stato verificato dalla presidenza del Consiglio, i servizi di informazioni e sicurezza, la Farnesina: l’Italia non è menzionata in quel reporto su 300 milioni dati dalla Russia a una ventina di Paesi nel mondo. Non è escluso che ne parli lo stesso Draghi al termine del consiglio dei ministri convocato alle 11.00.
Di Maio: «Commissione di indagine»
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha rilanciato una proposta già avanzata a fine luglio: «Una commissione d’inchiesta sui rapporti tra leader e partiti italiani e Russia». Toccherà al nuovo Parlamento approvare o meno questa proposta. Ma intanto tutto il clamore politico può prendere ben altra piega dopo le rassicurazioni avute ieri dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, in una telefonata con il sottosegretario di Stato americano Antony Blinken. L’Italia non c’è nel report, nomi italiani individuato a libro paga di Mosca meno che che mai. Aleggia l’ipotesi di nuovi dossier, ma resta un’eventualità da confermare. Alcuni osservatori hanno definito l’uscita americana un warning sull’esito prossime elezioni. Ma anzichè ingerenza, come qualcuno ha protestato, quello degli Stati Uniti si può leggere come un avvertimento molto chiaro: ricordatevi, lo si è visto a più riprese, quanta influenza e pressione senza scrupoli la Russia esercita su una serie di partiti politici nel mondo. Italia compresa.
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