Sostegni

Fondo perduto, corsa agli aiuti. In 3 giorni 677.876 domande. L’8 aprile i primi bonifici

Triplica il ritmo delle richieste rispetto ai primi aiuti del decreto Rilancio di luglio 2020. Il 79,7% dei destinatari è rappresentato da partite Iva fino a 100mila euro

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Decreto sostegni, per le imprese fondi insufficienti

3' di lettura

Il bilancio dei primi tre giorni dell’operazione «sostegni» segna all’attivo 677.786 domande, arrivate fra le 12 del 30 marzo e il pomeriggio di ieri. Significa 226mila istanze ogni 24 ore, con un aumento di ritmo del 150% rispetto al primo giro di aiuti, quello dell’estate 2020, unico paragonabile per le dimensioni della platea.

Il sistema informatico messo a punto dalla Sogei e gestito dall’agenzia delle Entrate sta vivendo insomma una fase di super-lavoro. Che però al momento non ha registrato inciampi o rallentamenti, premiando la scelta del direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, caduta su una procedura iper-semplificata nella domanda da compilare e nella gestione del processo. In questa prima fase sembra fermarsi a un livello fisiologico anche il fenomeno delle domande inciampate nella griglia dei controlli formali, che verificano prima di tutto l’esistenza effettiva della partita Iva e la rispondenza minima dei dati ai parametri fissati dal decreto.

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Sono 28.785, il 4,2% del totale, che potranno essere ripresentate entro il 28 maggio, data di scadenza ordinaria del meccanismo. Per gli altri 649.091, invece, si è aperta la strada che a scelta dell’interessato conduce verso il bonifico o il credito d’imposta utilizzabile in compensazione con F24.

LE STIME DEL FONDO PERDUTO 

La platea delle partite Iva ammesse al beneficio del Dl 41/2021 e ipotesi di aiuto pro capite

LE STIME DEL FONDO PERDUTO 

Le tappe forzate, del resto, sono indispensabili per rispettare il calendario ambizioso messo a punto dal governo anche per recuperare il ritardo nella gestazione del decreto legge, allungata anche dallo stallo che ha seguito la crisi del Conte-2. I primi bonifici partiranno giovedì prossimo, l’8 aprile, e soprattutto l’obiettivo è di chiudere almeno il grosso dell’operazione entro il 30 di questo mese. Lasciando alle settimane successive solo la coda, determinata dai 60 giorni di tempo dati alle partite Iva per presentare la richiesta.

A determinare le dimensioni inedite della platea interessata dall’operazione, 3 milioni di partite Iva contro i 2,39 milioni aiutati dal decreto «Rilancio» dell’anno scorso, è un incrocio di fattori: i criteri di calcolo, che aprono le porte degli aiuti a tutti gli autonomi con una flessione di fatturato medio di almeno il 30% fra l’anno scorso e il 2019, e l’allargamento ai professionisti, che erano esclusi dal primo fondo perduto in quanto destinatari del «reddito di ultima istanza», cioè il forfait da 600 euro. Oltre che ampio, il panorama dei candidati al nuovo aiuto pubblico è popolato soprattutto di mini-partite Iva: quelle con fatturato 2019 sono 2,39 milioni, il 79,7% del totale. A ciascuna di queste, secondo i calcoli dell’amministrazione finanziaria, andrà un contributo medio da 2.093 euro, mentre per gli operatori più grandi, fra i 5 e i 10 milioni di fatturato, l’assegno medio sarà di 60.482 euro.

Il meccanismo finanziato con 11 miliardi dal decreto 41 cerca insomma di abbracciare la quota più ampia possibile di piccoli commercianti e autonomi. Ma in ogni caso un numero non trascurabile di casi rischiano di rivelarsi «esodati dei ristori» (Sole 24 Ore del 24 marzo) perché hanno sospeso l’attività nel 2019 magari per investire in un suo ampliamento. Senza contare paradossi come quelli della Tari, che oggi non prevede sconti per le attività chiuse o semi-chiuse dalle restrizioni anticontagio. Un problema di cui dovrà occuparsi il Parlamento nel corso della conversione del decreto, se non vorrà aspettare il treno del prossimo provvedimento con gli aiuti; su cui cresce il pressing della maggioranza per far salire lo scostamento intorno a quota 30 miliardi.

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