Fondo sviluppo e coesione, arriva il riparto di 32,4 miliardi
Al Sud l’80% delle risorse 2021-2027. Meloni: «Cruciali per ridurre i divari». Fitto: «Ora intese con le Regioni con chiaro cronoprogramma». Bruxelles smentisce l’attacco ai ritardi italiani
di Manuela Perrone
3' di lettura
Dopo una contesa durata un anno, ha tagliato il traguardo la ripartizione di 32,4 miliardi (29,3 miliardi di importi netti, escluse le anticipazioni già disposte) delle risorse del Fondo sviluppo e coesione per il 2021-2027. Su proposta del ministro Raffaele Fitto, il Cipess ha approvato giovedì 3 agosto la delibera con il riparto tra le Regioni: 26 miliardi (23,9 netti), l’80,3%, del totale lordo, sono destinati al Mezzogiorno; i restanti 6,4 miliardi (5,2 netti), pari al 19,7%, vanno al Centro-Nord. Soddisfatta la premier Giorgia Meloni: «È un contributo determinante alla crescita economica e alla riduzione dei divari territoriali. Quella di oggi è una tappa fondamentale nel percorso avviato dall’Esecutivo per il coordinamento degli investimenti dei territori, finanziati con le risorse della politica di coesione».
Partita intrecciata con le modifiche al Pnrr
Il parto del provvedimento non è stato semplice e il disco verde si è acceso, non a caso, dopo la definizione della proposta governativa di riscrittura del Pnrr, nell’ottica - dichiarata sin dall’inizio da Meloni e Fitto - di ragionare simultaneamente su tutti i fondi disponibili: Recovery, risorse europee della coesione e risorse nazionali del Fsc. Una prima tabella per la ripartizione di oltre 25 miliardi era stata redatta dal Dipartimento per le politiche di coesione a giugno 2022, ma non è mai approdata al Cipess, congelata prima dal Governo Draghi e poi dall’Esecutivo Meloni. Per sbloccarla, come invocavano i governatori, Fitto ha voluto prima condurre una fitta serie di bilaterali con le singole Regioni. Gli incontri tecnici, precisa Palazzo Chigi, sono ancora in corso tra il Dipartimento, che ha organizzato gruppi di lavoro dedicati, e le amministrazioni. L’obiettivo preliminare è «la ricostruzione dello stato di attuazione e dei fabbisogni connessi alla programmazione dei cicli precedenti».
I soldi alle regioni
Rispetto all’ipotesi di riparto, la torta è adesso cresciuta di oltre 7 miliardi, arrivando al 43% dei 75,3 miliardi stabiliti come disponibilità per l’Italia nel ciclo di programmazione 2021-2027 tra risorse europee e cofinanziamento nazionale. La Sicilia, con 6,8 miliardi lordi, e la Campania, con 6,6, sono le destinatarie delle quote maggiori, seguite da Puglia (4,6), Calabria (2,9), Abruzzo (1,2), Basilicata (945 milioni) e Molise (445 milioni). Al Centro-Nord, Lazio e Lombardia svettano con 1,2 miliardi. Per ogni Regione, sono fissati gli importi massimi del Fsc che possono andare a ridurre il peso sui bilanci locali delle somme per il cofinanziamento dei programmi europei Fesr e Fse+, come previsto dall’articolo 23 del Dl 152/2021.
Per sbloccare i fondi, la «condizione necessaria» è la sigla di accordi tra la presidenza del Consiglio e ogni Regione o Provincia autonoma. «Ora - spiega Fitto - si tratta di definire rapidamente le singole delibere, sulla base della definizione in corso della programmazione 2014-2020, del ciclo 2021-2027 e dell’individuazione precisa degli interventi da finanziare, con un chiaro cronoprogramma che ne garantisca la certezza della realizzazione e il rispetto dei tempi». La partita si intreccia con il destino dei progetti da 15,89 miliardi che l’Esecutivo vuole cancellare dal Pnrr (le Regioni vedranno il ministro la prossima settimana). E le parole di Fitto sul «chiaro cronoprogramma» sono un monito sulla velocità della spesa. Più volte il ministro ha citato la relazione sulla coesione 2014-2020, che registrava una spesa di appena il 34% a fine 2022. A febbraio si è saliti al 41%, con il Fsc al palo al 23,2%. Livelli incompatibili con territori affamati di investimenti.
Ieri sui ritardi italiani si è consumato anche un piccolo giallo europeo. Prima anonime «fonti Ue» hanno ricordato che l’avvio dei nostri progetti di spesa 2021-2027 «stenta a decollare», facendo notare che i 75 miliardi della coesione sono più dei «69 miliardi di sussidi assegnati al Pnrr italiano». Dichiarazioni poi smentite da un portavoce di Bruxelles - «Non rappresentano la posizione ufficiale della Commissione» - che ha chiarito come il quadro relativo al 2021-2027 sia comune «a molti Stati membri» e dipenda dal fisiologico «anno di calo» che si registra quando i vecchi programmi sono in fase di chiusura e i nuovi non hanno ancora raggiunto la velocità di crociera.
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