Lombardia

Fontana, archiviata inchiesta su autoriciclaggio. Resta quella su forniture di camici

Il presidente della Regione Lombardia era indagato per autoriciclaggio e falso nella “voluntary disclosure” in relazione a 5,3 milioni di euro depositati su un conto a Lugano

Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia - Ansa

2' di lettura

Il gip di Milano Natalia Imarisio, su richiesta dei pm, ha archiviato l’inchiesta in cui il governatore lombardo Attilio Fontana era indagato per autoriciclaggio e falso nella “voluntary disclosure” in relazione a 5,3 milioni di euro che erano depositati su un conto a Lugano, scudati nel 2015, e in particolare su parte del denaro, 2,5 milioni, che gli inquirenti ritenevano frutto di presunta evasione fiscale.

Fontana, difeso dai legali Jacopo Pensa e Federico Papa, ha sempre ribadito che la somma regolarizzata 7 anni fa era il lascito ereditario della madre. La difesa depositò documenti a partire dal ’97 relativi ai conti svizzeri.

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L’istanza di archiviazione dei pm Paolo Filippini e Carlo Scalas e dell’aggiunto Maurizio Romanelli era stata inoltrata al gip dopo che la Svizzera non aveva risposto a una rogatoria inviata a marzo dell’anno scorso, nonostante lo scorso settembre fosse stata sollecitata formalmente dalla Procura.

Fontana ha sempre spiegato che quella somma, regolarizzata 7 anni fa, era il lascito ereditario di sua madre. E per dimostrarlo, a metà maggio scorso, i suoi difensori hanno anche depositato documentazione bancaria a partire dal ’97 e relativa ai conti svizzeri, sostenendo che non c’era stato alcun versamento in contanti, ma che si trattava di denaro investito in titoli, fondi e altro, riconducibili alla madre. Poi, la parola è passata al gip che oggi ha depositato l’archiviazione.

L’inchiesta per frode nelle forniture

Intanto, è fissata per il 18 marzo, davanti al gup di Milano Chiara Valori, l’udienza preliminare a carico del governatore Fontana e di altre 4 persone, tutte accusate di frode in pubbliche forniture per la vicenda dell’affidamento da parte di Aria spa, centrale acquisti della Regione, di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, società del cognato del presidente lombardo, Andrea Dini.

Vicenda che, secondo l’indagine, avrebbe visto l’intervento del governatore con il tentativo di risarcire, per il mancato introito, il cognato con un bonifico - bloccato in quanto segnalato dalla Banca d’Italia come operazione sospetta - di 250 mila euro prelevati dal conto in Svizzera. Da qui l’inchiesta autonoma per autoriciclaggio e falso in voluntary archiviata oggi.

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