le tensioni nel governo

Caos Autonomia, Fontana e Zaia: «Non firmiamo farsa». Conte ne prende atto

Oltre ai due governatori del Nord si fa avanti anche il presidente della Regione Sicilia Musumeci che chiede a Conte di convocare tutte le regioni

di Marzio Bartoloni

La Lega al M5s: 'Senza l'autonomia non c'e' governo'

4' di lettura

Dopo la lettera-appello del premier Conte ai cittadini di Lombardia e Veneto per rispondere agli attacchi di Attilio Fontana e Luca Zaia sull’autonomia arriva la risposta dei due governatori del Nord. Che si dicono «feriti dalle esternazioni» del premier Conte a cui chiedono una «autonomia vera», altrimenti non firmeranno «questa farsa». Nonostante il livello dello scontro che non allontana lo spettro della crisi, il premier Conte fa sapere di aver preso atto della lettera dei due governatori e di aver registrato un cambiamento dei toni che prelude a una corretta interlocuzione istituzionale.

Intanto anche il governatore della Sicilia Musumeci scrive a Conte per chiedere di convocare tutte le Regioni. Un appello a cui segue quello del governatore della Toscana Enrico Rossi che invoca anche lui una partecipazione di tutte le Regioni sul dossier autonomie.

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«Vogliamo una autonomia vera, non un pannicello caldo che produrrebbe ulteriori guai», è un dei passaggi della lettera al premier Giuseppe Conte dei presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia. Che avvertono come dietro l’autonomia non si nasconda nessun progetto di secessione: «Nessuno vuole aggredire l'unità nazionale, nessuno vuole secessioni. Lei sa bene quanti e quali Ministri si sono impegnati in questa irresponsabile gara a spararla pi grossa». Da qui il chiaro avvertimento dei due governatori: «Noi restiamo aperti al dialogo con Lei, Presidente Conte, e pronti a cambiare opinione se il testo delle intese sarà capace di rispondere alle esigenze della vita vera che abbiamo provato a descrivere. Ma - sottolineano Zaia e Fontana - se si continua con una farsa, come accaduto finora, e' evidente che non firmeremo nulla».

Nella lettera i due governatori provano a spiegare quali sono le loro intenzioni e in particolare l’obiettivo di snellire la burocrazia: «L'autonomia richiesta dai cittadini lombardi, veneti, emiliano-romagnoli vuole cercare di rendere più semplice la vita di chi lavora, studia, vive nelle nostre regioni», mentre «ogni atto ministeriale che dovrebbe semplificare, in realtà produce ulteriore burocrazia». «Noi vogliamo l'autonomia - aggiungono Zaia e Fontana - per cercare di semplificare la vita di tutti, rendendo chiaro e semplice individuare chi fa che cosa, superando la sovrapposizione di compiti e funzioni che oscurano le responsabilità, dilatano i tempi e fanno esplodere i costi». «L'autonomia è una sfida soprattutto per noi stessi e per le istituzioni che siamo chiamati a governare, Signor Presidente - concludono i due governatori -. Non avremo scuse se non riusciremo a realizzare i nostri progetti e i cittadini ci premieranno o puniranno».

Intanto si fa sotto un altro Governatore, questa volta del Sud. Si tratta del Presidente della Sicilia Nello Musumeci che sull’autonomia chiede a Conte di convocare tutte le Regioni: «Chiedo formalmente, fin da subito, di procedere alla convocazione di tutte le Regioni italiane. E, in ogni caso, trattandosi di un deliberato del Consiglio dei ministri che incide sugli interessi della Regione Siciliana, voglio sperare che si proceda, come la Costituzione impone, a integrare il governo con la presenza dell'unico presidente di Regione legittimato dal proprio Statuto a partecipare ai lavori». «Ritiene il presidente del Consiglio, anche alla luce del dettato dell'articolo 10 della legge costituzionale che ha modificato il titolo V - continua la lettera - che sia sensato procedere a un deliberato del governo nazionale senza avere mai convocato a Palazzo Chigi tutti i presidenti di Regione? Ritiene Conte che sia sensato andare verso un testo che raggiunge il duplice effetto di scontentare i richiedenti ed essere totalmente sconosciuto agli altri?».

Anche il presidente della Toscana Enrico Rossi lancia un appello al premier Conte di cui condivide le cose che scrive nella lettera «ma le dice tardi. Io, fin dall'inizio avevo detto che c'era bisogno di un incontro Stato/Regioni, tutte le Regioni, per fare una griglia che definisse davvero cos'è l'autonomia, e rendere più efficiente la pubblica amministrazione». «Si è voluta fare una fuga in avanti, tutta politica, e ora i nodi vengono al pettine», aggiunge Rossi. Ancora più conciliante il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Boancini: «Anche noi firmeremo l'autonomia se saremo convinti, ma sulla scuola la proposta del premier Conte è esattamente quella dell'Emilia-Romagna. Non vogliamo insegnanti dipendenti della Regione». E ancora: «La nostra proposta - ha detto Bonancini - non spaventa nessuno, quindi forse è quella più equilibrata. Se gli emiliano-romagnoli possono andare più veloci daranno una mano a crescere anche agli italiani».

Intanto saranno martedì pomeriggio i due incontri, forse decisivi, sulle Autonomie a Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte, infatti, avrà due riunioni ristrette consecutive: la prima per il fare il punto sui beni culturali e le soprintendenze con il ministro della Cultura Alberto Bonisoli e il ministro per gli Affari Regionali Erika Stefani; la seconda verterà invece sulle risorse economiche e al tavolo vedrà, oltre a Conte e Stefani, i tecnici del Mef.

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