Fontana, l’uomo del compromesso: da Induno Olona ai vertici del Pirellone
Leghista moderato della prima ora, avvocato penalista, spinto dal partito più che dalla sua volontà nella carriera politica
di Sara Monaci
I punti chiave
3' di lettura
Attilio Fontana, classe 1952, varesino doc, si è candidato per la seconda volta alla Regione Lombardia. Ma la sua non è la storia di un politico carismatico, votato da subito al palcoscenico: al contrario nasce come amministratore di un piccolo centro, Induno Olona (Varese), di cui è stato sindaco alla fine dagli anni Novanta. La sua ascesa successiva è un po’ frutto degli eventi e della volontà dei compagni di partito, la Lega Nord, che lo spingono ad “arrischiarsi” là dove probabilmente da solo non avrebbe tentato.
Leghista della prima ora
Un profilo moderato, pacato e gentile con tutti. La macchina lombarda gli riconosce questo: riflessività e capacità di dialogo. Tanto che spesso va pure a braccetto con il sindaco di Milano Giuseppe Sala, sostenuto dal centrosinistra, con cui ha condiviso la battaglia per le Olimpiadi invernali 2026 e con cui riesce a dialogare sul Pnrr (che secondo entrambi dovrebbe rimanere di più al Nord) e sugli ospedali di comunità. Su quest’ultimo punto c’è stato un braccio di ferro, è vero, perché Milano rivendica il diritto di sedersi allo stesso tavolo per decidere dove e come realizzare le nuove infrastrutture ospedaliere, ma al tempo stesso proprio Palazzo Marino ha concesso l’utilizzo di alcuni suoi palazzi storici. Insomma, Fontana è l’uomo del compromesso.
È anche un avvocato, che si fa conoscere come penalista quando a Varese ci fu più bisogno, gli anni di Tangentopoli. Il suo studio in quegli anni lavora molto, anche perché non ce ne sono molti alti sul territorio, preparati a quella circostanza della storia.
L’esordio in Regione
Tornando ai suoi esordi, dopo il ruolo di primo cittadino in provincia, fa il suo esordio in Regione, diventando come leghista presidente del consiglio regionale, quando ancora il potere regionale era saldamente in mano al governatore di Cl Roberto Formigoni. La Lega, all’inizio del Duemila, si adeguava a ritagliarsi il suo spazio dentro la coalizione di centrodestra, pur essendo la Lombardia il suo fortino, e Fontana era ritenuto l’uomo giusto.
Serve un sindaco a Varese
A quel punto viene di nuovo chiamato in emergenza: serve un sindaco a Varese. Il partito pensa che Fontana sia l’uomo giusto e lui ci prova. Finirà col fare due mandati e ricoprire in virtù di questa esperienza il ruolo di presidente dell’Anci Lombardia, generalmente apprezzato da tutti, affiancato dal direttore dell’Anci regionale Pier Attilio Superti, uomo vicino al centrosinistra (e la sintonia tra i due è tale che se lo porterà come direttore generale anche in Regione, a prescindere dal colore politico).
Arriviamo al 2018, elezioni regionali in Lombardia. Roberto Maroni ci ripensa all’ultimo momento, ritira la sua candidatura sperando probabilmente di essere una riserva del paese (così non andò e il resto è storia). Ma al Pirellone va trovata una soluzione. Di nuovo spunta il nome di Fontana, a cui chiedono di candidarsi contro Giorgio Gori. Non ne fu enstusiasta, aveva qualche timore, ma così fece, e fu un successo: diventa governatore grazie soprattutto al traino dei voti delle politiche, che portarono la Lega al governo.
Gli anni della pandemia
Fontana si trova poi nel 2020 ad affrontare l’anno nero della Lombardia, contro ogni suo demerito: la pandemia travolge tutto e tutti, mettendo in evidenza i problemi di una riforma incompiuta della sanità, quella di Maroni, che aveva dato centralità agli ospedali ma che con un virus a rapida contaminazione si rivela persino controproducente, oltre che inefficace. Si aprono le inchieste ed una colpisce anche lui direttamente, su due fronti: l’appalto dei camici per i medici, a cui partecipa la ditta della sua famiglia; un pagamento da parte sua, per sanare il problema attraverso una donazione personale, arrivato però da un conto in Svizzera, su cui la Guardia di Finanza comincia a indagare per capire l’origine di tutti i 5 milioni tenuti a Lugano (e su cui Fontana aveva fatto una voluntary disclosure). Ma la Svizzera non collabora, Fontana spiega che sono i soldi sono lasciti familiari e l’inchiesta viene archiviata, insieme a quella sui camici.
La vaccinanzione anti-Covid e l’arrivo di Moratti
Provato da due anni di fuoco, il mandato di Fontana riacquista reputazione con la vaccinazione anti Covid, ben organizzata da Guido Bertolaso chiamato come consulente straordinario. Insieme ad un nuovo assessore: Letizia Moratti in persona, che prende il posto di Giulio Gallera, nominata ad interim anche vicepresidente della Regione Lombardia proprio da Fontana.
Dietro le quinte: Moratti era arrivata con la promessa, nel 2021, di essere lei la nuova candidata una volta terminato il quinquennio Fontana. Il governatore, stanco, sembrava davvero intenzionato ad uscire di scena. Ma poi di nuovo qualcosa cambia: nel 2022 il partito chiede a Fontana di rimanere. Lui ci pensa e cambia idea: ci riprova. E la sua vicepresidente Letizia Moratti prende un’altra strada (e anche qui, il resto è storia).
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