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Food in bilico: tiene l’export ma il mercato interno ristagna

L’inflazione pesa sui bilanci delle famiglie: il 43% degli italiani dichiara di voler tagliare le spese. Per le vendite all’estero si stima una crescita del 10% nel 2023

di Micaela Cappellini

Incertezza. In questa fase sull’alimentare made in Italy pesa la grande incognita dei consumi: la corsa dell’inflazione scoraggia la propensione agli acquisti delle famiglie

2' di lettura

Un comparto da 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60mila aziende e oltre 50 miliardi di export sul quale pesa la grande incognita dei consumi. È questa la fotografia del l’industria alimentare made in Italy oggi, in bilico tra la crescita delle vendite sui mercati esteri e la stagnazione su quelli interni. Nella classifica Leader della crescita 2024 Sole 24 Ore-Statista le aziende del settore cibo e bevande sono il 4,2% del totale (21 su 500).

Secondo l’ultima indagine di NielsenIq, da qui alla fine dell’anno le famiglie del nostro Paese stringeranno i cordoni della borsa: il 43% degli italiani dichiara di voler ridurre le spese in vista delle prossime feste. Una delle cause è l’inflazione, che rallenta è vero, ma non molla il carrello della spesa. Secondo i dati del Codacons, a ottobre i prezzi dei beni alimentari risultavano comunque più alti del 6,5% su base annua (+0,1% su mese): significa una maggiore spesa, solo per il cibo, pari a 523 euro annui per un nucleo con due figli.

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Come chiuderà il 2023 dell’industria alimentare? Secondo l’ultima edizione del Food industry monitor dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e da Ceresio Investors, la crescita del settore proseguirà anche nel biennio 2023-2024 con tassi superiori al Pil: per il 2023 si prevede un +8,4% e per il 2024 un +5,7%, mentre le esportazioni si attesteranno su una crescita intorno al 10%. Rispetto a luglio però, quando il rapporto è stato reso noto, è senza dubbio aumentata l’incertezza sulle sorti sia dell’intera economia nazionale, sia del comparto food in particolare, con da ultimo la guerra tra Israele e Gaza a complicare il quadro quanto meno dal punto di vista dei rincari energetici.

Previsioni di crescita a parte, l’industria alimentare resta saldamente la prima manifattura del Paese. Lo dicono i numeri del rapporto Federalimentare-Censis: nell’ultimo decennio il comparto ha messo a segno un aumento del fatturato del 24,7%, che ha portato con sé anche un incremento dell’occupazione del 12,2% e un balzo delle esportazioni di oltre il 60%. Allargando la visuale dall’industria all’intera filiera, che va dal campo alla tavola, il fatturato dell’agroalimentare italiano ha raggiunto quota 607 miliardi di euro, pari al 31,8% del Pil nazionale. Le performance di lungo periodo evidenziano che i comparti che hanno ottenuto una crescita dei ricavi superiore alla media del settore sono stati quelli dei surgelati, del latte, del caffè, delle farine, della pasta, dei dolci, del vino, delle conserve e dei salumi.

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