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Ford e Tesla, il patto col diavolo (sempre i cinesi) per la corsa alle batterie

La casa dell’Ovale Blu Ford ha firmato un accordo minerario del valore di circa 4,5 miliardi di dollari. Tesla tratta con la Casa Bianca per poter produrre su licenza con CATL. E Musk vola in Cina

di Alberto Annicchiarico

Aggiornato il 31 marzo 2023, ore 10:45

Illustrazione di Federico Bergonzini/Il Sole 24 Ore

3' di lettura

La Cina è il vero obiettivo della Casa Bianca nello scacchiere geopolitico mondiale. L’amministrazione Biden, per dire, ha avviato da qualche settimana una vera guerra sui chip, con lo stop all’export, per danneggiare l’industria tech di Pechino e mantenere il vantaggio competitivo. Intanto nel mondo reale succede altro. Ford ha firmato un accordo con PT Vale Indonesia e la cinese Zhejiang Huayou Cobalt per costruire un impianto di lavorazione del nichel, del valore di circa 4,5 miliardi di dollari. Tesla disegna piani per fabbricare batterie in Texas su licenza del colosso cinese CATL, che nel 2022 vantava quasi il 40% delle quote di mercato globali.

Nichel, per Ford obiettivo 120mila tonnellate all’anno

L’operazione dell’Ovale Blu dovrebbe portare a produrre 120mila tonnellate all’anno di precipitato misto di idrossido, materiale estratto dal minerale di nichel che verrebbe utilizzato nelle batterie per veicoli elettrici .

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L’Indonesia, che ha la più grande riserva di nichel al mondo, ha cercato di sviluppare industrie per la raffinazione, con l’ambizione di produrre batterie ed eventualmente anche veicoli elettrici.Vale e Huayou hanno iniziato la costruzione dell’impianto a novembre. La firma fa seguito a un memorandum di cooperazione non vincolante per l’impianto che le tre società avevano firmato lo scorso anno. L’obiettivo dichiarato è completare il progetto nel 2025. Il governo di Giakarta ha vietato dal 2020 l’esportazione di minerale di nichel non trasformato per garantire l’approvvigionamento agli investitori esistenti e potenziali.

La stessa Ford ha nuovamente aumentato, intanto, il prezzo del suo popolare pick-up elettrico F-150 Lightning, ultimo di una serie di aumenti volti a compensare i costi elevati. La variante base del pick-up elettrico ora parte da quasi 60mila dollari, quasi il 50% in più rispetto al prezzo di lancio, lo scorso anno.

L’aumento di Ford arriva dopo che la concorrente Tesla ha scatenato una vera e propria guerra dei prezzi, tagliando invece in modo molto aggressivo. Una settimana fa Ford aveva dichiarato che la sua business unit di veicoli elettrici si avvia a registrare perdite per 3 miliardi di dollari nel 2023, pur mantenendo come target un margine ante imposte dell’8% entro la fine del 2026.

Tesla tratta sui cinesi con la Casa Bianca

Proprio Tesla punterebbe a realizzare un impianto di produzione per batterie negli Stati Uniti, nei pressi della gigafactory texana di Austin. Ma soprattutto, secondo indiscrezioni, vorrebbe farlo in partnership con il numero uno mondiale del settore, la cinese CATL. La società guidata da Elon Musk ne avrebbe discusso in colloqui riservati alla Casa Bianca nei giorni scorsi, perché incombono le regole dell’Inflation Reduction Act (IRA), che definiscono i crediti d’imposta a cui un produttore ha diritto se è fedele al made in Usa.

Tesla sembra voler seguire la strada di Ford, che in febbraio ha annunciato di voler realizzare un impianto in Michigan sempre con CATL. Il gigante cinese produce batterie al litio ferro fosfato, una chimica più economica delle batterie a base di nichel utilizzate in occidente. Sia Ford che Tesla produrrebbero su licenza, l’escamotage per dichiarare che non tradiscono l’IRA.

Musk pianifica una visita in Cina

Ma non è finita. Musk potrebbe volare in Cina già ad aprile per incontrare il premier Li Qiang, ha rivelato Reuters. La Cina è il secondo mercato più grande per Tesla dopo gli Stati Uniti e il suo stabilimento di Shanghai è il più grande hub di produzione fra i quattro attivi (Berlino, Austin, Fremont, più il progetto della prossima gigafactory in Messico).

Una visita di Musk in Cina sarebbe la prima post-Covid. Li prima di diventare premier è stato segretario del partito a Shanghai, dove ha supervisionato la costruzione e l’apertura della fabbrica di Tesla. Le fonti di Reuters non hanno detto cosa Musk intende discutere con il premier cinese. Per Tesla non è il miglior momento in Cina. La guetta dei prezzi in corso vede le case cinesi mettere in seria difficoltà il primo produttore mondiale di auto a batteria. Inoltre, le auto della casa texana sono state escluse dai complessi militari cinesi e dai luoghi di incontro politico per le telecamere installate sui veicoli e la società sta ancora aspettando l’approvazione di Pechino per offrire la sua tecnologia di guida autonoma (peraltro molto discussa anche in patria) in Cina.

Infine, la Cina è anche uno dei maggiori flussi di entrate non statunitensi per Twitter, che Musk ha rilevato lo scorso ottobre per 44 miliardi di dollari.Le operazioni di Twitter in Cina hanno causato divisioni all’interno dell’azienda tra team desiderosi di massimizzare le opportunità di vendita e, viceversa, preoccupati per l’opportunità di fare affari con entità affiliate allo stato in una fase di crescente tensione tra Pechino e Washington.

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