Formazione continua, solo un’azienda su cinque ha presentato un piano
Le imprese aderenti a Obr Fondimpresa Lombardia sono 28mila ma poche usufruiscono delle risorse dell'ente bilaterale per l'aggiornamento
di Cristiana Gamba
3' di lettura
C’è una quota a carico delle imprese - 0,30% sulle retribuzioni - che viene versata dal datore di lavoro e finisce nelle casse dell’Inps come assicurazione contro la disoccupazione involontaria. Non tutte le aziende però sono a conoscenza dei meccanismi che regolano il versamento e ancora meno sono quelle consapevoli che, con una semplice firma e senza costi aggiuntivi, possono aderire ai cosiddetti fondi interprofessionali potendo così erogare formazione a costo zero.
Nell’anno 2022, il “tesoretto” di Fondimpresa (organismo bilaterale composto da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil) ha toccato a livello nazionale la quota di 328 milioni: tenuto conto che il numero di lavoratori lombardi aderenti al fondo pesa il 23% sul totale italiano si può dedurre, a spanne, la quantità di risorse disponibile per il territorio. La cifra è consistente ma le imprese che hanno voluto usufruire sono state poco più di 6mila su un totale di circa 28mila iscritte al fondo. Insomma, lo strumento risulta ancora poco utilizzato.
«Certamente c’è un tema di conoscenza - commenta Dario Voltattorni, Segretario generale di Confindustria Lombardia e presidente di Obr Fondimpresa Lombardia -, non tutte le realtà produttive sanno del meccanismo dello 0,30% e della possibilità di dirottarlo sui fondi; ma anche le strutture organizzative aziendali hanno il loro peso. Il tessuto produttivo è fatto di tante e piccole imprese, e se queste hanno meno di dieci dipendenti sono prive dell’ufficio risorse umane che svolge un ruolo importante di informazione».
Dal canto suo Obr Fondimpresa Lombardia, tra i compiti, ha quello di promuovere le adesioni e sollecita le imprese a non dimenticare che la formazione è di fatto già pagata.
L’attività svolta nell’ultimo anno dall’associazione dà l’idea della operatività della struttura. A partire dalle telefonate informative - aggiunge il presidente Voltattorni, che hanno sfiorato le 6mila unità, cui si aggiungono altrettante email. L’ente inoltre fornisce assistenza tecnica (oltre 700 le telefonate) e attua le verifiche di conformità dei progetti e monitoraggi.
Ma sulla opportunità di aderire ai piani di formazione occorre riflettere. «Parto dalla fotografia demografica: nel 2021 gli italiani erano 59 milioni, nel 2070 saranno 47. Nei prossimi 50 anni il fenomeno avrà un forte impatto anche sul Pil che registrerà un calo del 28% - spiega il presidente - È necessario pensare a effetti compensativi come allungare la vita lavorativa, aumentare la partecipazione femminile e fornire maggiore dotazione al capitale umano aumentando il tasso di occupazione e produttività. E tutto ciò passa attraverso la formazione che è in grado di dare maggiori strumenti al lavoratore. Le imprese già la pagano con lo 0,30%, si tratta solo di confezionare progetti e usare le risorse».
In un momento storico caratterizzato da una transizione continua e velocissima il tema delle competenze è dirimente anche per Enzo Mesagna, vicepresidente Obr Fondimpresa Lombardia e segretario regionale Cisl. «Abbiamo un sistema che coinvolge gran parte delle aziende come iscrizione ma non da tutti è conosciuto e si perdono così occasioni importanti. Il tema della pubblicizzazione diventa fondamentale e deve essere protagonista anche all’interno della contrattazione. La formazione continua deve essere vista sempre più anche come forma di tutela. L’intelligenza artificiale e industria 5.0 sono solo un assaggio di ciò che verrà: le fabbriche stanno invecchiando e l’aggiornamento è la chiave per traghettare il cambiamento».
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