ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùOsservatorio Fondo For.Te.

Formazione cruciale per Pmi e lavoratori

di Claudio Tucci

Il Presidente di Fondo. For.Te. Paolo Arena

3' di lettura

“C’è una parola d’ordine oggi nei moderni mercati del lavoro: formazione. Di fronte alle rivoluzioni in atto - racconta Paolo Arena, presidente del fondo For.Te. - è cruciale adeguare le competenze dei lavoratori per rimanere competitivi, con una formazione mirata, personalizzata e che ben si coniuga con le “tecnologie abilitanti”, Ia e realtà virtuale, che possono offrire esperienze di apprendimento più immersive ed efficaci. E tutto questo accade già in alcuni fondi interprofessionali, che grazie alla stretta e costante collaborazione con aziende e istituzioni formative, sono un soggetto, oggi, sempre più centrale nel processo formativo di qualità. Ma a tre condizioni ben precise: i Fondi devono essere considerati “cervelli”, e non “meri erogatori di risorse”; occorre poi semplificare la loro azione, superando lacci e lacciuoli burocratici; ed è necessario poter contare su risorse adeguate, e perché no, aggiuntive”.

Presidente, di che numeri parliamo?

Con oltre 134mila aziende aderenti e 1,4 milioni di lavoratori, For.Te. si colloca ai primi posti nel panorama nazionale dei fondi interprofessionali per la formazione continua. Nel biennio 2022/23 abbiamo stanziato per finanziare la formazione delle aziende circa 150 milioni di euro complessivi. Dal 2005 al 31 agosto di quest’anno For.Te ha erogato oltre 850 milioni di euro per formare più di quattro milioni di lavoratori, per un totale di ore di didattica superiori a otto milioni. Tra gli ultimi nostri Avvisi emanati degni di nota, la seconda edizione del Fondo nuove competenze, quello sulle politiche attive per inserire a lavoro disoccupati e inoccupati, e l’Avviso speciale rivolto ai destinatari di cig. Ci sono poi gli Avvisi cosiddetti “generalisti” che consentono alle aziende di realizzare “abiti su misura” dei loro fabbisogni di business e delle esigenze formative dei propri dipendenti.

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Ci sono particolari innovazioni che avete introdotto?

Negli anni For.Te. si è caratterizzato per l’attenzione ai mutamenti in corso nel mondo del lavoro in modo da rendere la nostra attività più coerente con le diverse dimensioni delle aziende e accessibile. Insomma, ci siamo orientati all’efficacia del prodotto e del risultato, che, lo ripeto, è la qualità della formazione. Lo abbiamo fatto premiando la capacità di progettare per competenze e introducendo la qualificazione degli Enti formativi che operano con For.Te., sulla base dei risultati conseguiti nella gestione dei finanziamenti. Attraverso il modello di “rating”, il Fondo si è proposto, infatti, di promuovere una cultura della misurazione dei risultati in termini di miglioramento delle performance, puntando alla crescita complessiva della progettualità e della capacità gestionale. Altra importante innovazione è aver dato grande importanza alla messa in trasparenza delle competenze acquisite e della formazione a distanza. Lo scorso anno abbiamo dato il via a due partnership: la prima con Italian Quality Company, per l’attestazione digitale delle competenze acquisite grazie ai percorsi formativi finanziati dal Fondo e la seconda con Skilla, per l’utilizzo dei prodotti formativi multimediali. Non ci fermeremo qui. Nella nuova programmazione ci saranno ulteriori azioni.

Quali sono punti di forza e quelli di miglioramento per i Fondi?

Dalla loro nascita i Fondi interprofessionali hanno saputo esprimere strategie formative flessibili e adattabili alle esigenze del lavoro e delle persone, favorendo equità e inclusione. Ai Fondi è oggi riconosciuto un ruolo centrale nel sistema delle politiche attive, in particolare per promuovere occupabilità e mobilità professionale. Per tutti questi risultati, un osservatore di prestigio, come il Cedefop, nel commentare i dati pur non entusiasmanti dell’Italia sulla formazione, ha messo in evidenza il balzo in avanti fatto nel decennio 2005-2015, attribuendolo proprio all’istituzione dei Fondi interprofessionali. Certo i punti di miglioramento non mancano, a partire dalla necessità di sviluppare meccanismi efficaci per valutare l’efficacia (tangibile) dei programmi formativi finanziati. Ciò presuppone un attore a livello centrale “forte”, che definisca un quadro di riferimento omogeneo in tutt’Italia, e che venga data forma al “libretto formativo digitale”, dove racchiudere tutte le competenze possedute da ogni cittadino, consentendone l’effettiva “spendibilità”. E venendo alle risorse, non è più rinviabile l’eliminazione del prelievo forzoso che, ormai da 10 anni, viene effettuato sulle risorse versate delle aziende. E qui mi rivolgo a Governo e politica: se tutti condividiamo l’importanza cruciale della formazione continua, dobbiamo essere altresì coscienti dell’insufficienza delle risorse disponibili a fronte di una platea di destinatari così ampia.

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