Formazione e nuovi standard: con il Pnrr telemedicina al bivio
Il documento del gruppo di lavoro Netcomm, MSD, Humanitas e Medtronic
di Andrea Carli
I punti chiave
2' di lettura
Il miliardo di euro che il Pnrr nell’ambito della missione 6 mette a disposizione per lo sviluppo della telemedicina è un punto di partenza, che tuttavia necessita di essere “affiancato”, se si vuole sviluppare tutto il potenziale di questo strumento già emerso nei giorni più difficili della pandemia Covid-19, da un pool di competenze altamente specializzate.
La formazione del personale sanitario
Ed è proprio sulla necessità di una adeguata formazione del personale sanitario che si concentra una delle quattro sfide indicate in un documento del gruppo di lavoro composto da Netcomm, consorzio del commercio digitale italiano, insieme a Humanitas, Medtronic e MSD per permettere alla sanità italiana di cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione. Il documento è stato presentato ieri alla Camera.
L’individuazione di standard nazionali
Se la formazione è una priorità, un’altra è l’individuazione di standard nazionali, chiari e vincolanti per l’accreditamento degli strumenti utilizzabili per i servizi di telemedicina (quali ad esempio, l'integrazione del Fascicolo sanitario elettronico, le modalità e i formati di condivisione delle immagini e la certificazione medicale degli strumenti diagnostici utilizzati). Serve anche una definizione delle prestazioni di telemedicina che possa garantire al personale sanitario un'adeguata suddivisione del tempo dedicato all'attività ambulatoriale, in presenza e da remoto, definendo anche i requisiti relativi all'erogabilità della prestazione anche al di fuori della sede fisica accreditata. Infine, occorre metter mano a un puntuale studio della sostenibilità economica delle attività di telemedicina, che ne definisca delle specifiche tariffe in grado di tener conto degli investimenti necessari all’erogazione delle stesse.
L’esperienza di Humanitas
La rivoluzione della telemedicina, ha ricordato Luciano Ravera, a.d. IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas San Pio X, «è stata accelerata dalla pandemia, che ha visto Humanitas assistere i pazienti Covid continuando a garantire le cure ai pazienti oncologici del nostro grande Cancer Center. Ad oggi abbiamo effettuato alcune migliaia di televisite e prericoveri a distanza di cui il 25% per pazienti oncologici, molti con malattie rare. La telemedicina - ha continuato Ravera - consente di far dialogare competenze mediche tra i vari centri, come accade tra i nostri oncologi di Milano e Catania che partecipano a tumor board multidisciplinari per discutere il miglior percorso di cura per i pazienti. Ora, in Italia, la grande sfida è quella della qualità: solo con indicatori e standard comuni -ha concluso - le televisite saranno un servizio che agevola i pazienti garantendo la stessa qualità clinica della visita in presenza».
Secondo Roberto Liscia, presidente di Netcomm, «è necessario istituire un tavolo pubblico-privato che garantisca un confronto fattivo e costante tra la filiera sanitaria e le amministrazioni – anche territoriali – che si occuperanno dell’implementazione del Piano».
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